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Nè Unified, nè Protector

Libia – Dopo i successi durante Odyssey Dawn, ora l’operazione internazionale è passata sotto comando NATO col nome di Unified Protector. Quasi contemporaneamente i ribelli hanno dovuto fermare la loro avanzata a causa dell’ennesimo contrattacco dei lealisti. Che succede? I raid non funzionano più o è una coincidenza? La realtà è ben più complessa…

 

NATO AL COMANDO – Siamo tutti consapevoli del passaggio di consegne del comando dell’intervento internazionale da USA a NATO, ma meno dei suoi effetti, che hanno comportato un contemporaneo ritiro di buona parte dei velivoli USA; inoltre dopo alcuni giorni di impiego il 2 Aprile anche le cannoniere AC-130H e gli A-10 sono stati posti in riserva. Soprattutto però ciò che è cambiato è la situazione politica. L’uscita di scena delle forze USA ha ridotto il numero di aerei disponibili da circa 250 a 140, solo la metà dei quali adatti a missioni di bombardamento. Molti Alleati membri della NATO hanno inoltre usato il cambio di comando come scusa per tirarsi indietro e impiegare le proprie forze solo per il controllo dei cieli e del mare, entrambi elementi che, come spiegato in precedenza, ora non sono però più così vitali nello scontro tra lealisti e ribelli. A causa di questa sorta di ritirata il numero di cacciabombardieri a disposizione per i raid contro le forze di Gheddafi è drasticamente calato; si aggiungano poi le condizioni meteorologiche sulla Libia di questi’ultima settimana, caratterizzate da nubi che spesso rendono difficile il volo e l’individuazione dei bersagli.

 

Il risultato è stato una drastica diminuzione delle missioni di bombardamento a supporto dei ribelli, cosa che ha modificato l’intero equilibrio dello scontro a terra.

 

ORGANIZZAZIONE VS CAOS – Bisogna ammettere che le forze fedeli al Colonnello, pur vulnerabili, hanno mostrato una discreta solidità rimanendo operative nonostante gli attacchi dal cielo. Ora continuano a mostrare una buona organizzazione e impiego di solidi principi tattici che, per la prima volta dall’inizio di Odyssey Dawn, non vengono inficiati dagli attacchi aerei. I ribelli sono stati fermati davanti a Sirte da una combinazione di artiglieria e razzi tipo Grad (Katyusha modificati) che hanno colpito le colonne avanzanti, e da un insieme di trincee e zone sottoposte a tiro incrociato che hanno trasformato le strade principali in trappole.

 

I ribelli da parte loro continuano invece a dimostrare una scarsa organizzazione e preparazione militare. I convogli di pick-up armati e furgoni che trasportavano i miliziani si sono mossi a gruppi sulle strade: questo li ha resi facili bersagli, mentre avrebbero avuto maggiore successo disperdendosi e avanzando off-road. Anche i pochi lanciarazzi a loro disposizione risultano meno efficaci e sono spesso maneggiati con limitata abilità.

 

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NE’ UNIFIED NE’ PROTECTOR – Al momento appare evidente che senza appoggio aereo da parte degli alleati i ribelli non siano in grado di avanzare oltre e anzi rischino seriamente di essere respinti ancora, mentre Gheddafi continua a bombardare Misurata (dove varie fonti riportano anche spari di cecchini) e altri centri in rivolta. In più le forze del Colonnello stanno provando a ridurre i rischi di bombardamenti NATO impiegando meno mezzi pesanti e più pick-up loro stessi, nascondendo inoltre le batterie e i tank in zone abitate o meno visibili. Anche quando lo stratagemma non funziona e i veicoli vengono individuati, questo aumenta comunque il rischio di vittime civili e la conseguente condanna internazionale dei raid. E’ questa infatti l’arma più forte per il regime, poiché l’operazione NATO, nonostante il nome, non appare né unificata né protettrice. Come fanno notare numerosi analisti, non esiste una visione unica condivisa da tutti su come proseguire, e fino a quando. Gli Alleati inoltre sembrano disposti a combattere più intensamente solo quando i ribelli sono più in difficoltà, mentre tendono a ritrarsi quando sono i lealisti a trovarsi più alle corde.

 

Questo sembra confermare il desiderio di trovare un accordo diplomatico, al quale sia Tripoli sia i ribelli appaiono ogni giorni più interessati, ma quale soluzione può essere considerata accettabile? Un paese diviso in due non impedirà a Gheddafi di sedare nel sangue la rivolta nelle città che rimangano sotto il suo controllo; del resto al momento non si intravede una svolta che comporti la caduta del suo regime. La soluzione militare esiste, ma non viene considerato politicamente accettabile.

 

Lorenzo Nannetti

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Lorenzo Nannetti
Lorenzo Nannetti

Nato a Bologna nel 1979, appassionato di storia militare e wargames fin da bambino, scrivo di Medio Oriente, Migrazioni, NATO, Affari Militari e Sicurezza Energetica per il Caffè Geopolitico, dove sono Senior Analyst e Responsabile Scientifico, cercando di spiegare che non si tratta solo di giocare con i soldatini. E dire che mi interesso pure di risoluzione dei conflitti… Per questo ho collaborato per oltre 6 anni con Wikistrat, network di analisti internazionali impegnato a svolgere simulazioni di geopolitica e relazioni internazionali per governi esteri, nella speranza prima o poi imparino a gestire meglio quello che succede nel mondo. Ora lo faccio anche col Caffè dove, oltre ai miei articoli, curo attività di formazione, conferenze e workshop su questi stessi temi.

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