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L’espansione della diplomazia energetica cinese in Asia Centrale

Caffè lungo La Cina sta investendo sempre di più in Asia Centrale, soprattutto a causa della debolezza della Russia, storico partner economico della regione. Pechino sta portando avanti progetti commerciali in vari settori strategici, in primis quello energetico: tra le iniziative portate avanti vi è la costruzione della prima centrale nucleare della regione, lo sviluppo dell’energia solare e il crescente mercato delle auto elettriche, che sta prendendo piede sia in Uzbekistan che in Kirghizistan.

SI AMPLIANO I RAPPORTI COMMERCIALI CON IL KAZAKISTAN

Negli ultimi anni, la Cina sta approfondendo sempre di più i rapporti commerciali con l’Asia Centrale, portando avanti svariati progetti con i cinque Paesi dell’area. Nel 2023, secondo le statistiche ufficiali, la Cina ha superato la Federazione Russa come principale partner commerciale della regione, grazie alla firma di numerosi accordi commerciali e al potenziamento dei collegamenti logistici con i Paesi locali. Tra questi, “il Kazakistan è l’ultimo […] a vedere Pechino superare Mosca in termini di fatturato commerciale annuale”, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica kazako. Nel Paese, la Cina sta portando avanti progetti di svariata natura: ad esempio, una compagnia cinese sta portando avanti un progetto dal valore di oltre $200 milioni per costruire un cementificio; inoltre, si sta considerando un piano di oltre 100 milioni di euro per costruire un grande ospedale nel centro del Paese con oltre 600 posti letto. In particolare, però, la Cina si sta focalizzando sempre di più sulla diplomazia energetica: in Kazakistan, si è proposta di costruire la prima centrale nucleare del Paese, composta da due unità. Nonostante la centrale sarebbe in grado di produrre quasi 2.5 GW di potenza, Astana sta esitando ad approvare il progetto perché esso non sarebbe al passo con le nuove tecnologie del settore.

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Fig. 1 – Un treno merci cinese si appresta a lasciare lo scalo logistico di Lianyungang, nel Jiangsu, per l’Europa. Lo scalo è gestito in cooperazione con il Kazakistan

I PROGETTI AMBIZIOSI IN UZBEKISTAN

Pechino sta portando progetti svariati progetti di natura energetica anche in Uzbekistan. Ad esempio, una compagnia cinese ha intenzione di promuovere lo sviluppo dell’energia solare nel Paese attraverso la realizzazione di programmi di formazione per i lavoratori uzbeki nell’ottica di costruire infrastrutture in collaborazione. Il principale settore a guida cinese in crescita è però quello delle auto elettriche: come osserva The Diplomat, più del 90% dei veicoli elettrici venduti nel 2022 provengono dalla Cina. Nei primi 10 mesi del 2023, Pechino ha esportato più di 20.000 veicoli elettrici in Uzbekistan, un numero destinato a salire grazie agli accordi tra le compagnie cinesi e il Ministero dell’Energia. È dal 2019 che l’Uzbekistan sta sostenendo con forza questo mercato attraverso incentivi economici e agevolazioni fiscali per incoraggiare l’acquisto di automobili elettriche. Grazie alla spinta del Governo, la domanda è aumentata notevolmente negli ultimi due anni, parallelamente alla costruzione di infrastrutture necessarie per questa tecnologia, come le colonnine di ricarica. Nel 2022 sono state costruite 36 stazioni di ricarica e nel mese di dicembre si è deciso di aumentare il numero a 2.500 entro fine 2024. Nel 2023 le attività private hanno ottenuto il diritto di vendere elettricità a prezzi indipendenti e, a partire dal 1° gennaio 2024, molti hotel, centri commerciali e stazioni di servizio autostradali sono stati obbligati a costruire colonnine elettriche. Oltre al supporto del Governo, il mercato è in crescita soprattutto grazie agli investimenti cinesi: il marchio cinese BYD, che si sta diffondendo sempre di più per le strade uzbeke, ha aperto uno stabilimento di produzione in collaborazione con un marchio locale, Uzavtosanoat. Nonostante il mercato in crescita sembri guidato da una domanda in aumento dei consumatori, lo sviluppo del settore dipende dalla realizzazione di riforme nel settore energetico.

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Fig. 2 – Una fabbrica di auto elettriche a Shenzhen. Le auto elettriche cinesi sono sempre più diffuse nei Paesi dell’Asia Centrale

IL CASO DELLE AUTOMOBILI ELETTRICHE IN KIRGHIZISTAN

I marchi cinesi dominano la produzione di veicoli elettrici anche in Kirghizistan: nei primi otto mesi del 2023, il Kirghizistan ha importato più di 4.000 veicoli elettrici dalla Cina, quasi 6 volte di più dello stesso periodo nel 2022. Tuttavia, questo mercato in crescita non si fonda su una crescente domanda della popolazione, come avviene invece in Uzbekistan: in Kirghizistan sono state costruite solamente 30 stazioni di carica, la maggior parte delle quali si trovano a Bishkek, la capitale. La mancanza di infrastrutture dedicate ai veicoli elettrici, come colonnine e stazioni di servizio, unita al deficit energetico che colpisce il Paese, blocca lo sviluppo della domanda tra la popolazione. Di conseguenza, la maggior parte delle importazioni di veicoli elettrici cinesi in Kirghizistan sono destinate all’export verso la Russia. Le automobili elettriche cinesi hanno una serie di vantaggi rispetto ai corrispettivi occidentali, come la prossimità geografica e i prezzi di importazione vantaggiosi; a sua volta, il Kirghizistan è un mercato conveniente per le riesportazioni verso la Russia grazie a una minore tassazione.

Irene Quaglia

Immagine di copertina: “Chinese Garden” by Jonathan Miske is licensed under CC BY-SA

Dove si trova

Perchè è importante

  • La Cina sta ampliando sempre di più i rapporti commerciali con l’Asia Centrale, arrivando a superare la Federazione Russa nel 2023. In Kazakistan, storico partner della Russia, Pechino sta portando avanti vari progetti di natura energetica.
  • In Uzbekistan, la Cina domina il mercato di veicoli elettrici, con importazioni sempre più in crescita. Questa partnership è rafforzata dalla spinta del Governo uzbeko per costruire infrastrutture e sostenere la crescente domanda della popolazione.
  • In Kirghizistan, invece, l’aumento delle importazioni di vetture elettriche cinesi sembra essere legata al mercato delle riesportazioni verso la Russia.

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Irene Quaglia
Irene Quaglia

Bolognese, classe ’99. Laureata in “International Relations and Diplomatic Affairs” presso l’Università di Bologna. Da allora mi sono appassionata di lingua e storia russa, in particolare dell’Unione Sovietica. Attualmente sto frequentando la laurea magistrale in “Development and International Cooperation Sciences” presso l’università La Sapienza di Roma e sto collaborando con una Onlus che si occupa dei Paesi in via di sviluppo.

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