Caffè Lungo – Sono passati ormai cinque giorni da quando la capitale emiratina di Dubai ha iniziato a ospitare i negoziati della COP28, dove 197 Paesi, l’Unione Europea, policymakers, attivisti, giornalisti ed esponenti della società civile stanno prendendo parte a uno dei summit internazionali di maggior rilevanza della scena politica attuale.
DUBAI: UNA PARIGI 2.0?
Il 2023 sarĂ ricordato nella storia come l’anno piĂą caldo mai registrato in precedenza. A fargli da sfondo una sintesi dell’ IPCC che urge il mondo ad attuare “riduzioni profonde, rapide e sostenute delle emissioni di gas serra” pari a un 43% entro il 2030 rispetto ai livelli stabiliti nel 2019, e un iniziale assessment del Global Stocktake pubblicato a Settembre 2023 in cui si reitera l’importanza di salvaguardare gli obiettivi sanciti con l’Accordo di Parigi e di limitare l’aumento della temperatura a 1,5 C al di sopra dei livelli preindustriali. SarĂ il Global Stocktake a muovere le fila di questa COP28 in quanto il suo successo verrĂ valutato in base alla misura in cui i Governi risponderanno alle raccomandazioni e agli avvertimenti presenti nel GST.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Expo City Dubai si prepara ad accogliere gli osservatori della COP28.
L’ACCORDO SUL FONDO PER LE PERDITE E I DANNI RUBA LA SCENA
La COP27 di Sharm-El-Sheikh si è conclusa con la creazione di un fondo per le perdite e i danni per i Paesi più poveri colpiti dalla crisi climatica. Nel corso del 2023 si sono susseguiti diversi incontri tecnici che sono culminati con il TC5 tenutosi a inizio novembre durante la Pre-COP di Abu Dhabi, con il quale sono state sancite una serie di raccomandazioni su come rendere operativo tale fondo. Tutti i Paesi in via di sviluppo potranno ricevere supporto a fondo perduto dal Fondo dopo un evento meteorologico estremo o un evento di insorgenza lenta altrettanto significativo per sostenere spese di ricostruzione e riabilitazione, compresa la gestione della ricollocazione e delle perdite non economiche.
PRIME PROPOSTE
La misura con cui i vari Paesi saranno coinvolti a contribuire in parte è già stata determinata negli scorsi giorni quando – con l’apertura del cerimoniale e l’assunzione dell’agenda della COP28 – numerosi leaders si sono fatti avanti impegnando diversi milioni a favore del fondo, tra questi anche l’Italia che avrebbe impegnato 130 milioni su un totale di 720 milioni di dollari contro i 3 miliardi annuali che dovrebbero essere destinati a coprire i Paesi che soffrono tali perdite come specificato da Mia Mottley in una conferenza ufficiale pochi giorni fa. A ospitare il fondo sarà la Banca Mondiale ad interim per i prossimi quattro anni, e nonostante l’iniziale entusiasmo le divergenze tra Global South e Global North restano aperte.
Tuttavia, il Fondo per le perdite e i danni è solo una delle tante pedine nello scacchiere della finanza climatica. La recente analisi dell’OCSE sui finanziamenti climatici mostra che i Paesi sviluppati devono fare di piĂą, aiutando gli altri Paesi a adattarsi ai cambiamenti climatici e incoraggiando maggiormente i finanziamenti privati.
Fig. 1 – Il Presidente Lula durante il World Climate Action Day della Ventottesima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite (COP28).
A META’ TRA SCIENZA E FOSSILE
A contribuire a questo clima di incertezza, si aggiunge la questione dell’abbandono dei combustibili fossili e il tentativo di accordarsi per triplicare l’uso delle energie rinnovabili entro il 2030. La scienza è inequivocabile: il principale motore del cambiamento climatico causato dall’uomo risiede proprio nel loro utilizzo. BenchĂ© il Ministro dell’Industria emiratino, Sultan Al Jaber, si sia schierato a favore di una riduzione graduale, le sue recenti dichiarazioni hanno generato non poche polemiche. Non aiuta di certo il duplice ruolo di presidente della COP e CEO di ADNOC, una delle compagnie petrolifere piĂą inquinanti al mondo. Sono molteplici, infatti, le coalizioni che si sono espresse chiaramente a favore di uno stop immediato dei combustibili fossili come l’High Ambition Coalition (HAC) e l’Alliance Of Small Island States (AOSIS) per mantenere vivo l’obiettivo dell’1.5.
Martina Ghisolfi
Immagine di copertina: “COP28 Behind the Scenes (cop28_9673)” by IAEA Imagebank is licensed under CC BY