lunedì, 16 Dicembre 2024

APS | Rivista di politica internazionale

lunedì, 16 Dicembre 2024

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

L’intelligence europea alla prova del terrorismo

Miscela strategica – A seguito degli attacchi verificatisi a Parigi lo scorso 7 gennaio molti hanno puntato il dito contro le carenze nella diffusione delle informazioni di intelligence, riportando l’attenzione sulla possibilità di introdurre un effettivo sistema di scambio da attivare a livello europeo.

In effetti, anche se con forti limiti, a livello di Unione europea esiste già una sorta di agenzia di intelligence. Come si inserisce nella strategia di contrasto al terrorismo? Come funziona? Potrebbe essere trasformata in un’agenzia vera e propria?

INTELLIGENCE E LOTTA AL TERRORISMO – Dopo l’11/09 la lotta al terrorismo ha  assunto un ruolo sempre più rilevante anche all’interno dell’Unione europea, che nel 2005 ha formalizzato la propria Strategia contro il terrorismo, articolata in quattro punti fondamentali – prevenzione, protezione, perseguimento e risposta. La possibilità di contrastare efficacemente il terrorismo è fortemente legata all’intelligence. Per poter implementare efficacemente la Strategia e le misure ad essa collegate, infatti, è necessario che il Consiglio sia adeguatamente aggiornato sugli strumenti a disposizione, e sulle scala di priorità da considerare in base all’evolversi del fenomeno. Queste informazioni sono fornite dal Coordinatore antiterrorismo dell’Unione Europea – attualmente il belga Gilles de Kerchove –, che si occupa anche di coordinare l’attività antiterrorismo e verificare l’efficacia delle misure di contrasto via via implementate. Le raccomandazioni politiche che il Coordinatore fornisce si basano, tra l’altro, sui rapporti redatti dal Centro di analisi dell’intelligence dell’Unione Europea, l’INTCEN, che trova nel monitoraggio delle evoluzioni del terrorismo (nella sua dimensione internazionale ed europea) uno dei suoi principali ambiti di ricerca. Per poter assolvere al meglio a questo compito, dal 2007 il suo organico (formato da un centinaio di esperti di intelligence provenienti dai vari Stati membri) ha accolto nel suo staff esperti nazionali distaccati specializzati in contro-terrorismo.

EU INTELLIGENCE ANALYSIS CENTER (INTCEN) – Precedentemente noto come SITCEN (EU SITuation CENter), il Centro – che fa capo all’Alto Rappresentante – assume l’attuale denominazione nel 2012 a seguito del riordino del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE/EEAS) – di cui fa parte. Anche se con i limiti che verranno a breve analizzati, l’INTCEN rappresenta, al momento, la più importante fonte di intelligence “civile” (vedi Un chicco in più) dell’Unione. Il Centro, infatti, raccoglie, aggrega ed elabora informazioni che saranno poi utilizzate dall’Alto Rappresentante, dal SEAE e dalle Istituzioni europee interessate, e che verranno rese note a tutti i Ministeri degli esteri e i servizi di intelligence degli stati membri. Grazie ai suoi monitoraggi, l’INTCEN fornisce intelligence strategica, sia in forma di early warning su eventi potenzialmente pericolosi, sia di situational awareness. I dati elaborati vengono diffusi sotto forma di intelligence assessments (documenti strategici basati su fonti di intelligence e relativi al lungo periodo), intelligence reports (riguardanti specifici temi di interesse oppure evoluzioni di crisi o eventi particolari), intelligence summaries (analisi di intelligence su eventi in corso di svolgimento). Inoltre, l’INTCEN fornisce dei threat assessments che analizzano i potenziali rischi per il personale dell’Unione impiegato in un determinato Paese.

Embed from Getty Images

Fig.1 – Il Coordinatore antiterrorismo de Kerchove e l’Alto Rappresentante Federica Mogherini

I LIMITI DELL’INTCEN – L’INTCEN, però, ha una carenza fondamentale, che non consente di classificarlo come un centro di intelligence a tutti gli effetti: la mancanza di autonome capacità di raccolta. I rapporti redatti si basano o sull’OSINT (Open Source INTelligence), o sulle informazioni volontariamente condivise dagli Stati membri – che spesso preferiscono scambiare intelligence sfruttando gruppi informali piuttosto che passare le proprie informazioni a tutti gli altri Paesi dell’Unione. Il problema della raccolta viene in parte ovviato attraverso la partecipazione di membri dello staff a missioni fuori sede (nel caso specifico fuori Bruxelles). Un buon numero di queste trasferte hanno come meta altre capitali europee, in cui si ha la possibilità di confrontarsi, tra gli altri, con gli analisti che lavorano per i servizi di intelligence degli stati membri e con il personale diplomatico. La restante parte delle missioni ha scopi di fact finding: il personale viene inviato fuori area a nome dell’INTCEN per raccogliere informazioni direttamente nei Paesi che ospitano missioni civili a guida SEAE.
L’impossibilità di procedere alla raccolta diretta di informazioni rappresenta un enorme limite al lavoro dell’INTCEN, che potrebbe rappresentare una valida base su cui costruire un’agenzia di intelligence europea propriamente detta. Alla luce delle recenti evoluzioni del terrorismo in Europa, qualcosa sta cambiando?

