Il cambio al vertice della missione “Lafiya Dole” deciso dal Presidente Buhari può rappresentare una vera e propria scossa per le alte cariche militari che devono fare di più nella lotta contro Boko Haram
L’AVVICENDAMENTO
Un drastico cambiamento ha coinvolto i vertici dell’Esercito nigeriano, su impulso del Presidente della Nigeria Muhammadu Buhari. Il 6 dicembre, infatti, attraverso un comunicato stampa, l’Esercito ha pubblicamente annunciato l’avvicendamento tra il Generale Ibrahim Attahiru – cedente – e il Generale Rogers Nicholas – accettante – a capo dell’Operazione “Lafiya Dole”. Tale missione è nata nel luglio del 2015 con il compito di contrastare e far cessare qualsiasi azione posta in essere dall’organizzazione terroristica jihadista Boko Haram che da nove anni lancia attacchi non soltanto nel nord-est della Nigeria ma anche nei paesi limitrofi come il Camerun, il Chad e il Niger. Il Generale Attahiru, che aveva assunto il comando della missione solo sei mesi prima, ha pagato in prima persona i pessimi risultati ottenuti dalle forze di sicurezza nazionali, incapaci di annientare il gruppo guidato da Abubakar Shekau che anzi ha aumentato la sua capacità offensiva nelle regioni settentrionali.
Fig 1. – Il Generale Ibrahim Attahiru, nominato a maggio 2017 a capo dell’operazione Lafiya Dole
PIU’ MORTI NEGLI ULTIMI MESI DEL 2017
Infatti, guardando i dati dell’anno appena trascorso, se da un lato Boko Haram, nel periodo tra giugno e dicembre ha commesso sul suolo nigeriano lo stesso numero di attacchi perpetrati tra gennaio e maggio – circa 40 – dall’altro, nella seconda parte dell’anno, ha provocato un numero maggiore di vittime tra civili, forze di polizia e militari arrivando a 559 morti, piĂą del triplo delle persone che hanno perso la vita a seguito delle incursioni jihadiste attuate nei primi cinque mesi del 2017 – circa 174. Da segnalare, inoltre, che una modalitĂ con cui si sono attuati gli attacchi terroristici avvenuti nei due periodi dell’anno presi in analisi, è rappresentata dall’impiego dei “Suicide Bombers” – circa il 50% dei casi – i quali, essendo molto spesso minorenni di sesso femminile, riescono meglio negli attacchi a distogliere l’attenzione e a non destare sospetti tra le forze dell’ordine.
Fig.2 – Il Presidente Muhammad Buhari in visita ufficiale presso lo Stato di Ebonyi nel sud-est del Paese
LE CONTROMOSSE DEL GOVERNO CENTRALE
La destituzione del generale Attahiru va letta come un evidente ordine del Presidente Buhari inviato alle forze militari, perchĂ© diano una svolta netta e decisiva nella lotta al terrorismo. In tal senso possono essere interpretate le prime dichiarazioni rilasciate dal neo comandante di “Lafiya Dole”, il Generale Nicholas, che si è detto pronto a debellare ogni tipo di abuso e/o violenza compiuti a danno della popolazione civile sia quando essi siano commessi da mano terroristica che da militari sotto il suo comando. Infatti, proprio questa problematica, negli ultimi mesi, è stata dettagliatamente illustrata dai mass media locali e nazionali. Ciò ha causato non solo una macchia nella reputazione della forza armata, percepita come la longa mano dell’autoritĂ statale purtroppo corrotta, ma soprattutto ha favorito l’attivitĂ di reclutamento attuata da Boko Haram specialmente tra le comunitĂ rurali. Una nuova strategia per riconquistare il favore della popolazione nigeriana e che potrebbe essere attuata di concerto tra la compagine militare e le autoritĂ statali, è quella di garantire una protezione piĂą efficace ai circa due milioni di nigeriani che, a causa dei continui attacchi, hanno dovuto abbandonare le loro proprietĂ e i loro beni senza poterne riottenere il possesso.
Fig.3 – Un soldato nigeriano di pattuglia in un villaggio nel nord-est della Somalia
Questo piano di lungo periodo, quindi, mirerebbe a spostare i cosiddetti “internally displaced persons” all’interno di centri urbani costruiti ad hoc e fortificati dove sarebbero garantiti i servizi essenziali quali soluzioni abitative, cibo, educazione e assistenza sanitaria. Ogni agglomerato sarebbe circondato da terreni agricoli in un raggio di cinque chilometri, coltivabili, sorvegliati e difesi da “vigilantes” ad hoc appartenenti ad un ente statale chiamato Civilian Joint Task Force coadiuvati dalle forze di sicurezza nigeriane. Tale progetto, che dovrebbe essere testato nella città di Bama appartenente allo Stato del Borno, presenta, però, dei risvolti problematici: in primis certificherebbe la difficoltà per l’apparato governativo di controllare le aree rurali che, più esposte, potrebbero essere occupate dai jihadisti. In seconda battuta, le città fortificate provocherebbero un considerevole esborso economico per le casse nazionali vista la necessità di erogare, per un ingente numero di persone, tutti i servizi necessari sopra esposti. Infine, il tutto dovrebbe avvenire con la piena collaborazione e accettazione dei cittadini i quali potrebbero mostrare problemi di convivenza in questa nuova situazione sociale ma anche diventare, con il passare del tempo, eccessivamente dipendenti dagli aiuti statali. In questo momento in cui le critiche all’operato governativo acuiscono di giorno in giorno, il Presidente Buhari ha un impellente bisogno di ottenere dei concreti risultati sul piano militare così da non dover perdere la reputazione come Capo di Stato agli occhi dei cittadini nigeriani ma anche dei partner e alleati internazionali.
Giulio Giomi
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą
Il neo Comandante della missione, il Generale Rogers Nicholas, sarebbe stato scelto appositamente dal Presidente Buhari, accusato di favorire e agevolare gli stati settentrionali a discapito di quelli meridionali per ragioni di carattere etnico-religiose. Infatti, Nicholas è nato all’interno dello Stato dell’Imo situato nel sud della Nigeria, dove gli abitanti appartengono in prevalenza all’etnia Igbo e professano la fede cristiana. [/box]
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