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Lo stallo decisionale nel summit sull’Unione Bancaria

Analisi Il 28 giugno i leader del Consiglio europeo hanno partecipato a Bruxelles al summit per discutere sul futuro dell’Unione bancaria e del cosiddetto Fondo salva Stati. Il Consiglio ha deciso che il Meccanismo Europeo di Stabilità dovrà assumere un ruolo primario nella garanzia del credito di ultima istanza, rafforzando il Fondo di risoluzione unico per le crisi del sistema bancario.

LA CRISI DEL DEBITO SOVRANO E LA STRATEGIA DELLA COMMISSIONE

L’esplosione della crisi finanziaria nell’estate del 2007 aveva messo in luce le fragilità dei controlli sulle transazioni nell’Unione Europea. Il Comitato dei saggi presieduto da Jacques de Laroisière aveva inizialmente avviato un progetto ambizioso di riforme con l’obiettivo di istituire organi aventi poteri di tipo macro-prudenziale e Autorità di vigilanza aventi la finalità di sorvegliare banche, assicurazioni, fondi pensione, società finanziarie. Tuttavia una svolta decisiva era avvenuta nel 2012 con il documento della Commissione sulla realizzazione dell’Unione Bancaria dopo la crisi dei debiti sovrani in Europa.
L’Unione Bancaria trova piena rispondenza negli impegni assunti dall’UE al G20 e negli Accordi di Basilea III: lo scopo era perfezionare la preesistente regolamentazione del settore finanziario e bancario, migliorando l’attività di vigilanza e la gestione dei rischi che assumono gli intermediari.
L’Unione Bancaria si basa su tre pilastri: il Meccanismo di Vigilanza Unico entrato in funzione da novembre 2014, il Meccanismo Unico di Risoluzione e il Fondo Unico di Risoluzione, che dopo una fase transitoria dovrà essere operativo a partire dal 2025.
A fronte delle crisi del debito sovrano, gli Stati membri erano intervenuti dal 2012 mediante azioni di sostegno nei confronti degli intermediari in difficoltà tramite l’utilizzo del cosiddetto credito di ultima istanza, ossia l’offerta temporanea di liquidità o altre forme di sovvenzionamento immediato, nonché attraverso l’acquisizione da parte dello Stato di strumenti finanziari emessi dalle banche in grave difficoltà.
In Italia il Governo aveva per esempio sottoscritto strumenti finanziari ibridi, detti Monti bond, che sono stati emessi dalla banca Monte dei Paschi di Siena e sono stati rimborsati integralmente nel 2015.
Nel 2012, invece, poiché il Governo spagnolo non riusciva a garantire il controllo del rischio sistemico, il sostegno delle banche iberiche è stato realizzato con l’aiuto del Meccanismo Europeo di Stabilità, istituito nello stesso anno fra i Paesi dell’eurozona.

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Fig. 1 – Il presidente della BCE Mario Draghi durante la conferenza tenutasi a Londra il 26 luglio 2012.

IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ NELL’EUROZONA

Il MES è quindi un organo che ha tuttora il compito di sostenere i Paesi in difficoltà nella gestione del debito pubblico, attraverso prestiti che ricapitalizzano le banche in via indiretta tramite gli Stati membri.
Originariamente il MES sostituiva il fondo European Financial Stability Facility, creato nel 2010 per rispondere alla crisi finanziaria e capace di emettere obbligazioni garantite dai Paesi membri, e lo European Financial Stabilisation Mechanism, che garantiva 60 miliardi di euro di liquidità dal budget dell’Unione.
L’organo istituito durante la crisi del debito sovrano nasce quindi con l’intento di salvaguardare la stabilità economica dei Paesi aderenti all’area dell’euro.
Il Fondo si compone della garanzia delle quote versate in via proporzionale alla BCE dai rispettivi 17 Stati membri che hanno scelto di aderirvi, raggiungendo un ammontare pari a circa 700 miliardi di euro.
Il nuovo MES vedrà ampliati i propri poteri di monitoraggio e di verifica della sostenibilità del debito pubblico e l’introduzione di una nuova sofisticata assistenza esterna sotto forma di una linea di credito precauzionale nei confronti anche dei Pesi solventi, ma in temporanea difficoltà.