L’OPINIONE DELLE ISTITUZIONI – Subito dopo gli attacchi di Parigi dello scorso gennaio, in molti – compreso il Presidente del Consiglio Renzi – si erano pronunciati sulla possibilità di introdurre una vera e propria agenzia di intelligence a livello europeo; possibilità, che almeno al momento, non è sembra organicamente vagliata dalle Istituzioni. Durante il meeting informale del Consiglio Europeo tenutosi il 12 febbraio scorso, infatti, gli intervenuti hanno parlato di un generico aumento della collaborazione tra gli stati relativamente allo scambio di informazioni tra i servizi di sicurezza, senza però esprimersi in merito ad un rafforzamento delle capacità dell’INTCEN. Nello stesso giorno, il Parlamento Europeo ha approvato una Risoluzione riguardante la crisi umanitaria in Iraq e Siria e il ruolo dello Stato Islamico. All’articolo 9, parlando del contrasto ai foreign fighters, è stata richiamata la necessità di intensificare lo scambio di informazioni tra i Paesi membri, e tra questi e l’Unione. Si va dunque verso un’evoluzione dell’INTCEN?

UN SERVIZIO DI INTELLIGENCE EUROPEO? – La possibilità di costituire un’autentica agenzia di intelligence europea non è emersa soltanto nel passato recente. Una prima proposta in tal senso era arrivata già nel 2013, quando l’allora Commissario europeo per la giustizia Viviane Reding aveva avanzato l’ipotesi di lanciare un servizio omologo alla CIA entro il 2020. È indubbio che un’agenzia con capacità di intelligence più forti potrebbe meglio monitorare le sfide alle quali l’Unione potrebbe andare in contro, soprattutto in materia di terrorismo. Ma diversi sarebbero gli ostacoli da superare. In primo luogo, attenendosi alla lettera dei Trattati, si presenterebbe un problema a livello legale: come sottolineato dallo stesso Direttore dell’INTCEN – il finlandese Ilkka Salmi – l’effettiva modifica dei compiti del Centro dovrebbe succedere ad un emendamento dei trattati, visto che la sicurezza nazionale nel complesso (ivi compresa la gestione dell’intelligence a livello operativo) è competenza esclusiva degli Stati membri. Secondariamente, questione non di poco conto, bisognerebbe superare la reticenza degli Stati rispetto ad un maggiore interscambio di informazioni di intelligence, le più riservate per antonomasia. Difficilmente Stati come Francia, Germania e Gran Bretagna accetterebbero di cedere parte della propria sovranità in un settore così delicato. Almeno nel breve periodo, dunque, più che di sentir parlare di un’agenzia di intelligence europea, si potrebbe assistere ad un rafforzamento dell’INTCEN senza variazioni della sua struttura e al rafforzamento della condivisione delle informazioni in ambito EUROPOL – visto che è stato proposto di introdurre un Centro di contro-terrorismo al suo interno.

Giulia Tilenni

[box type=”shadow” ]Un chicco in più

Nella sua attività ordinaria, l’INTCEN – che si occupa della sola dimensione civile delle attività dell’Unione – opera a stretto contatto con il Dipartimento di intelligence dello staff militare dell’Unione Europea – che analizza invece la componente militare. La collaborazione tra i due dipartimenti è stata formalizzata nel 2007, anno di approvazione di un apposito accordo funzionale Single Intelligence Analysis Capacity (SIAC).[/box]

Foto: Security & Defence Agenda

Dove si trova

Perchè è importante

Vuoi di più? Iscriviti!

Scopri che cosa puoi avere in più iscrivendoti

Giulia Tilenni
Giulia Tilenni

Laureata magistrale in Relazioni Internazionali a Bologna – dove ha anche completato il Master in Diplomazia e Politica Internazionale, che l’ha portata a Francoforte sul Meno per un tirocinio di ricerca di tre mesi. Dopo una tesi in Studi strategici che analizza l’intervento militare in Libia del 2011 e una ricerca sui velivoli a pilotaggio remoto, è entrata a far parte del Caffè Geopolitico nel team Miscela Strategica.

Ti potrebbe interessare