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Georgia: riforma costituzionale e democrazia

In seguito alle proteste di piazza dell’aprile 2009, la Georgia ha cominciato un percorso di riforma costituzionale conclusosi il 15 ottobre scorso, con il quale i poteri del Presidente sono stati diminuiti e il meccanismo di pesi e contrappesi del sistema politico in parte ripristinato. Nonostante questi positivi passi avanti, la riforma rimane comunque insufficiente ad assicurare la democraticità del paese, e la concretezza delle aspirazioni georgiane di accesso alla NATO e avvicinamento all’occidente rimane piuttosto incerta.

LA GEORGIA DI SAAKASHVILI – Dopo la dichiarazione di indipendenza dall’Unione Sovietica del 1991, la Georgia ha sperimentato nel 2003 una nuova rivoluzione, nota come Rivoluzione delle Rose. Si trattò di una rivoluzione in difesa della costituzione, che non mirava cioè a sovvertire il legittimo governo, ma chiedeva trasparenza e legalità ad un sistema corrotto. Tale rivoluzione creò grandi aspettative per una crescita positiva del paese in termini di sviluppo economico e maggiore democratizzazione e consacrò Mikhail Saakashvili (nella foto) come nuovo leader del paese. Egli porto avanti molte riforme rilevanti: promosse un’importante lotta alla corruzione che triplicò le entrate dello stato permettendo maggiori investimenti in infrastrutture, sanità ed educazione, e interventi che favorirono lo sviluppo economico. Nonostante ciò, l’ondata rivoluzionaria georgiana pare essersi arrestata nel 2007, quando si verificarono numerosi episodi di repressione violenta di atti di opposizione e si realizzarono gli effetti di alcune riforme. Nel 2004, la costituzione subì vari emendamenti che rafforzarono enormemente il ruolo del Presidente, rendendo agili le riforme ma indebolendo il ruolo del Parlamento. Al Presidente veniva accordato il diritto di nominare direttamente il Ministro della Difesa, degli Interni e della Sicurezza, di sciogliere il Consiglio dei Ministri e la nomina di governatori e sindaci in tutto il Paese. Il meccanismo di pesi e contrappesi del sistema politico fu sbilanciato a favore del Presidente e il governo di Saakashvili divenne un ibrido composto al contempo da elementi democratici ed autoritari.

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LA RIFORMA – La riforma costituzionale approvata lo scorso ottobre ha in parte ripristinato gli equilibri del sistema politico rimossi dagli emendamenti promossi dal 2004 in poi dall’amministrazione Saakashvili. Con la nuova riforma, la figura del Presidente è stata fortemente indebolita e relegata principalmente a ruoli di rappresentanza, mentre sono stati aumentati i poteri del Primo Ministro e del Parlamento. Nonostante si sia dichiarata in generale favorevole ai nuovi cambiamenti, la Commissione Venezia – organo consultivo dell’Unione Europea che offre assistenza costituzionale su richiesta dagli Stati interessati – ha affermato che la riforma costituzionale affida un ruolo ancora troppo limitato alle Camere e che occorre chiarire meglio soprattutto la divisione dei poteri tra il Presidente e il Governo nell’ambito della politica estera. Nel nuovo sistema, infatti, la conduzione delle relazioni estere del Paese viene affidata in modo condiviso a Presidente e Governo e non è chiaro dove finisce il ruolo dell’uno e comincia quello dell’altro. Chiarezza in questo ambito è fondamentale considerate le questioni ancora aperte tra Russia e Georgia dopo la guerra dell’agosto 2008 e i problemi con le province separatiste di Abkhazia e Ossezia del Sud.

QUALI ASPETTATIVE FUTURE? – Per la Georgia democrazia e sicurezza sono due concetti interdipendenti. Il conseguimento di obiettivi importanti come l’adesione alla NATO, maggiore stabilità interna e riduzione di corruzione e spinte nazionaliste è collegato alla democratizzazione del Paese. La riforma costituzionale recentemente approvata è senza dubbio un importante passo avanti, ma la scarsa attenzione prestata ad alcune delle istanze sollevate dalla Commissione Venezia e lo scarso dibattito parlamentare, evidenziano come la strada verso la piena democratizzazione sia ancora piuttosto lunga. La riforma costituzionale non è sufficiente da sola, e servirebbe un programma di riforme ad ampio spettro, in campo elettorale, giudiziario, e di libertà dei media. Programma che sembra ancora lontano dall’essere concepito.

Tania Marocchi [email protected]

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