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I satelliti statunitensi della serie Key Hole

Miscela StrategicaI satelliti per la ricognizione ottica sono una componente fondamentale della rete di sorveglianza statunitense basata nello spazio. Le piattaforme della serie Key Hole ne costituiscono la spina dorsale da decenni

RICOGNIZIONE SATELLITARE USA – La componente spaziale è ancora molto rilevante, se non essenziale, nell’intelligence e nella ricognizione sia tattica sia strategica per gli Stati Uniti. Gli USA operano, attraverso l’Ufficio nazionale per la ricognizione (National Reconnaissance OfficeNRO) da anni satelliti per l’intelligence di ogni tipo, dall’ottico e radar alla raccolta di segnali (Signal Intelligence – SIGINT), passando per l’allarme lontano (Early Warning – EW) e il tracciamento di oggetti e altri satelliti in orbita. Il piĂą antico e forse ancora il piĂą importante dei sistemi rimane quello ottico, anche per una questione tutta umana del secolare desiderio di poter “vedere” oltre le linee nemiche. Nonostante lo sviluppo di piattaforme aeree, con e senza pilota, che eseguono le stesse missioni, i satelliti in orbita terrestre offrono ancora un vantaggio notevole: possono sorvolare qualsiasi territorio senza bisogno di autorizzazione e hanno (per ora) un basso rischio di essere messi intenzionalmente fuori uso. Secondo l’immaginazione collettiva, nutrita da romanzi e Hollywood, Washington avrebbe a disposizione piattaforme in grado di “leggere il tuo giornale”, attivabili ogni tempo e direzionabili verso qualsiasi luogo a richiesta. Ovviamente si tratta di finzione, ma ci sono elementi realistici.

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Fig. 1 – Esempio di immagine satellitare: l’aeroporto militare nella parte sud-est dell’isola di Hainan, Cina

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Satelliti KH-11 in orbita

  • USA-161 Block III perigeo 309 km; apogeo 965 km
  • USA-186 Block IV perigeo 256 km; apogeo 1006 km
  • USA-224 Block IV perigeo 290 km; apogeo 985 km
  • USA-245 Block IV perigeo 260 km; apogeo 1007 km

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IL PROGRAMMA KH-11 – I satelliti statunitensi per la ricognizione ottica sono contraddistinti dall’acronimo KH, che sta per Key Hole, sin dal primo esemplare della serie denominata Corona, impiegati per lo spionaggio del territorio dell’Unione Sovietica e della Cina popolare sin dal 1959.
Le poche informazioni che si hanno sui satelliti della serie KH-11 derivano da osservazioni fatte da astronomi amatoriali, la capacitĂ  dei razzi usati per porli in orbita e alcuni scambi di documenti tra NRO e la NASA. Le dimensioni dovrebbero essere simili a quelle del Telescopio spaziale Hubble (Hubble Space Telescope – HST). La lente principale potrebbe avere un diametro di circa 2,34 metri (quello di Hubble è di 3 metri). Si pensa che la lunghezza sia di 19,5 metri con un diametro massimo di 3 e un peso che va dalle 13 tonnellate delle prime versioni alle 19,6 delle ultime. Inoltre, potrebbero possedere caratteristiche stealth per rendere difficile il loro tracciamento con radar. L’orbita è di tipo polare (le piattaforme girano intorno alla Terra passando per i due poli) per permettere una mappatura globale in pochi giorni, con una quota operativa che va dai 256 ai 309 chilometri per il perigeo (punto piĂą vicino alla Terra) e dai 965 ai 1007 chilometri per l’apogeo (punto piĂą lontano dalla Terra). Si tratta perciò di un’orbita fortemente ellittica che permette velocitĂ  orbitali diverse: maggiore quella al perigeo e minore quella all’apogeo. I satelliti attualmente in orbita (sono quattro), appartengono alle piĂą recenti versioni denominate Block III e Block IV. Si attribuisce a essi capacitĂ  d’immagine sia ottica sia all’infrarosso e trasmissione in tempo reale. Dovrebbero avere una risoluzione nell’ordine di centimetri, ma a causa dell’influenza dell’atmosfera sull’immagine (perdita di nitidezza), si ritiene che non possano identificare un volto.

