In 3 Sorsi – Negli ultimi tempi, la Nigeria si trova di fronte a uno scenario caratterizzato da un netto aumento del prezzo del petrolio insieme a una grave (e non nuova) carenza di carburante. La rimozione dei sussidi da parte del Governo sta contribuendo all’aggravarsi della situazione.
1. LA CONTROVERSA QUESTIONE DEL PETROLIO NIGERIANO
Le condizioni di grave inefficienza in cui versano le quattro raffinerie nel Paese mantengono la Nigeria in una costante dipendenza dall’importazione di prodotti petroliferi raffinati. Tale situazione potrebbe sembrare un paradosso, dal momento che la Nigeria risulta essere un importante produttore e tra i maggiori detentori di riserve petrolifere in Africa (pari a 36,89 miliardi di barili). A partire dal 2015, diverse sono state le promesse in merito a un cambio di rotta che potesse riportare le raffinerie alla loro capacità ottimale, lasciandosi alle spalle in questo modo la dipendenza nei confronti dell’estero. Tuttavia, gli obiettivi prefissati sono stati regolarmente mancati, fino ad arrivare a un binario morto. La crisi che oggi sta colpendo la Nigeria ha un duplice volto. Se da un lato si sta assistendo a un consistente aumento dei prezzi del greggio (positivo per le casse di Abuja), dall’altro lato il popolo nigeriano deve fare quotidianamente i conti con una grave carenza di carburante che sta mettendo in difficoltà sia le piccole attività , sia i cittadini, costretti a interminabili file davanti ai distributori, per poi ottenere (a caro prezzo) il proprio rifornimento.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Lavoratore nigeriano davanti alla raffineria Dangote nei pressi di Lagos, 6 marzo 2020
2. I SUSSIDI DA PARTE DEL GOVERNO
Uno tra i principali problemi che sta contribuendo al deterioramento della situazione riguarda la decisione, presa dal Presidente Bola Tinubu nel maggio del 2023, di rimuovere i sussidi al carburante, sia per questioni legate al bilancio nazionale che per la malagestione del sistema. Dall’ufficializzazione della misura, in neanche un giorno, i prezzi sono vertiginosamente aumentati, arrivando addirittura a triplicare. Se la Nigeria si era caratterizzata nel corso degli anni passati per i prezzi contenuti del carburante, oggi si sta assistendo a una dinamica opposta. Parallelamente alla rimozione dei sussidi da parte del Governo, risulta di notevole importanza la scelta da parte della Nigerian National Petroleum Company Limited (NNPC Ltd), compagnia petrolifera statale, di aumentare i prezzi della benzina di oltre il 15%. Una possibile soluzione era stata fornita dalla raffineria, situata nella zona di Lagos, del multimilionario Aliko Dangote, tra i più ricchi uomini d’affari africani, che grazie alle forniture della NNPC avrebbe potuto soddisfare la domanda di carburante del Paese, riportando una certa stabilità nel settore. A complicare l’operazione, però, si è aggiunta la svalutazione della naira, la valuta locale, rispetto al dollaro. Con un recente comunicato la raffineria Dangote ha infatti dichiarato di non poter più sostenere l’acquisto di greggio in dollari, in quanto non equamente compensato dalla vendita del prodotto in naira, annunciando quindi la sospensione delle forniture sul mercato interno di prodotti raffinati fino a che non siano ristabilite condizioni economicamente accettabili per la compagnia.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un uomo trasporta una tanica di carburante nel settembre del 2024
3. LE SFIDE FUTURE
La criticità che sta vivendo la Nigeria, oltre ad aggiungere pressione su un Governo già alle prese con molteplici sfide, ha un impatto diretto sulla popolazione. Le famiglie si stanno impoverendo e la situazione, che alimenta vaste aree di degrado sociale, è sempre più allarmante. Un aspetto che mette insieme criminalità , corruzione e condizioni sociali di marginalità e di miseria è il cosiddetto “oil bunkering”, il furto di petrolio da parte non solo di associazioni criminali, ma anche dagli stessi cittadini per la sua lavorazione illecita. Si tratta di un fenomeno mai risolto nel corso degli anni e che ha spinto le compagnie petrolifere internazionali ad abbandonare progressivamente le attività sulla terraferma, concentrandosi su quelle offshore. Se già in passato i giudizi dell’opinione pubblica non lasciavano intravedere grandi sentimenti di speranza e fiducia nei confronti del Paese e della sua classe dirigente, in questi giorni i sondaggi stanno via via peggiorando, raggiungendo livelli di sfiducia quasi unanimemente negativi. La crisi del petrolio e del carburante non porta solo a un deterioramento del quadro economico generale, ma anche delle condizioni di vita della maggioranza dei nigeriani. Quello che vale come schema in Nigeria per il settore del petrolio e del carburante, si verifica anche in molti altri Paesi africani. Tra le sfide principali c’è quella di far sì che le materie prime, di cui il continente è ricco, possano essere trasformate il più possibile localmente, in modo tale da creare un valore aggiunto e, allo stesso tempo, posti di lavoro, riducendo e ammortizzando altresì gli effetti della dipendenza dalle fluttuazioni dei prezzi internazionali delle materie prime. L’Africa potrà essere il “continente del futuro”, soprattutto per la sua ricchezza umana e naturale, ma la strada – pur in un panorama molto eterogeneo – rimane ancora lunga e tortuosa.
Livia Daccò Coppi
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