Analisi – Dal colpo di Stato del settembre 2022, la giunta militare di Ibrahim TraorĂ© in Burkina Faso ha sospeso la Costituzione, governando attraverso decretazioni d’urgenza e allungando i tempi della transizione. Le elezioni previste per luglio 2024 sono state rimandate e la via per la democratizzazione del Paese appare ancora lunga e incerta.
LE FORZE DI OPPOSIZIONE
La giunta militare di Ibrahim Traoré ha ristretto sistematicamente lo spazio politico, andando a demolire il sistema multipartitico esistente. Le attività dei partiti politici sono state sospese, le riunioni delle forze di opposizione sono state impedite: l’UPC (Union pour le progrès et le changement) di Zephirin Diabré ha adito per vie legali contro i divieti amministrativi che bloccavano i suoi organismi interni rivolgendosi al Consiglio di Stato. Un atto di sfida simbolico in un contesto in cui la maggior parte delle forze politiche è rimasta silenziata. Diabré, economista, già Ministro del Commercio negli anni Novanta, vicedirettore del PNUD (Programme des Nations Unies pour le Développement),Presidente dell’UPC, è rimasto leader dell’opposizione, incarnando quella che si può definire una figura moderata, riformista e filo-istituzionale, concentrandosi sulla lotta alla corruzione e sulla riconciliazione sociale. Nel febbraio del 2023 ha annunciato che avrebbe impugnato in tribunale il divieto di tenere il proprio “bureau politique”, motivato dal decreto di sospensione di tutte le attività politiche e in risposta alle parole del Ministro dell’Amministrazione Territoriale, Boukaré Zoungrana, che ha ribadito la posizione intransigente della giunta militare a riguardo. Ma l’UPC non è l’unica forza di opposizione: il partito CDP (Congrès pour la Démocratie et le Progrès), alla cui guida c’è Eddie Komboïgo, oltre a essere molto presente nella storia e nella vita politica del Burkina Faso, è un altro contrappeso democratico da considerare. Il CDP ha assunto pubblicamente un tono che richiama l’unità e la coesione nazionale al fine di superare le fratture politiche, economiche e sociali che attanagliano il Burkina Faso, sin dall’assassinio di Thomas Sankara. Komboïgo, in più riprese, ha contestato l’uso della sicurezza della giunta militare come pretesto per estenderne la permanenza al potere. Non solo. Il CDP ha denunciato le misure che sospendono i diritti politici fondamentali, come la libertà di organizzazione dei partiti, le assemblee, la possibilità di manifestare e la limitazione del ruolo di organismi indipendenti. Pur sotto la pressione della giunta militare, il CDP continua a mantenere una struttura gerarchica chiara e stabile per preservare legittimità interna, ribadendo l’indiscussa leadership di Eddie Komboïgo e criticando apertamente il rinvio delle elezioni. Discorso a parte merita il partito di Alassane Bala Sakandé: il MPP (Mouvement du Peuple pour le Progrés) è stato fondato nel 2014, scindendosi dal CDP di Blaise Compaoré, al potere all’epoca. Tuttavia l’ingombrante figura tra i fondatori di Roch Marc Christian Kaboré, ex Presidente deposto dalla giunta militare, e le accuse per frode, appropriazione indebita e riciclaggio di denaro dell’attuale Presidente del MPP Sakandé ne hanno fortemente minato credibilità e raggio di azione. Le posizioni filofrancesi dei fondatori, inoltre, pongono il partito in una posizione di assoluto svantaggio rispetto alle altre forze di opposizione.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Presidente e leader della giunta militare del Burkina Faso, Ibrahim TraorĂ©, al Cremlino durante le celebrazioni per l’80° anniversario della vittoria sovietica nella Seconda Guerra Mondiale, Mosca, 8 maggio 2025
LA CHARTE DE LA TRANSITION
Dal colpo di Stato del 2022, obiettivo della giunta militare è stata la modifica del testo costituzionale: già nel corso del 2023, Ibrahim Traoré ha dichiarato di voler apportare delle modifiche alla Carta costituzionale, che a suo parere era politicamente e socialmente lontana dalla realtà che il Burkina Faso stava attraversando. Nel maggio del 2024, appena sei mesi dopo queste dichiarazioni, c’è stata l’approvazione e la firma della Charte de la Transition. Uno dei primi e più discussi punti consiste nella durata della “transizione” di 60 mesi da luglio 2024 fino a luglio 2029 e consente, allo stesso Presidente Traoré, di candidarsi una volta terminata questa fase. In parallelo il Parlamento (transitorio) ha varato i propri emendamenti costituzionali, nella primavera 2024, senza referendum: la Conseil Constitutionnel Du Burkina Faso (la Corte Costituzionale) ne ha sentenziato la legittimità sul piano procedurale evitando di pronunciarsi sul merito, registrando un arretramento preoccupante dello Stato di diritto. Ma la “transizione” ha portato delle revisioni costituzionali più ampie: nel dicembre 2023, la giunta militare ha adottato un progetto di revisione che relega il francese a lingua