In 3 sorsi – Un coup de théâtre lo ha riportato in “patria e Mikheil Saakashvili è pronto a lottare per riottenere il suo posto nell’establishment ucraino. Ma il Presidente Poroshenko teme il suo appeal sulla folla e punta all’estradizione
1. MIKHEIL SAAKASHVILI: UNA FIGURA CONTROVERSA – La carriera politica di Mikheil Saakashvili è iniziata nel 1995, quando venne eletto nel Parlamento georgiano dopo aver sostenuto la campagna politica di Zurab Zhvania, uomo dell’entourage del Presidente Eduard Shevardnadze. Proprio dal Presidente, però, Saakashvili prese le distanze qualche anno dopo, dichiarando di considerare “immorale rimanere membro del Governo di Shevardnadze” su cui pendevano numerose accuse di corruzione. Da questa voglia di rinnovamento e di giustizia nacque un movimento popolare, con a capo lo stesso Saakashvili, destinato a sfociare nella “Rivoluzione delle Rose” del 2003: una rivoluzione pacifica, senza spargimenti di sangue, che mirava proprio a riformare la Georgia e il suo Governo eliminando il vecchio sistema di corruzione e privilegi. La “Rivoluzione delle Rose” portò, come effetto piĂą evidente, la Presidenza nelle mani dello stesso Saakashvili. Ma Mikheil divise ben presto in due il popolo georgiano: la sua politica da Presidente fu infatti ben lontana da quella che i suoi sostenitori speravano.
Fig. 1 – Mikheil Saakashvili durante la campagna elettorale per le presidenziali georgiane del 2012
Il serpeggiare del malcontento esplose qualche anno dopo, nel 2007: furono organizzate diverse manifestazioni antigovernative e alcune emittenti televisive si schierarono con i movimenti popolari. Saakashvili annunciò lo Stato di emergenza e represse in modo violento queste manifestazioni, cosa che buona parte dei georgiani non gli perdonò. In un confuso e teso clima politico, Saakashvili si aggiudicò comunque le elezioni dell’anno seguente, ottenendo un secondo mandato.
Ma la guerra lampo con la Russia occorsa nell’estate del 2008 portò nuovi problemi al Presidente georgiano. Saakashvili decise infatti di attaccare le due repubbliche di Abkhazia e Ossezia del Sud, da sempre vicine a Mosca e richiedenti a gran voce dal 1991 una propria indipendenza. Mosca non sottovalutò questo attacco alla due repubbliche separatiste, situate per di piĂą sul proprio delicato confine caucasico, e decise di intervenire militarmente contro Tbilisi. Saakashvili accusò la Russia di violazioni dei diritti umani durante il conflitto, salvo poi vedersi accusato delle stesse cose da Human Rights Watch, e richiese l’intervento di NATO e Stati Uniti per la propria difesa, ignorando le proprie responsabilitĂ nello scoppio della guerra. Grazie alla mediazione di Nicolas Sarkozy e dell’Unione Europea, il conflitto venne infine risolto per via negoziale. La credibilitĂ del Presidente georgiano, però, sia in patria che nel panorama internazionale, scese ai minimi termini anche a causa di alcune improvvide dichiarazioni rilasciate alla stampa: “La cosa principale che abbiamo guadagnato da tutto questo è che la nostra posizione è diventata veramente forte. Fino ad oggi gli stranieri ci dicevano: negoziate da soli, noi non abbiamo tempo per voi. Oggi il nostro è diventato il problema del mondo”.
La dĂ©bacle internazionale e le continue crisi interne finirono per costare a Saakashvili la Presidenza nel 2012. L’ex leader georgiano lasciò il proprio Paese qualche giorno dopo la sconfitta elettorale, rifugiandosi negli Stati Uniti. E ancora oggi non può rientrare in patria: la Georgia ha infatti piĂą volte richiesto l’estradizione per accuse di abuso di potere e corruzione.
Fig. 2 – Saakashvili arringa i suoi sostenitori nella cittĂ Â di Odessa, 30 settembre 2017
2. LA ROTTURA CON POROSHENKO E IL RITORNO IN UCRAINA – Il rapporto fra Georgia e Ucraina è sempre stato stretto. Saakashvili aveva appoggiato la rivoluzione arancione del 2004 che aveva portato in auge Petro Poroshenko insieme all’ex Presidente Viktor Yushchenko. Quando Saakashvili fu costretto a fuggire dalla Georgia, Poroshenko pensò di offrire un “posto” all’amico, dandogli infine la carica di Governatore di Odessa dopo gli eventi di Euromaidan nel 2014. Ma il rischio di porre un personaggio così controverso a capo di una regione difficile da gestire non venne ripagato: in breve tempo Saakashvili si dimise infatti dalla carica, accusando lo stesso Poroshenko di sabotare i suoi progetti di riforma e di lotta alla corruzione nell’area di Odessa.
