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Ucraina: Saakashvili, Poroshenko e lo spettro di una nuova Maidan

In 3 sorsi – Il tentato arresto di Mikheil Saakashvili in Ucraina è risultato in una pesante umiliazione pubblica per il Presidente Poroshenko. E ha messo a nudo le crescenti tensioni sociali e politiche nel Paese

1. UNA RETATA ANDATA A MALE

Ieri mattina la polizia ucraina ha fatto irruzione nell’appartamento di Mikheil Saakashvili a Kiev e lo ha arrestato sulla base di accuse inizialmente poco chiare. Saakashvili ha resistito fisicamente all’arresto, mentre la notizia del raid della polizia faceva il giro dei social media e portava rapidamente in strada decine di persone decise a impedire la detenzione dell’ex Governatore di Odessa. Ne sono nati violenti tafferugli tra dimostranti e poliziotti, con Saakashvili bloccato per ore in un furgone della polizia poco distante da casa sua. I dimostranti hanno creato addirittura delle barricate simili a quelle viste durante le proteste di Euromaidan e hanno divelto buona parte del selciato di una strada per usarlo come ostruzioni e proiettili contro la polizia. Alla fine la folla ha assalito il furgone dove era trattenuto Saakashvili e lo ha liberato, portandolo in trionfo sino a Piazza Maidan e di fronte al Parlamento ucraino. Presi completamente di sorpresa, i servizi di sicurezza hanno fatto poco o nulla per cercare di riarrestarlo. Nel frattempo la Procura Generale ucraina rendeva note le accuse contro l’ex Governatore: Saakashvili avrebbe cospirato con l’oligarca Serhiy Kurchenko, vicino all’ex Presidente Yanukovich, per sabotare il Governo di Kiev. A tale scopo Kurchenko avrebbe anche finanziato le recenti proteste pubbliche organizzate da Saakashvili contro il Presidente Poroshenko.

Inutile dire che l’ex Governatore e i suoi sostenitori hanno rigettato completamente tali accuse, definendole come parte di un complotto dell’amministrazione Poroshenko per sbarazzarsi di un pericoloso avversario politico. Critiche all’operato delle autorità sono giunte anche dall’ex Premier Yulia Tymoshenko che ha parlato di un atto di “terrore politico” da parte dell’attuale Governo ucraino. In ogni caso la Procura Generale ha emesso un mandato di cattura per Saakashvili e la polizia si è scontrata nuovamente nella notte con i suoi sostenitori nel tentativo di arrestarlo. La situazione resta quindi tesa e Saakashvili ha promesso di dare battaglia contro la “gang” criminale di Poroshenko.

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Fig. 1 – Scontro tra poliziotti e dimostranti durante l’arresto di Saakashvili, 5 dicembre 2017