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Fig. 2 – Il direttore esecutivo del MES, Klaus Regling

IL MES E L’AGENDA GOVERNATIVA EUROPEA

L’agenda prevista per il 28 e il 29 giugno era molto ambiziosa, in quanto si sarebbe dovuto discutere ampiamente dei temi relativi all’immigrazione e alla stabilità finanziaria. È emerso in maniera più che evidente che nel summit non si sia giunti ad alcuna vera conclusione per quanto riguarda il secondo argomento: un documento di poche righe che manca di dettagli analitici sembra evitare in maniera inequivocabile qualsiasi progetto a lungo termine.
Non vi sono particolare segnali o novità tecniche, né indizi che possano lasciar presagire dei cambiamenti strutturali nella gestione del debito sovrano a livello europeo. L’incontro si è aperto con l’intento di disegnare una road map per la creazione di un nuovo Schema di assicurazione europea dei depositi bancari. In sostanza è stato semplicemente ribadito che nel futuro prossimo il MES sarà lo strumento pilota per prevenire e gestire le crisi di liquidità degli Stati richiedenti aiuto finanziario. Il MES dovrà fornire fino a 60 miliardi al Fondo di risoluzione unico per le banche che sono sull’orlo del fallimento.
Ci si aspettavano delle novità decisive in seguito all’accordo raggiunto a Meseberg il 19 giugno tra la cancelliera Merkel e il presidente Macron riguardo a una nuova linea di credito precauzionale con modalità molto più flessibili, che avrebbero dotato il MES di una più efficiente capacità di erogare prestiti.

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Fig. 3 – Angela Merkel ed Emmanuel Macron alla conferenza di Meseberg al termine della riunione interministeriale di Germania e Francia

In seguito all’accordo di Meseberg il MES si sarebbe dovuto dotare di un nuovo assetto che in qualche modo avrebbe facilitato il dialogo tra gli Stati membri dell’Eurozona e gli investitori privati: nei casi di estrema necessità avrebbe indirizzato la ristrutturazione del debito pubblico nazionale, valutando caso per caso senza procedure prestabilite. Mentre il presidente Macron parla apertamente di convergenze di prospettive nell’ambito dell’Unione Bancaria, la cancelliera tedesca non sembra essere dello stesso avviso, assumendo una posizione decisamente più prudente.
Il summit tornerà a riunirsi tra qualche mese, ma non pare che ulteriori scenari possano aprirsi riguardo al potenziamento del MES o al Fondo di risoluzione. La causa dello stallo decisionale potrebbe spiegarsi con la volontà politica di non affrontare queste tematiche, in vista di nuove elezioni o per salvaguardare il proprio elettorato.
La Germania a tale proposito è incline ad assumere posizioni conservatrici sull’Unione bancaria. Il ministro delle Finanze tedesco Peter Altmaier ha infatti affermato che ci potranno essere degli sviluppi soltanto quando i Paesi con crediti deteriorati avranno ridotto sostanzialmente i rischi da cui possono derivare nuove crisi sistemiche.
Soltanto allora si potranno introdurre tutte le misure per implementare il nuovo MES. Ciascun Governo vuole mantenere l’interesse politico a non intervenire sull’organizzazione di nuovi pilastri che interessano il  Meccanismo unico di stabilità.
La posizione dell’Italia è invece completamente all’antitesi, poiché con il nuovo esecutivo si predilige un netto cambio di rotta nei rapporti con Bruxelles e in generale circa l’aggiustamento dei conti pubblici e la riduzione del debito pubblico. Sembra che le priorità dell’agenda politica e la ricerca di una strategia europea per ora rimangano ancorate sui temi dell’immigrazione e la gestione dei migranti lungo la rotta del Mediterraneo.
I movimenti sovranisti non possono infatti trovarsi esposti sul tema del sistema bancario, poiché sono più interessati a preservare la propria base elettorale, mentre assumere decisioni collettive implicherebbe grossi rischi in termini di consenso.

Francesco Carrara

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Francesco Carrara

Sono laureato in Economia e Diritto all’Università di Bologna. Collaborare con il Caffè Geopolitico è una buona opportunità per poter scrivere di esteri, in particolar modo di integrazione europea e delle politiche Antitrust a livello europeo ed internazionale. Sono appassionato anche di Medioriente e sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli.

 

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