Analisi – Pubblicato il secondo rapporto annuale sul Recovery and Resilience Facility, che illustra stato di avanzamento e criticitĂ dei Piani nazionali di ripresa e resilienza degli Stati membri.
UN PIANO DI INVESTIMENTI DA 800 MILIARDI DI EURO
Il Recovery and Resilience Facility (RFF, Dispositivo per la ripresa e la resilienza) è il cuore di NextGenerationEU, con i suoi 800 miliardi di euro destinati alla ripresa economica post pandemica dell’Unione Europea, raccolti attraverso l’emissione di eurobond. Lo scopo di questo imponente recovery plan è quello di finanziare investimenti e riforme strutturali negli Stati membri, con riferimento anche alle transizioni verde e digitale e alla capacità di resilienza delle economie europee. Il 19 settembre è stato pubblicato il secondo rapporto annuale sulla sua attuazione, che mostra i progressi fatti in tre direzioni (l’implementazione, la trasparenza, il controllo) e contiene informazioni sulle criticità accertate finora.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea
L’IMPLEMENTAZIONE: A CHE PUNTO SIAMO
Al primo settembre, il rapporto menziona 31 richieste di pagamento ricevute dalla Commissione Europea da 19 Stati membri (nel frattempo le richieste sono salite a 34 da 21 Stati), per 153,4 miliardi di euro elargiti.
Sebbene una grande parte dei piani nazionali contengano massicci investimenti in progetti infrastrutturali, tra i dati riportati spiccano i 6 milioni di persone che hanno partecipato a corsi di istruzione e formazione finanziati dai Piani nazionali di ripresa e resilienza approvati e finanziati, il grande numero di societĂ che hanno ricevuto un qualche tipo di supporto, i quasi 6 milioni di persone (5,8 milioni) che hanno beneficiato di misure di protezione contro i disastri naturali, come inondazioni e incendi, e i 22 milioni di megawatt-ora di consumi energetici risparmiati. Come anche i 17,8 milioni di edifici che hanno avuto accesso a connessioni Internet veloci grazie a strutture co-finanziate dalla RFF o i 247 milioni di persone che si stima abbiano usufruito di servizi pubblici digitali (servizi, prodotti o comunque processi pubblici digitali) nuovi o migliorati.
Dal rapporto si evince che alcuni Stati membri stanno incontrando difficoltà nella realizzazione dei Piani, causate da problemi legati a capacità amministrative o di effettiva distribuzione finale degli investimenti (la famosa “messa a terra” dei progetti). Altri Stati stanno avendo difficoltà a causa delle mutate circostanze economiche (inflazione, problemi nelle catene di approvvigionamento). Di qui le revisioni di alcuni Piani nazionali: quattro sono già state adottate dal Consiglio e 17 sono in corso di verifica da parte della Commissione.
LA TRASPARENZA: CRITERI, METODOLOGIE, BENEFICIARI
Secondo il rapporto, la trasparenza sta migliorando in vari sensi. La Commissione ha reso pubbliche le metodologie usate per accertare milestones e targets (obiettivi intermedi e traguardi finali da raggiungere) e anche i criteri usati per calcolare gli importi sospesi in caso di non raggiungimento degli stessi. Inoltre, gli Stati membri sono ora obbligati a pubblicare le informazioni sui 100 recipienti finali degli importi maggiori del RFF.
Da notare che a seguito di eventi economici e geopolitici successivi alla pandemia (inflazione, invasione russa dell’Ucraina) sono stati integrati nella RFF dei “capitoli” REPowerEU, che è il piano lanciato nel 2022 con l’obiettivo di diversificare l’approvvigionamento energetico (leggi ridurre la dipendenza dalla Russia), risparmiare energia e produrne di pulita.
IL CONTROLLO SULL’USO DEI FONDI
L’insieme dei controlli effettuati dalla Commissione (sull’uso regolare dei fondi e sulla protezione effettiva degli interessi dell’Unione) è stato potenziato, tenendo conto delle raccomandazioni del Parlamento, del Consiglio e della Corte dei Conti. Oltre ai controlli ex-ante (effettuati al momento della richiesta di pagamento da parte dello Stato membro) la Commissione ha effettuato finora 14 audit ex-post (per verificare che le informazioni fornite su milestones e targets fossero corrette) e 27 audit sui sistemi di controllo degli stessi Stati membri (informazioni ed esempi sono consultabili sulle pagine dedicate ai singoli paesi) ed entro la fine dell’anno avrà completato almeno un audit su tutti gli Stati membri.
Paolo Pellegrini
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