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Argentina: l’ora della svolta?

Il Giro del Mondo in 30 Caffè – L’inattesa vittoria di Mauricio Macri alle elezioni Presidenziali ha cambiato radicalmente le prospettive per l’Argentina, che potrebbe vivere nel 2016 un cambiamento sostanziale nelle proprie politiche. Non sarĂ  però un cammino semplice e scontato

IERI: PRESIDENTE A SORPRESA – In pochi alla vigilia del voto avrebbero previsto che il 10 dicembre scorso a varcare la soglia della Casa Rosada, il palazzo presidenziale argentino, sarebbe stato Mauricio Macri – candidato dell’opposizione liberale di centro-destra – e non Daniel Scioli, esponente dell’oficialismo di matrice peronista-kirchnerista. Eppure, lo “sgambetto” effettuato a Scioli dal terzo candidato, il peronista dissidente Sergio Massa, ha contribuito ad impedire che l’esperienza al potere del Frente para la Victoria, iniziata da Néstor Kirchner e poi proseguita dalla moglie (e vedova) Cristina Fernández, continuasse. Un vero “shock” per i sostenitori della Presidenta, figura di indubbio carisma che ha dominato la vita politica argentina nel corso di un decennio non privo di decisioni controverse che hanno portato il Paese sudamericano a vanificare il percorso di crescita economica avviato dopo la crisi del 2001/2002 e ad un progressivo isolamento sulla scena internazionale che è stato accompagnato da un’alleanza con il Venezuela chavista. Il successo di Macri – vittorioso “di misura” al ballottaggio dopo essere riuscito a mantenere Scioli al di sotto del 40% al primo turno – conduce al potere un non peronista dopo sedici anni, anche se l’esperienza di De la Rua (esponente dell’Unión Cívica Radical mentre Macri è leader della nuova formazione Cambiemos) del 1999 durò troppo poco per poter essere giudicata compiutamente. Ora, invece, l’ex sindaco di Buenos Aires ha davanti a sé quattro anni di governo durante i quali proverà a fare inversione di marcia rispetto alle politiche kirchneriste. Ce la farà?

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Fig. 1 – Mauricio Macri è il nuovo Presidente argentino dal 10 dicembre 2015

OGGI: LE PRIME DECISIONI – L’esecutivo formato dal nuovo Presidente non è privo di figure di rilievo: il ministro dell’Economia è Alfonso Prat-Gay, già governatore della Banca Centrale dal 2002 al 2004 e descritto come un “liberale ortodosso”, mentre il ministro degli Esteri è Susana Malcorra, fino a poco tempo fa capo di Gabinetto di Ban Ki-moon alle Nazioni Unite. In particolare quest’ultima sembra una figura adatta a ripristinare credibilità e fiducia nell’Argentina all’interno dei principali consessi internazionali. Macri non ha esitato nel prendere i primi provvedimenti che saranno indicativi del nuovo corso impresso alla politica economica. Innanzitutto, ha sostituito il Presidente della Banca Centrale, Alejandro Vanoli, con l’economista e deputato del partito Propuesta Republicana Federico Sturzenegger: un cambiamento innanzitutto simbolico per segnalare un nuovo corso volto a preservare la stabilità del tasso di cambio e le riserve di valuta estera, crollate negli ultimi anni nonostante l’Argentina sia uno dei principali Paesi esportatori di commodities agricole.
Non appena entrato in carica, ha quindi rimosso le restrizioni all’acquisto e alla detenzione di dollari, ponendo fine al cosiddetto cepo cambiario che ha provocato una svalutazione quasi automatica del peso del 40%: una misura drastica, ma necessaria per riallineare il tasso di cambio ufficiale peso/dollaro a quello del mercato nero, al quale gli argentini si rivolgevano con sempre maggiore frequenza per avere accesso alla valuta nordamericana. La terza, importante mossa è stata la riduzione delle tasse sulle esportazioni agricole, uno dei provvedimenti che avevano maggiormente contraddistinto i governi kirchneristi nell’ottica di redistribuire risorse dalle fasce più ricche della popolazione – gli agricoltori e proprietari terrieri – a quelle meno abbienti.

Crescita Argentina

Fig. 2 – Le previsioni economiche per l’Argentina non sono delle migliori (dati FMI)

DOMANI: UN PERCORSO TORTUOSO – L’Argentina sta attraversando un periodo di stagnazione: il PIL non cresce da diverso tempo, complice anche la fase di bassi prezzi delle materie prime (la nazione sudamericana è tra i principali esportatori di soia). La prima missione di Macri è dunque quella di riattivare la crescita in maniera decisa e stabile: per fare ciò sarà necessario aprire il Paese a maggiori investimenti esteri e stabilizzare fondamentali macroeconomici come il tasso di cambio e l’inflazione. Le difficoltà saranno però anzitutto politiche: il nuovo governo non ha la maggioranza assoluta in Parlamento e dovrà cercare il consenso di parte dell’opposizione, almeno fino alle prossime elezioni di medio termine che porteranno ad un completo rinnovo della composizione delle due Camere. Inoltre, l’apparato burocratico argentino, ingrandito molto durante i governi kirchneristi a causa di politiche di stampo clientelare, potrebbe mettere in campo delle resistenze alle decisioni in arrivo da Buenos Aires: le divergenze politiche a livello locale potrebbero essere amplificate dalla costituzione federalista argentina.

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Fig. 3 – Macri alla sua prima uscita interazionale, il Vertice del MERCOSUR

La seconda missione, rivolta invece all’esterno, sarà fare rientrare l’Argentina a pieno titolo nelle discussioni multilaterali. Sul piano regionale, il nuovo esecutivo ha già cambiato orientamento nei confronti del Venezuela, paventando di chiederne la sospensione dal MERCOSUR se il governo di Nicolás Maduro non dovesse cessare le azioni persecutorie nei confronti di diversi oppositori politici. Di pari passo, questo potrebbe portare ad una ritrovata intesa con il Brasile, il quale però non naviga in buone acque per una prolungata crisi politica ed economica. Sul piano globale, è lecito attendersi un miglioramento delle relazioni  con gli USA (che dovrebbe portare ad una soluzione della controversia con i cosiddetti vulture funds che nell’estate 2014 aveva portato ad un nuovo, seppur circoscritto, episodio di default), e anche con l’Unione Europea, con la quale Macri intende riprendere le trattative per l’accordo di libero scambio con il MERCOSUR. L’Argentina potrebbe dunque tornare ad essere un interlocutore affidabile; paradossalmente, la crisi in atto in Brasile potrebbe favorire il governo di Macri nel perseguire una nuova leadership politica a livello sudamericano. Il 2016 sarà fondamentale per gettare le basi del nuovo corso, ma servirà comunque del tempo per affermare se l’Argentina potrà uscire dalle sue cicliche difficoltà.

Davide Tentori

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Se volete saperne di piĂą sul nuovo esecutivo argentino, potete visitare il sito della Casa Rosada.

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Foto: DonkeyHotey

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’UniversitĂ  “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualitĂ  di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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