Ristretto- Mentre sale la tensione tra USA e Iran, la situazione in Libia sembra essere altrettanto calda con lo scontro tra Khalifa Haftar e Fayez al-Sarraj sostenuti dai rispettivi alleati esterni.
LA TURCHIA MANDA I RINFORZI
La guerra in Libia sembra essere sempre di piĂą un conflitto geopolitico regionale tra attori che si scontrano sul campo di battaglia scommettendo sui propri “cavalli vincenti”. Da un lato l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti – e non dimentichiamoci della Russia – appoggiano il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica contro Fayez al-Sarraj, spalleggiato da Turchia e Qatar e sostenuto dal riconoscimento delle Nazioni Unite.
Alla fine di novembre Ankara e il governo di al-Sarraj hanno firmato un accordo sulla giurisdizione marittima che permette alla Turchia di condurre esplorazioni nelle acque mediterranee. Questo accordo è stato accompagnato dalla dichiarazione di Erdogan di inviare tutto il supporto militare necessario al governo di Tripoli per contrastare il suo rivale Haftar.
L’aiuto non si è fatto attendere: lo scorso 5 gennaio infatti, il Parlamento turco ha approvato l’invio di truppe sul suolo libico a sostegno del GNA (Government of National Accord) a Tripoli mentre avveniva la conquista di Sirte da parte delle forze di Haftar. Nonostante le prime smentite del governo di al-Sarraj, Sirte, centro costiero strategico per il controllo dei pozzi petroliferi, sembra essere attualmente nelle mani del LNA (Libyan National Army sotto il comando di Haftar). Il presidente turco ha dichiarato che l’obiettivo del suo intervento militare “non è quello di combattere” ma di “supportare il governo legittimo ed evitare tragedie umanitarie”, condannando duramente anche l’attacco dello scorso 4 gennaio all’accademia militare di Tripoli, in cui sono rimaste uccise circa 30 persone.
L’intervento e il supporto turco cambieranno le sorti dell’avanzata di Haftar verso Tripoli?
Altea Pericoli