Quello con Poroshenko non fu il primo screzio tra la classe politica ucraina e l’ex Presidente georgiano. Qualche mese prima delle sue dimissioni, un acceso dibattito era occorso tra Saakashvili e Arsen Avakov, Ministro degli Interni. Al termine della discussione Avakov aveva addirittura lanciato un bicchiere d’acqua in faccia allo stesso Saakashvili, definendolo un “populista fuori di testa”.
Proprio per il suo accesso populismo e per lo scontro con molti esponenti della classe politica ucraina su temi sensibili come quello della corruzione, Saakashvili iniziò a conquistare parte del popolo ucraino e a presentarsi come alternativa all’attuale Ă©lite politica di Kiev.
Poroshenko, conscio della cresecente popolaritĂ del leader della “Rivoluzione delle Rose”, colse subito il sottotesto del discorso di dimissioni di Saakashvili, in cui traspariva che non aveva alcuna intenzione di abbandonare la vita politica ucraina, e decise di allontanare un possibile avversario politico revocandogli la cittadinanza. Saakashvili fu quindi costretto di nuovo a fuggire all’estero.
Ma la sorpresa è arrivata domenica 10 settembre: Saakashvili ha infatti tentato di rientrare in Ucraina pianificando una passeggiata trionfale dalla cittĂ polacca di Przemysl a Lviv (Leopoli). Il piano ha presentato vari intoppi fin dall’inizio: Saakashvili è stato costretto a cambiare percorso e il treno su cui viaggiava è stato costretto a fermarsi nei pressi del confine ucraino a causa di un “passeggero non identificato” a bordo, ossia lo stesso ex Governatore che viaggiava senza un passaporto valido. Saakashvili ha così varcato la frontiera a piedi e, senza essere fermato dalla polizia di frontiera ucraina, è stato accolto da una folla festante.
Per il momento Saakashvili non è stato arrestato, dimostrando così la debolezza del Governo centrale ucraino nei confronti delle regioni e delle forze di polizia locali. Intanto i media ucraini lasciano trapelare la notizia che proprio Poroshenko stia negoziando l’estradizione dell’ “invasore”.
Fig. 3 – Il Presidente ucraino Petro Poroshenko, prima alleato e ora nemico giurato di Saakashvili
3. APOLIDE – Con la fine della sua seconda Presidenza in Georgia, Saakashvili ha perso tutti gli appoggi politici in patria e con essi l’immunitĂ che lo aveva protetto da pesanti accuse come quella di abuso di potere relativa alla dura repressione delle manifestazioni antigovernative del 2007. Nel frattempo sono emerse ulteriori accuse nei suoi confronti, come quelle di ricatto a sfondo sessuale e di corruzione.
Per evitare i processi in patria, ritenuti da lui politicamente costruiti, Saakashvili ha deciso quindi di trasferirsi in Ucraina e di acquisire la cittadinanza ucraina offertagli da Poroshenko. La legge georgiana non permette la doppia cittadinanza: l’acquisizione della nuova ha fatto perdere all’ex Presidente la cittadinanza del proprio Paese di origine.
A marzo di quest’anno i dissidi con Poroshenko hanno poi portato quest’ultimo a ritirare la cittadinanza ucraina a Saakashvili, che è rimasto così privo di un Paese di appartenenza. Ed è stato proprio tale status di apolide che ha permesso a Poroshenko di bloccare il treno diretto a Lviv, anche se non è riuscito a impedire il rientro e la permanenza dell’ex amico in terra ucraina. Nel frattempo Saakashvili ha fatto sapere che lotterĂ in tribunale per riottenere la cittadinanza ucraina. La sfida tra i due ex amici resta quindi aperta.
Ilenia Maria Calafiore
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą
La rivoluzione diventa virale: domenica 10 settembre il tentativo rocambolesco di Saakashvili di rientrare in Ucraina è stato raccontato in tempo reale grazie all’hashtag #Saakashvilisunday. Migliaia di ucraini hanno seguito la vicenda su Twitter, esprimento sia acclamazioni che critiche all’indirizzo dell’ex Governatore di Odessa
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