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Il Quad e la sicurezza marittima nell’Indo-Pacifico

In 3 sorsi – Di fronte al progetto della Belt and Road Initiative e alla crescente presenza della flotta militare cinese nell’Indo-Pacifico, un’interessante iniziativa di cooperazione quadrilaterale sembra essersi arenata.

1. L’ORIGINE DEL QUAD

Quando nel 2004 uno tsunami devastò le coste di diversi Paesi dell’Oceano Indiano, India, Stati Uniti, Giappone e Australia rafforzarono la loro cooperazione nel campo dell’assistenza umanitaria. Tra il 2006 e il 2007, la proposta del premier giapponese Shinzo Abe per un Dialogo di Sicurezza Quadrilaterale (Quad) tra questi Stati, per fare fronte all’ascesa della Cina, fu in breve dismessa per varie ragioni.
Dieci anni più tardi, ai margini dell’East Asia Summit di Manila, diverse personalità di quei Paesi si sono incontrate per discutere su alcune tematiche di cooperazione e sicurezza marittima. Tuttavia, le posizioni delle quattro democrazie divergono alquanto: solo Stati Uniti e Australia parlano di un Indo-Pacifico libero e aperto, mentre Giappone e India non hanno fatto alcun riferimento rispettivamente al diritto internazionale e alla connettività marittima, lasciando dubbi su come questi dialoghi possano trovare un terreno in comune.

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Fig. 1 – Il cacciatorpediniere Murasame della Forza di Autodifesa Marittima giapponese durante un’esercitazione navale congiunta con la Marina americana

2. NESSUNA NATO IN ASIA: I LIMITI DEL QUAD

Gli approcci alle questioni affrontate dal Quad variano, come ad esempio quella normativo-istituzionale. Alcuni Stati, in primo luogo il Vietnam, guardano al Quad con interesse, specie per contrastare le pretese di Pechino nel Mar Cinese Meridionale. Tuttavia permane il rischio di minare le basi dei valori normativi di tale struttura, qualora Paesi con situazioni delicate in tema di diritti umani entrino a farne parte. Ciò non sembra essere un problema: sia il Giappone che gli Stati Uniti hanno scelto di mettere da parte tali questioni nelle loro relazioni con i Paesi dell’ASEAN. Supportare il diritto internazionale e i valori democratici, ignorando la situazione particolare di alcuni partner, potrebbe però minare la credibilità del progetto agli occhi di futuri membri, specie in assenza di una strategia di lungo periodo.
È stato anche evidenziato come l’assenza dei membri dell’ASEAN potrebbe dare l’impressione che il Quad sia soltanto un concerto delle grandi potenze regionali in chiave anti cinese, e questo potrebbe dar gioco facile a Pechino nel mettere sotto una cattiva luce Washington e i suoi alleati, almeno agli occhi degli altri Paesi dell’area.

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Fig. 2 – Navi della Marina militare indiana e americana durante le esercitazioni navali Malabar

3. QUAD E SICUREZZA MARITTIMA: PROSPETTIVE

Nonostante recenti dichiarazioni (US INDOPACOM) sembrino confermare la messa in standby di qualsiasi progetto di sviluppo del Quad, questo dialogo resta comunque uno strumento con diverse potenzialità. Se i limiti della cooperazione multilaterale nell’Indo-Pacifico non permettono, almeno per ora, di pensare a una più stretta collaborazione militare o nel campo della sicurezza marittima, dall’altro le necessità geostrategiche dei quattro Stati membri potrebbero aprire a nuove possibilità.
Gli Stati Uniti potrebbero sfruttare la percezione che ha Nuova Delhi di un presunto accerchiamento navale cinese, per considerare una più stretta cooperazione tra Marina militare indiana e americana. Le esercitazioni navali Malabar e FONOP (Freedom of Navigation Operations) costituiscono un precedente da poter sviluppare, anche nell’ottica di una cooperazione rafforzata nel campo dell’assistenza umanitaria. Giappone e Australia hanno entrambi validi motivi per un potenziamento del Quad: per il primo, con la crescente presenza della Marina militare cinese potrebbe essere a rischio l’indipendenza delle proprie linee marittime di rifornimento, mentre la seconda, pur non partecipando formalmente alla BRI, ha già subito la penetrazione economica cinese con la vendita del porto di Darwin.
Spetterà a questi quattro Paesi capire se e come sarà possibile delineare un’architettura di cooperazione e sicurezza marittima funzionante.

Manuel Modoni

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Manuel Modoni
Manuel Modoni

Nato in provincia di Lecce nel 1986, dopo gli studi classici e una parentesi di giurisprudenza a Roma, ho scelto di coniugare il mio amore per la storia con gli studi internazionali, laureandomi in Scienze Politiche presso l’Università del Salento e partecipando al programma Erasmus presso l’Universidade Lusiada de Lisboa, dove hanno avuto modo di svilupparsi i miei interessi per l’Asia Pacifico, il kendo e la geopolitica. Ho concluso il mio percorso di studi nel Regno Unito, con un MSc presso la University of Birmingham e una tesi sulla competizione marittima nell’Oceano indiano tra India e Cina, dopo un modulo in India presso la University of Delhi. Infine, un Master in Studi Diplomatici presso la SIOI di Roma ha completato la mia formazione post universitaria. Attualmente, mi occupo di analisi geopolitica per l’area dell’Asia Pacifico.

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