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Questo vertice non s’ha da fare

La III° Cumbre América del Sur – Paìses Arabes (ASPA), che doveva realizzarsi a Lima nel mese di febbraio di quest’ anno è stata dapprima spostata ad aprile per poi essere definitivamente rinviata a data da destinarsi a causa della guerra in Libia e dell’ aggravarsi della situazione in Nordafrica. Vediamo brevemente di cosa si tratta, come si collocano i paesi latinoamericani rispetto alla situazione in Africa settentrionale e quali sono le prospettive future.

LE ORIGINI DELLA CUMBRE – Questo importante vertice di cooperazione interregionale tra America Latina e Medio Oriente è nato con l’ intento di creare una sinergia a livello economico e commerciale ma anche politico tra queste due importanti regioni del mondo.

Da questa premessa si è quindi passati ad una cooperazione di fatto, che ha però preso forma solo recentemente con la Cumbre ASPA, celebrata a Brasilia il 10 e 11 di maggio del 2005, sotto l’ impulso del Brasile, nuova potenza mondiale, e con l’ intento di aprire le porte dell’ Unión de Naciones Suramericanas (UNASUR) anche a blocchi regionali esterni alla zona, come quello della Lega Araba. Nelle intenzioni dei Paesi partecipanti vi era la volontà di creare un’ agenda “biregionale” di sviluppo economico e sociale sostenibile, da portare avanti nei diversi fora regionali ed internazionali. Si può concludere che questo primo vertice ha avuto risultati abbastanza incoraggianti sul piano commerciale, soprattutto per gli Stati sudamericani, dato che ha permesso, ad esempio, all’ Argentina di esportare nella regione mediorientale un flusso di 4.500 milioni di dollari (circa il 6% circa del totale delle sue esportazioni) e al Brasile un totale di 20.000 milioni di dollari nel 2008 (quasi il doppio di quanto esportato nel 2005, prima della Conferenza).

La II° Cumbre ASPA ha avuto luogo il 31 marzo del 2009 a Doha, Qatar, ed è stata invece caratterizzata dalla comune preoccupazione per la crisi economica mondiale. Così gli Stati dell’ UNASUR e quelli della Lega Araba hanno concertato misure e posizioni congiunte volte a mitigare le conseguenze della profonda recessione economica. La dichiarazione finale fa infatti riferimento all’ esigenza di adeguare il sistema finanziario internazionale di fronte alle minacce della crisi e aggiunge due obiettivi relativi alla cooperazione in temi ambientali e di sviluppo sostenibile ed in ambito scientifico, tecnologico ed educativo.

BRASILE PROTAGONISTA – Si arriva dunque ai giorni nostri, con la progettata e poi rinviata III° Cumbre ASPA, che vedrà sicuramente come protagonista, ancora una volta, l’attore principale della regione latinoamericana: il Brasile. Brasilia si presenta come l’ interlocutrice più importante per le principali potenze della Lega Araba, come Egitto ed Arabia Saudita, tanto per l’ampliamento dei mercati quanto per la cooperazione in nuovi spazi culturali e sociali.

In quest’ ottica è di fondamentale importanza il riallacciamento dei rapporti diplomatici e commerciali con gli USA di seguito alla recente visita di Obama perché ha obbligato il Brasile ad assumere una posizione di equilibrio sulla guerra in Libia, non criticando apertamente l’ operazione militare e al contempo auspicando un immediato cessate il fuoco nel paese nordafricano. La presidentessa Dilma Rousseff ha infatti sottolineato la necessità della ricerca di un dialogo tra le forze in conflitto e la protezione dei civili nell’ area. Non dimentichiamo che il Brasile è stato uno dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell’ ONU che si è astenuto nella votazione della risoluzione 1973, che aveva creato una “no fly zone” nei cieli libici.

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COSA DICONO GLI ALTRI SULLA GUERRA – Dall’ inizio delle rivolte in Africa settentrionale, che hanno causato dapprima la caduta dei regimi tunisino ed egiziano e poi l’inizio della guerra in Libia, i paesi latinoamericani hanno avuto occasione di prendere posizione nei confronti di questo intervento militare, le cui operazioni sono ora passate sotto l’ egida della Nato. Nella maggior parte dei casi i leader sudamericani ritengono i bombardamenti una misura eccessiva e non necessaria, come dimostrato dalla posizione assunta da Venezuela, Bolivia, Argentina ed Uruguay per citarne alcuni. Questi Stati considerano l’ intervento una vera e propria ingerenza nella sovranità dello Stato libico, criticano la posizione ambigua assunta dall’ Onu e chiedono espressamente una risoluzione pacifica della controversia e sanzioni per gli Stati responsabili dell’ attacco.

Dall’ altra parte del guado, una serie di paesi come Cile, Perù e Colombia, tra gli altri, sono su posizioni favorevoli all’ intervento militare. Il governo cileno, ad esempio, ha fatto sapere di appoggiare apertamente gli attacchi e di deplorare le azioni poste in essere del regime libico mentre quello colombiano ha dichiarato che il paese sosterrà sempre le iniziative volte a difendere la libertà e la democrazia nel mondo.

QUALE FUTURO? – Nonostante, quindi, negli ultimi anni si sia sviluppata una stimolante cooperazione interregionale tra America Latina e Medioriente, il futuro della prossima Cumbre ASPA è legato alla soluzione del conflitto libico e della situazione nordafricana in generale. Non solo, al momento, non è dato sapere quando e come finirà la guerra in Libia ma soprattutto sono ignoti i nuovi assetti socio-economici che assumeranno Stati di primo piano in seno alla Lega araba, come l’ Egitto, che dovrà decidere sul dopo – Mubarak, o come Siria e Bahrein dove le rivolte popolari contro i rispettivi regimi sembrano in fase di gestazione. In conclusione di questa III° Cumbre ASPA pare che non si dovrà decidere solo la data ma anche il contenuto dell’ agenda dato che cambieranno sicuramente le carte in tavola e gli interessi geostrategici e geoeconomici degli attori coinvolti.

Alfredo D’Alessandro

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