In 3 sorsi – La repentina caduta di Assad, il fedelissimo alleato di Mosca nel Medio Oriente, segna una svolta nel Mediterraneo, considerando la necessitĂ del Cremlino di mantenere vivi i suoi interessi commerciali e militari nel “mare nostrum”. L’incremento della presenza russa in Nordafrica può essere una opportunitĂ per Putin e una potenziale minaccia per i Paesi occidentali.
1. LA CADUTA DI ASSAD COME SCONFITTA PER IL CREMLINO
La repentina caduta di Assad è una sconfitta politica per Putin, che aveva nel dittatore siriano il più fedele alleato in Medio Oriente. Negli anni della guerra civile la Russia offrì infatti un contributo determinante alla sua permanenza alla guida del Paese, con il coinvolgimento di aviazione e marina e truppe come i mercenari della Wagner, che combatterono contro i ribelli islamisti e lo Stato Islamico, sfruttando la lotta contro il terrorismo anche a fini propagandistici, come con la liberazione del sito archeologico di Palmira.
In tale periodo gli interessi di Occidente e Russia avevano come obiettivo la sconfitta dello Stato Islamico, nemico di entrambi, ma modalitĂ diverse su come raggiungerlo. L’Occidente, che ha nella Turchia, contraria ad Assad, un partner fondamentale, sosteneva la necessitĂ di un cambio di regime, mentre la Russia era per mantenere Assad, anche per la storica alleanza con l’Iran, principale sostenitore dell’ex rais.
Fig. 1 – Assad e Putin durante un loro incontro nel 2021
2. LO SCONTRO TURCHIA-RUSSIA PER ASSAD NON CONVIENE A MOSCA
La guerra in Ucraina sta lentamente prosciugando la capacitĂ del Governo russo di proteggere storici alleati come nel caso di Assad. Nonostante la presenza russa su suolo siriano e i bombardamenti aerei, l’utilizzo di gran parte delle risorse militari per il conflitto in Ucraina ha portato ad accettare obtorto collo l’ascesa irrefrenabile delle milizie islamiste, che possono contare su un potente alleato come Ankara.
Turchia e Russia sono rivali in Medio Oriente, ma il Cremlino non ha alcun interesse a uno scontro diretto tra i due Paesi, sia perché Ankara è partner della NATO, sia perché il Paese non avendo aderito alle sanzioni economiche occidentali ha consentito a Mosca di incrementare il suo giro di affari in Turchia e aggirare parzialmente le sanzioni medesime.
Considerando l’appoggio della Turchia alle milizie islamiste, pur in origine legate alla formazione Al-Nusra e al gruppo terroristico Al-Qaeda, per Mosca la caduta di Assad era inevitabile non potendo piĂą contare su un appoggio militare di Hezbollah e Iran, indeboliti dalla guerra in Libano e dai duri colpi inflitti dall’esercito israeliano.
Fig. 2 – L’ambasciata siriana a Mosca con la “bandiera della rivoluzione”, issata frettolosamente al posto di quella del regime dopo la caduta di Damasco
3. IL NORDAFRICA ‘ANCORA DI SALVEZZA’ PER GLI INTERESSI RUSSI NEL MEDITERRANEO
Per Mosca inizia una nuova era nel Mediterraneo, dove la Siria era Paese chiave per le basi aeree e navali di Latakia e Tartus, che consentivano un accesso al Mediterraneo orientale ora non più possibile per il Cremlino. Questo potrebbe aumentare la presenza russa nel Nord Africa, dove Paesi come Algeria, Libia e Egitto hanno buone relazioni con Mosca.
In Egitto Mosca può contare, ad esempio, sul Trattato di Partenariato firmato nel 2018 che prevede forniture militari e investimenti industriali, nonchè la grande dipendenza del Cairo dal grano russo, stimata nel circa 80% del fabbisogno totale. L’entrata nei BRICS del Governo egiziano dimostra l’interesse di Al Sisi nelle relazioni bilaterali Mosca-Cairo.
In Libia la Russia sostiene il Governo separatista di Tobruk del generale Haftar, che in cambio dell’appoggio russo ha consentito a Mosca di installare tre basi militari, nella quali opera l’aviazione russa, e ha garantito concessioni alle navi militari nel porto di Tobruk. In particolare, la scelta della Libia può essere un fattore destabilizzante per la situazione dell’area: i Paesi occidentali hanno timore di intervenire come nel 2011 contro Gheddafi per il rischio dell’incremento dei flussi migratori, che hanno nella Libia uno snodo fondamentale.
La Russia può approfondire, inoltre, le relazioni con l’Algeria, uno dei pochi Paesi a esprimere voto contrario all’ONU sulla risoluzione di condanna della guerra in Ucraina. Mosca è il primo fornitore di armi ad Algeri, che vede nei propri confini meridionali i problemi di instabilitĂ di Mali e Niger, nei quali i russi sono intervenuti direttamente con consiglieri militari e milizie come la Wagner contro i ribelli islamisti e dai quali dovrebbe transitare il gasdotto trans-sahariano, una grande opportunitĂ per le esportazioni algerine di gas naturale.
Lorenzo Pallavicini
“March to Support the criminal Bashar al-Assad” by Beshr Abdulhadi is licensed under CC BY