Caffè Lungo – L’offensiva di JNIM in Mali è una svolta nella guerra del Sahel, con l’attacco alla rete logistica che paralizza l’economia e costringe alla chiusura delle scuole.
L’OBIETTIVO DELLA STRATEGIA JIHADISTA
Negli ultimi mesi il gruppo affiliato ad Al-Qa’ida, Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (JNIM), ha mostrato una chiara evoluzione tattica e strategica in Mali: si tratta di una trasformazione in evidente rottura con le origini del gruppo, formato ufficialmente nel 2017 come fusione di vari movimenti jihadisti maliani e che opera ormai in tutta la zona centro-settentrionale del Paese, estendendo il raggio d’azione terrorista in tutta la fascia saheliana. Sul piano strategico, l’obiettivo dichiarato è duplice: da una parte imporsi come potere territoriale alternativo all’autoritĂ governativa maliana – estendendo il controllo sulla popolazione, sulle principali vie di comunicazione e quindi sui flussi economici del Mali, – dall’altra destabilizzare proprio il Governo centrale attraverso attacchi su obiettivi militari e infrastrutturali. In particolare, JNIM ha intensificato gli attacchi contro basi militari, check-point e convogli logistici: ad esempio, l’attacco nel giugno 2025 a una base di Boulikessi ha evidenziato una capacitĂ di offensiva militare che va oltre il semplice assalto locale. La base militare di Boulikessi era ritenuta strategica per le forze governative del Mali poichĂ© si trova in una zona remota del cercle di Douentza, a ridosso della frontiera con il Burkina Faso, e la sua posizione rendeva difficili rapidi rinforzi. JNIM ha visto un’opportunitĂ d’impatto simbolico e materiale: colpire una base dello Stato, infliggere perdite e minare ulteriormente la fiducia nelle Istituzioni e nell’esercito del Mali. Il 1° giugno 2025 l’attacco è cominciato con una violenta offensiva che ha colto di sorpresa le forze maliane: secondo le fonti, circa 100 soldati sono stati uccisi e 22 fatti prigionieri, con video e foto a supporto. La caduta della base di Boulikessi ha un forte valore strategico: da una parte evidenzia la vulnerabilitĂ dello Stato in zone periferiche, mentre dal punto di vista prettamente tattico è indicativo di un’evoluzione della minaccia jihadista che non si limita piĂą a imboscate, ma punterebbe a obiettivi piĂą grandi, con forte rilevanza logistica e mediatica. Parallelamente, JNIM conduce una guerra economica: la distruzione di almeno 40 autocisterne di carburante in un’operazione del settembre 2025 mira a soffocare la logistica statale, generare isolamento e immobilismo e far leva sul malessere civile. Non solo. La legittimazione locale. Nei territori sotto l’influenza dello JNIM, soprattutto la regione di Mopti, ci sono imposizione di tasse, proibizione di musica secolare o anche di semplici sigarette: la governance jihadista ha sostituito del tutto l’amministrazione statale in parti delle regioni centrale e settentrionali. Questa combinazione di tattiche rende l’attuale avanzata jihadista in Mali non solo un problema di sicurezza, ma una sfida strutturale alla sovranitĂ statale e all’ordine sociale.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Presidente ad interim del Mali, Assimi Goita, durante una visita in Russia, Mosca, 23 giugno
IL BLOCCO DEL PAESE: CRISI DEL CARBURANTE E SCUOLE CHIUSE
La decisione del Governo maliano di chiudere temporaneamente scuole e università a livello nazionale è la conseguenza diretta della grave crisi del carburante indotta dalla strategia terroristica di JNIM. Il blocco delle importazioni di combustibile, annunciato dall’inizio di settembre del 2025, ha lasciato centinaia di autocisterne ferme al confine e stazioni di servizio in città come Bamako costrette alla chiusura, causando lunghe code e un’impennata dei costi di trasporto. La crisi del carburante ha colpito anche la mobilità dello stesso personale scolastico: insegnanti, dirigenti e collaboratori non possono raggiungere le sedi e, al contempo, il trasporto degli studenti risulta gravemente compromesso. In questo modo, l’educazione – già fragile tra insicurezza, mancanza d’infrastrutture e minaccia di gruppi armati – subisce un ulteriore colpo. Il Ministero dell’Istruzione del Governo maliano ha annunciato la sospensione delle attività scolastiche (scuole e università ) a livello nazionale per due settimane a partire da lunedì 27 ottobre 2025, motivando la decisione con le “perturbazioni nelle forniture di carburante che stanno impedendo gli spostamenti del personale scolastico”. Dall’inizio di settembre 2025, JNIM si è attivato per bloccare le importazioni di carburante attraverso i confini terrestri del Mali, in particolare da Paesi vicini come il Senegal e la Costa d’Avorio: attacchi contro le autocisterne dirette verso la capitale Bamako e altri grandi centri, e minacce alle cantieristiche lungo le rotte di rifornimento hanno paralizzato un asset critico del Paese (il carburante), esercitando forti pressioni sul Governo maliano. I costi del trasporto sono aumentati vertiginosamente e la mobilità in generale è stata fortemente compromessa. Alcune infrastrutture basilari, come la stessa produzione dell’energia elettrica, hanno subito effetti collaterali: la mancanza di carburante per generatori o per trasporto ha comportato interruzioni o riduzioni del servizio. JNIM sta utilizzando il blocco del carburante come arma economica, privando il Mali del suo ossigeno logistico e minando fortemente l’autorità governativa.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Cisterne in arrivo dal Mali entrano in Costa d’Avorio per fare rifornimento di carburante, Boundiali, 30 ottobre 2025
LE RISPOSTE DEL GOVERNO MALIANO
Di fronte alla crisi del carburante e all’avanzata jihadista, Bamako ha adottato una serie di contromisure di natura sia militare che logistica. In primo luogo, ha firmato un accordo con la Russia per l’importazione di 160-200mila tonnellate di petrolio e prodotti agricoli[BF1] , con l’obiettivo di attenuare la penuria provocata dal blocco imposto da JNIM. Parallelamente, l’esercito ha intensificato le operazioni di scorta ai convogli di carburante lungo le principali rotte di approvvigionamento e condotto raid aerei mirati soprattutto nelle regioni occidentali, nel tentativo di colpire le basi jihadiste responsabili degli attacchi alle autocisterne. Tuttavia, la portata delle misure adottate resta limitata: i rifornimenti russi non sono ancora entrati a pieno regime, le vie di comunicazione restano insicure e le file davanti alle stazioni di servizio continuano a essere lunghe. Più che una risposta, quella del Governo maliano appare come una reazione dal carattere emergenziale, volta a contenere il disagio immediato senza poter ancora incidere sulle cause strutturali della crisi, che rimane profondamente legata al progressivo indebolimento dello Stato nelle regioni centrali e settentrionali del Mali. Senza un intervento coordinato – interno e regionale – il rischio è che il Mali scivoli verso una nuova fase di paralisi economica e frammentazione territoriale, con le aree rurali sempre più sotto il controllo di poteri jihadisti e Bamako isolata nel tentativo di preservare un ordine ormai fragile e compromesso.
Fabio D’Agostino
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