Due inviati francesi, Ghislaine Dupont e Claude Verlon, sono stati rapiti e uccisi in Mali sabato scorso. Ancora non è chiara la dinamica dei fatti, ossia se i responsabili siano tuareg o islamisti, né se vi sia un collegamento con la liberazione di altri ostaggi in Niger. L’episodio giunge a due settimane dall’inizio dell’Operazione “Hydre” nel Nord del Paese.
L’UCCISIONE DI DUPONT E VERLON – Il fine settimana ha condotto una tragica notizia dal Mali: la giornalista francese Ghislaine Dupont e il tecnico Claude Verlon, entrambi di “Radio France International”, sono stati uccisi nei pressi di Kidal, nel Mali settentrionale. Sabato, Dupont e Verlon avevano appena terminato l’intervista ad Ambéry Ag Rissa, un alto esponente del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad (MNLA), quando, sulla base della ricostruzione dello stesso capo tuareg, un gruppo di armati li avrebbe rapiti. Poche ore dopo, il ministero degli Esteri di Parigi ha confermato il ritrovamento a una decina di chilometri da Kidal dei corpi senza vita dei due francesi, uccisi, secondo il Governo transalpino, con armi da fuoco, e non tramite il taglio della gola, come invece affermato dalle Autorità maliane. Verlon e Dupont erano già stati nel Paese in estate e avevano accumulato un’importante esperienza sul campo: «Due grandi professionisti e specialisti dell’Africa – ha detto RFI, – che raccontavano da diversi anni il continente nel suo quotidiano ed erano in Mali per le elezioni legislative».
Combattente tuareg di al-Qaida nel Maghreb Islamico
DIVERSE IPOTESI – La notizia della morte di Dupont e Verlon è giunta proprio a pochi giorni dalla liberazione in Niger di quattro cittadini francesi detenuti da tre anni, cosicché, secondo alcuni osservatori non è da escludersi che i due episodi siano in stretta connessione. Nello specifico, il rapimento dei due inviati di RFI sarebbe diretta conseguenza del mancato rispetto di un accordo tra la Francia e i gruppi banditeschi nigerini al momento della riconsegna dei quattro ostaggi. Si è parlato, infatti, di cifre di denaro poi non versate, ma l’ipotesi è assai inverosimile, considerato che tra le vicende difficilmente possa trovarsi un qualche collegamento. Per esempio, non è ancora chiaro chi abbia agito contro Dupont e Verlon: se da un lato Ag Rissa, intervistato dalla coppia poco prima del sequestro, riferisce di «uomini armati che indossavano il turbante e parlavano tamasheq», ossia di tuareg, dall’altro lato le Autorità di Bamako sostengono la pista dell’azione islamista (al-Qaida nel Maghreb Islamico – AQMI, Mouvement pour l’Unicité et le Jihad en Afrique de l’Ouest – MUJAO…). Al momento, però, da Parigi non arrivano conferme.
L’OPERAZIONE ‘HYDRE’ – Da circa due settimane in Mali è in corso l’Operazione “Hydre”, un’ampia missione condotta dalle truppe francesi con la cooperazione del contingente dell’ONU e dell’esercito maliano (per un totale di circa 2.500 uomini) contro soprattutto gli islamisti nel Nord del Paese. Sebbene non siano emerse molte informazioni in merito, le regioni interessate dovrebbero essere a ridosso del fiume Niger, soprattutto attorno a Gao e Timbuctu, mentre l’Adrar degli Ifoghas, il grande altopiano al confine dell’Algeria, potrebbe essere solo sfiorato, nonostante fonti anonime di Bamako affermino che i militari francesi si muoveranno in tutte le regioni settentrionali del Mali. L’Operazione, inoltre, mira a «evitare la ripresa dei terroristi» in vista delle elezioni del 24 novembre.
Beniamino Franceschini