2. GUERRA TRA EX AMICI

Molti osservatori internazionali sono scettici sulle accuse contro Saakashvili e le considerano uno smaccato tentativo di repressione politica da parte del Governo di Kiev. Non è infatti un mistero che l’ex Governatore rappresenti un’autentica spina nel fianco per Poroshenko, un tempo amico e alleato politico di Saakashvili. Nel 2015 i due avevano stretto un patto di ferro per portare avanti le riforme anti-corruzione del post-Maidan e Poroshenko aveva personalmente selezionato Saakashvili, allora in fuga dalla Georgia dopo la fine della sua controversa presidenza, come responsabile politico della turbolenta regione di Odessa. Ma tale alleanza era andata presto in crisi per pesanti divergenze politiche e caratteriali. Ambizioso e intransigente, Saakashvili non sopportava i limiti imposti alle sue iniziative dalle autorità di Kiev e finì spesso per scontrarsi con diversi Ministri del Governo, denunciando la loro ostilità verso la sua campagna anti-corruzione. In breve il populismo del Governatore si rivelò indigesto persino per Poroshenko, che decise di ritirare il suo supporto all’ormai ex amico georgiano. Messo alle strette, Saakashvili fu costretto a dimettersi nel novembre 2016 ma decise di restare politicamente attivo tra le fila dell’opposizione, non nascondendo le proprie ambizioni di sostituire Poroshenko al vertice dello Stato ucraino. Per tutta risposta il Presidente revocò la sua cittadinanza ucraina, trasformandolo in un apolide e esponendolo al rischio di una possibile estradizione in Georgia, dove è ricercato per corruzione e abuso di potere. L’unica opzione per Saakashvili è stata quindi quella di dare apertamente battaglia all’amministrazione Poroshenko, rientrando in maniera rocambolesca nel Paese e dando vita al partito riformista Movimento delle Nuove Forze per sfidare il Governo in Parlamento. Finora però si è dimostrato abile solo nell’organizzazione di proteste pubbliche contro Poroshenko; nei sondaggi il suo partito raccoglie infatti appena l’1-2% delle preferenze elettorali e appare relativamente isolato nell’attuale panorama politico ucraino. Nel frattempo Poroshenko sta cercando di liquidare l’avversario tramite campagne diffamatorie e iniziative giudiziarie, ma con scarso successo. La guerra tra i due ex amici sta dunque scivolando in un logorante stallo e il fallito raid di ieri può essere visto come un tentativo di Poroshenko di smuovere la situazione a proprio vantaggio.

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Fig. 2 – Saakashvili parla in pubblico dopo essere stato liberato dalla folla, 5 dicembre 2017

3. UN PRESIDENTE IN CRISI

Per il Presidente ucraino la situazione è infatti sempre più difficile. La guerra contro i separatisti filo-russi del Donbass continua a trascinarsi senza una reale svolta politica o militare, alimentando il malcontento dell’opinione pubblica e le rivendicazioni delle forze politiche nazionaliste. L’economia dà segnali di ripresa (PIL +2% nel 2017 per la Banca mondiale), ma resta fragile e continua a pagare il prezzo della gravissima recessione del biennio 2014-2015. Il tasso di disoccupazione naviga intorno al 9% e contribuisce a una massiccia emigrazione delle generazioni più giovani verso i Paesi della UE. L’insofferenza sociale è quindi alta e la mancanza di significative riforme governative, soprattutto nel delicato ambito della lotta alla corruzione, sta gradualmente accrescendo l’impopolarità del Presidente, rendendo ardua la strada di una riconferma elettorale nel 2019. Inoltre Poroshenko sta perdendo anche il sostegno dei suoi sponsor internazionali: negli ultimi mesi sono infatti aumentate le critiche di UE e USA per l’inazione del Governo ucraino e la sua incapacità di portare avanti riforme politiche convincenti. Col tempo Saakashvili potrebbe dunque diventare un polo di attrazione per le forze di opposizione e rappresentare davvero un’alternativa credibile per la presidenza. Da qui la decisione di Poroshenko di forzare la mano e silurare il rivale prima che sia troppo tardi. Ma così facendo il Presidente ucraino rischia di attizzare la rabbia popolare e di provocare reazioni di piazza difficilmente controllabili, come quelle viste ieri mattina per le strade di Kiev. Dopotutto lo spettro di una nuova Maidan resta sempre dietro l’angolo, soprattutto nel caotico contesto politico e economico dei tempi presenti.

Simone Pelizza

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Poco piĂą che trentenne, Serhiy Kurchenko è uno degli oligarchi piĂą giovani dell’Ucraina. Durante l’era Yanukovich ha accumulato una vasta fortuna con il commercio degli idrocarburi, arrivando a controllare buona parte del mercato nazionale del gas. Sospettato di corruzione, è fuggito dal Paese dopo gli eventi di Euromaidan ed è attualmente ricercato dalle autoritĂ  ucraine per evasione fiscale e per sottrazione indebita di fondi bancari.[/box]

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Simone Pelizzahttp://independent.academia.edu/simonepelizza

Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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