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Fig. 2 – Lancio di un satellite per la Difesa USA dalla Cape Canaveral Air Force Station, Florida

IL PROGRAMMA EIS – L’acronimo sta per Enhanced Imagery System (Sistema avanzato per la raccolta di immagini) e rappresentava un programma pensato per portare in orbita satelliti di nuova generazione. Anche questo prevede piattaforma stealth, ma la novitĂ  era costituita dalla possibilitĂ  di ottenere immagini dettagliate con una visuale piĂą ampia. Il capocommessa per l’EIS era la Lockheed Martin, ma il programma si è fermato a un solo satellite dal peso di 20 tonnellate e messo in orbita nel 1999 da un vettore Titan IVB

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Fig. 3 – Immagine satellitare del compound fortificato di Gheddafi in Libia nel 2011

L’ASCESA DEI SATELLITI COMMERCIALI – Negli ultimi anni si è assistito a un proliferare di satelliti ottici di tipo commerciale che hanno permesso anche a privati l’accesso a immagini dallo spazio. Basti pensare a Google Earth, che combina immagini satellitari e aeree fornendo all’utente dati di qualitĂ  sempre migliore, gratuite e sempre piĂą aggiornate. Almeno in determinate aree del pianeta. Inoltre, altre aziende vendono immagini singole o a pacchetti provenienti da piattaforme civili ad altre aziende o centri di ricerca, i cui dettagli avvicinano (o superano) il confine tra il militare e il non militare, ossia la risoluzione di 1 metro. Questo pone alcune incognite. Risulta ancora necessario spendere milioni o miliardi di dollari per produrre e lanciare satelliti come quelli della serie Key Hole oppure si possono usare immagini da piattaforme commerciali vendute a costi notevolmente piĂą bassi? Inoltre, la diffusione di dati satellitari gratuiti o a prezzo accessibile, permette anche a organizzazioni terroriste e criminali l’accesso a immagini dettagliate per poter pianificare attivitĂ  o attentati, non necessariamente in luoghi cosiddetti “sensibili”.

Fig. 4 – L’area del Colosseo e del Foro Romano presa da Google Earth

QUESTIONE DI METODO E PRIORITĂ€ – La Difesa, in particolare quella statunitense, si appoggia notevolmente sui dati satellitari, come è stato specificato all’inizio di questa analisi. Prima di tutto è necessario specificare un fattore importante che differenzia civili e militari nell’utilizzo delle immagini dallo spazio: il metodo di analisi. Gli analisti satellitari della Difesa statunitense sono opportunamente selezionati e sono formati con corsi e tecniche di alto livello, garantiti da risorse che generalmente non sono a disposizione dei privati. Questo fa sì che un analista della Difesa sia in grado di estrapolare dati rilevanti da immagini militari a quelle di Google Earth, passando ovviamente per quelle commerciali. In secondo luogo, ma non per importanza, i satelliti gestiti direttamente dal NRO permettono agli Stati Uniti di accedere direttamente ai dati (in alcuni casi probabilmente anche in tempo reale) senza dover passare per intermediari, i quali potrebbero non garantire l’urgenza e la prioritĂ  d’utilizzo. Un rischio sempre piĂą rilevante è la capacita antisatellite (ASAT) che Paesi come Cina e Russia stanno sviluppando, sia di tipo cinetico sia di tipo cyber. Piattaforme complesse e molto costose come i Key Hole sono obiettivi privilegiati di questo potenziale conflitto asimmetrico spaziale. Le alternative sono giĂ  allo studio, come lo sfruttamento del lancio satellitare aerotrasportato per mettere in orbita con urgenza costellazioni di satelliti miniaturizzati per coprire eventuali buchi operativi.

[one_half] [box type=”warning” align=”” class=”” width=””]RISCHI

  • Minaccia ASAT
  • Immagini commerciali competitive
  • Facile accesso da parte di terroristi o criminale alle immagini satellitari

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[box type=”note” align=”” class=”” width=””]VARIABILI

  • Costo alto satelliti tipo Key Hole
  • Pronta capacitĂ  di sostituzione
  • Elaborazione di programmi futuri con buone prestazioni e a prezzi piĂą bassi
  • DisponibilitĂ  di lanciatori per carichi pesanti

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Emiliano Battisti

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Miscela Strategica si è già occupata di satelliti per la Difesa:

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Foto di copertina di NASA Earth Observatory rilasciata con licenza Attribution License

 

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Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

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