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Emergenza umanitaria

Continua la nostra rubrica dedicata a dare voce ai cittadini dell’Aquila. Il rigido inverno abruzzese è già iniziato e le migliaia di persone che ancora vivono nelle tendopoli lanciano un appello

Dopo il racconto della situazione in una delle ex tendopoli simbolo del terremoto all’Aquila, quella di Piazza d’Armi, pubblichiamo un appello rivolto dalle circa 6.000 persone che ancora vivono in tenda a distanza di più di 6 mesi dal sisma. Nonostante non se ne parli a livello nazionale e sui media tradizionali, infatti, nella città più fredda d’Italia (la settimana scorsa è caduta la prima neve), vi sono ancora migliaia di persone che si trovano a vivere in tenda. Nell’appello le stesse persone interessate spiegano le ragioni della loro permanenza nelle tendopoli, illustrano le condizioni in cui vivono, commettono un atto di denuncia contro le istituzioni locali che non sembrano provvedere, almeno per ora, al miglioramento della loro condizione. Riteniamo che, in linea con la rubrica che abbiamo deciso di aprire, sia doveroso e giusto dare voce ancora una volta a chi non la ha. O la ha troppo bassa. 

Stefano Torelli

Circa 6000 persone sono ancora nelle tende. Meno di 2000 persone sono finora entrate negli alloggi del piano C.A.S.E o nei M.A.P. La maggior parte degli aquilani sono sfollati altrove in attesa da mesi di rientrare. Ora, con lo smantellamento delle tendopoli altre migliaia di persone sono state allontanate dalla città e mandate spesso in posti lontani e difficilmente raggiungibili. Noi, definiti “irriducibili”, siamo in realtà persone che (come tutti gli altri) lavorano in città, i nostri figli frequentano le scuole all'Aquila, molti non sono muniti di un mezzo di trasporto, altri possiedono terreni od animali a cui provvedere.

Siamo persone che qui vogliono restare anche per partecipare alla ricostruzione della nostra città. Da oltre sei mesi viviamo in tenda, sopportando grandi sacrifici, ma con questo freddo rischiamo di non poter più sopravvivere. Se non accettiamo le destinazioni a cui siamo stati condannati (che sempre più spesso sono lontanissime) minacciano di toglierci acqua, luce, servizi. Oggi, più di ieri, abbiamo bisogno della vostra solidarietà. Gli enti locali e la Protezione Civile ci hanno abbandonati. Secondo le ultime notizie che ci giungono i moduli abitativi removibili che stiamo richiedendo a gran voce da maggio, forse (ma forse) arriveranno tra 45 giorni.

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Oggi invece abbiamo bisogno di roulotte, camper o container abitabili e stufe per poter assicurare una minima sopravvivenza. Visto che le nostre richieste alla Protezione Civile e al Comune non sono prese in minima considerazione chiediamo a tutti i cittadini italiani un ulteriore sforzo di solidarietà. E abbiamo anche bisogno di non sentirci soli. 

Per questo vi chiediamo di organizzare dei presidi nelle piazze delle città italiane per SABATO 24 OTTOBRE portando nel cuore delle vostre città delle tende per esprimere concretamente solidarietà a noi 6000 persone che viviamo ancora nelle tende ad oltre sei mesi dal sisma. Un’altra emergenza è cominciata oggi. Non dettata da catastrofi naturali ma dalla stessa gestione del post-sisma, da chi questa gestione l'ha portata avanti sulla testa e sulla pelle delle popolazioni colpite. 

Alcuni abitanti delle tendopoli sotto zero   

Per donazioni e contatti:  [email protected]

Foto: in alto, arriva il freddo nelle tende

Sotto: lo scenario alle pendici del Gran Sasso  

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