di lavoro (non più lingua ufficiale) e soprattutto, abolisce l’Alta Corte di Giustizia competente per i processi ai titolari di cariche politiche. Sul versante elettorale, un tassello cruciale è arrivato nel luglio 2025 con la dissoluzione della Commission Electorale Nationale Indépendante (CENI) e il trasferimento dell’organizzazione del voto in seno al Ministero dell’Interno: una mossa che incide fortemente sulle garanzie d’imparzialità del processo elettorale e completa l’accentramento del controllo istituzionale in capo all’esecutivo di transizione. Nel loro insieme, le riforme adottate dalla giunta militare di Traoré, tra cui emendamenti senza consultazioni popolari, revisioni costituzionali sostanziali e lo smantellamento dell’organo elettorale, rafforzano i poteri esecutivi e indeboliscono contrappesi e garanzie, spostando il baricentro del sistema verso un presidenzialismo de facto. O verso la dittatura.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Eddie KomboĂŻgo, leader del Congrès pour la DĂ©mocratie et le Progrès, durante una manifestazione contro il peggioramento del rischio jihadista, Ouagadougou, 3 luglio 2021
ECOSISTEMA DELLA SOCIETĂ€ CIVILE: PIATTAFORME SOCIALI E SINDACATI
Il tratto distintivo della fase di “transizione” condotta dal Presidente Traoré può essere considerato l’uso ibrido della strumentazione normativa per neutralizzare iniziative della società civile e tutto il contropotere della stessa. Human Rights Watch e Amnesty hanno documentato una catena di rapimenti di attivisti (Le Balai Citoyen, CISC) e una coscrizione forzata dei giornalisti, con la sospensione di emittenti e programmi con perimetri sempre più stretti alla libertà di espressione, con un clima di autocensura piuttosto diffuso. Uno dei casi più eclatanti riguarda il CISC (Collectif contre l’Impunité et la Stigmatisation des Communautés), guidato da Daouda Diallo, simbolo della resistenza civica. Dal dicembre 2023, Diallo è stato vittima di rapimento e successiva coscrizione punitiva: fotografato in uniforme pochi giorni dopo il sequestro, è stato liberato nel marzo 2024. Parallelamente al CISC, anche movimenti civici come Le Balai Citoyen sono stati presi di mira: nel febbraio 2024 Rasmané Zinaba e Bassirou Badjo sono stati prelevati da Autorità governative in borghese e poi coscritti a forza, nonostante le pronunce contrarie della magistratura. Il fronte sindacale, coordinato dall’UAS (Unité d’Action Syndacale) e comprendente confederazioni come la CGT-B (Confédération générale du travail du Burkina) e sindacati di categoria quali SYNTSHA (per la sanità ), oscilla tra mobilitazione sociale e cautela; nel maggio di quest’anno, l’UAS ha presentato al Governo il tradizionale cahier de doléances, all’interno del quale c’è una sostanziale resa, al fine di evitare ulteriori scontri frontali che avrebbero potuto scatenare coscrizioni o divieti. Al contempo, reti regionali (coalizioni saheliane, network per la democrazia) aumentano i propri appelli congiunti – dalla liberazione degli attivisti al ripristino delle libertà associative – cercando di trasformare il caso del Burkina Faso in un tema di dibattito continentale.
Embed from Getty ImagesFig. 3 – Sostenitori del Presidente TraorĂ© in Burkina Faso manifestano dopo l’annuncio da parte della giunta militare di un colpo di Stato fallito, Ouagadougou, 30 aprile 2025
LA DEMOCRAZIA SEPOLTA TRA TRANSIZIONE E SICUREZZA
Il rapporto V-Dem 2025 registra che il Burkina Faso resta un’autocrazia, evidenziando tutte le criticità e le repressioni messe in atto dalla giunta militare di Traoré. Il World Report 2025 di Human Rights Watch documenta uccisioni di almeno mille civili da parte di esercito e milizie VDP nella prima metà del 2024 e, per il 2025, i massacri e le rappresaglie non tendono a diminuire. La rottura con la Cedeao e l’Ecowas e l’istituzione dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES) con Mali e Niger hanno accentuato l’isolamento politico del Burkina Faso e complicato ogni incentivo esterno a rapide aperture democratiche. Una parte considerevole del consenso interno verso il regime di Traoré nasce dall’aspettativa di risultati contro i gruppi jihadisti. Tuttavia, le Istituzioni internazionali osservano che la militarizzazione e l’uso di milizie VDP hanno spesso aggravato gli abusi contro civili, alimentando spirali di ritorsioni e delegittimando ulteriormente lo Stato. Massacri e rappresaglie etniche demoliscono la strategia securitaria, confliggendo con qualsiasi percorso di crescita democratica possibile. La retorica del populismo militare-nazionalista di Ibrahim Traoré ha ingurgitato la tradizionale cultura politica progressista del Burkina Faso, andando a demolire l’identità politica del Paese. Il risultato è solo odio e repressione. La strada verso la democrazia del Burkina Faso è ancora lunga.
Fabio D’Agostino
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