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UE, entra in vigore il Carbon Border Adjustment Mechanism: di cosa si tratta?

Analisi – Entra in vigore nella sua prima fase il CBAM, meccanismo che impone delle tariffe aggiuntive alle aziende che importano in Europa, in base a quanta CO2 emettono nella propria produzione. La sfida è sicuramente nel trovare un dialogo con i partner commerciali, che potrebbero percepire la misura come un attacco alle loro industrie.

COS’È IL CBAM?

Il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) è uno dei meccanismi all’interno dei piani climatici dell’Unione Europea, nato con lo scopo di contrastare il cosiddetto “carbon leakage”, letteralmente trasferimento/rilocalizzazione delle emissioni di carbonio”, nei settori più intensivi di CO2. Il “carbon leakage” è una possibile conseguenza negativa dell’aumento delle restrizioni che l’UE ha imposto alle aziende europee sulle emissioni di CO2. È composto da due possibili fenomeni: le aziende europee potrebbero decidere semplicemente di spostare le loro produzioni in Paesi con regolamentazioni ambientali meno stringenti, e continuare ad esportare in Europa, ma anche gli stessi mercati europei potrebbero diminuire i loro acquisti presso le aziende europee, i cui prezzi inevitabilmente salgono per rispettare le linee guida ambientali, preferendo di acquistare da aziende estere più economiche, ma più inquinanti.
La necessità di prevenire questi fenomeni nasce infatti in seguito all’EU ETS (Emissions Trading System), lanciato nel 2005, che si pone l’obiettivo di ridurre le emissioni delle industrie europee tramite un complesso sistema di scambio di emissioni. Se per evitare la regolamentazione ambientale europea, invece, le aziende e i mercati europei scegliessero di acquistare o produrre all’estero, le politiche ambientali europee diverrebbero sicuramente meno efficaci, e gli sforzi dell’Unione meno credibili a livello internazionale.
Per questo motivo nasce quindi il CBAM, che letteralmente si può tradurre come “Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere”. Il suo scopo è quello di assicurare che i beni che entrano in Europa abbiano un “prezzo giusto”, cioè proporzionato alla quantità di emissioni causate dalla loro produzione, in un certo senso così “pareggiando” il mercato europeo e quello estero.

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Fig. 1 – Luglio 2021, l’ex Commissario per il Green Deal Frans Timmermans tiene una conferenza stampa sulla proposta della Commissione Europea di introdurre una “Carbon Tax”, che diverrà poi il CBAM.

LA CRONOLOGIA DEL CBAM

Il 1° ottobre 2023 il CBAM è entrato in vigore nella sua prima fase di transizione, e si prevede entri completamente in vigore il 1° gennaio 2026. Per ora le industrie coinvolte sono quelle che tipicamente sono più responsabili di rilevanti quantità di emissioni (cosiddette “hard to abate”), tra le quali le produzioni di cemento, ferro, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno.
Il periodo di transizione è fondamentale per tutti gli attori coinvolti, e per l’Unione Europea stessa, per raffinare l’applicazione di questa norma e attuare una transizione “prudente, prevedibile e proporzionata”. In questa prima fase, le aziende importatrici devono solamente riportare le proprie emissioni, senza alcun pagamento o adeguamento finanziario, e le restrizioni sul calcolo e sui report delle emissioni coinvolte nella produzione dei beni importati andranno a farsi via via più stringenti, fino all’entrata in vigore effettiva del sistema “permanente” il 1° gennaio 2026. Da quel momento, ogni azienda importatrice dovrà dichiarare ogni anno la quantità di prodotti importati l’anno precedente, e la relativa quantità di gas serra emessi. Proporzionalmente alle proprie emissioni, ogni azienda dovrà acquistare dei certificati CBAM, il cui prezzo dipenderà da quello dei certificati ETS che si applicano alle aziende europee. L’obiettivo è poi quello di arrivare a coprire tutte le industrie che il sistema ETS regola internamente entro il 2030.

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Fig. 2 – Paolo Gentiloni, Commissario Europeo per l’Economia. Nel contesto del Green Deal Europeo, il Commissario ha guidato la preparazione della proposta del CBAM

COSA NE PENSANO I PARTNER ESTERI DELL’UNIONE EUROPEA?

I “Meccanismi di Adeguamento del Carbonio alla frontiera” sono considerati al momento uno degli strumenti più efficaci nella riduzione delle emissioni, di controllo della “fuoriuscita di carbonio”, ma anche di protezione delle industrie domestiche mentre si cerca di introdurre politiche climatiche e incentivare la transizione ecologica. In generale, l’introduzione del CBAM è sicuramente un passo importante per i piani climatici europei e internazionali, ma l’Unione Europea dovrà sicuramente prestare attenzione a come verrà recepito dai suoi partner internazionali, e a redigere una misura che rispetti gli accordi commerciali internazionali.
Attualmente, il WTO (Organizzazione Mondiale per il Commercio), consente agli Stati di aumentare le proprie tariffe sulle importazioni se viene fatto per equilibrare la tassazione interna ed esterna, in linea con la logica del CBAM. Tuttavia, questo non impedisce ai partner commerciali dell’UE di percepire il CBAM come una barriera che a tutti gli effetti viene sollevata nei confronti delle loro industrie, o come un vero e proprio tentativo mascherato di protezionismo. Ciò potrebbe portare altri Stati quindi a contestare la misura attraverso una procedura legale all’interno del WTO, o a optare, potenzialmente, per delle ritorsioni commerciali, quindi ad aumentare le tariffe imposte alle aziende europee all’estero. D’altra parte, uno degli obiettivi del CBAM è proprio quello di incoraggiare i partner commerciali europei a adottare a loro volta delle misure a contrasto dell’emissione di CO2. Saranno quindi fondamentali il dialogo e le negoziazioni internazionali per evitare tensioni commerciali e ritorsioni contro le aziende europee.

Maia Correrella

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Perchè è importante

  • Il CBAM, tradotto letteralmente come “Meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera”, nasce per “pareggiare” la tassazione sulle emissioni di CO2 imposta alle aziende che importano in UE con quella imposta alle aziende europee.
  • Il 1 ottobre 2023 è iniziata ufficialmente la prima fase transitoria, che coinvolge solo alcune industrie più inquinanti e prevede degli obblighi solamente di rendicontazione delle emissioni.
  • I partner commerciali dell’Unione Europea potrebbero reagire negativamente alla misura, che di fatto ostacola l’importazione di prodotti con filiere tipicamente più inquinanti, il che richiederà all’UE un particolare sforzo di dialogo e negoziazione.

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Maia Correrella
Maia Correrella

Nata nel 2000 nelle Marche, mi sono laureata in Business and Economics a Bologna, per poi scoprire che il mondo delle aziende e del management non è la mia strada. Mi sono presa un anno per fare esperienza, e sono finita a svolgere servizio civile a Ginevra, in Svizzera, grazie ad un’associazione che mi ha aperto le porte al mondo delle Nazioni Unite, dei diritti umani, e del portare nei palazzi istituzionali la voce dei più vulnerabili. Mi interesso soprattutto di migrazione, parità di genere, inclusione e rispetto delle minoranze. Mi piace ascoltare podcast sull’attualità e la geopolitica, e leggere, anche se ancora non ho trovato il mio genere.

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