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Wind of change in Kerala

Il vento del cambiamento soffia anche sui litorali del Kerala. Nello Stato all’Estremo Sud della Penisola Indiana, infatti, si sono tenute, Mercoledì 13 Aprile, le tredicesime elezioni dei membri dell’assemblea legislativa di Stato. I risultati, seppur saranno resi ufficiali non prima del 13 Maggio, sono già stati divulgati in parte e così anche la notizia dell’evidente tracollo del Partito Comunista, che nella regione aveva da sempre la propria roccaforte.

KERALA, TERRA DI COMUNISMO, CATTOLICESIMO E CULTURA– Stato di pescatori ed agricoltori, lo Stato del Kerala è del tutto particolare. Prima di tutto perché da sempre Comunismo e Cattolicesimo vi convivono, anzi si sostengono: è stata proprio la religione cattolica con le proprie idee di fratellanza ed uguaglianza universale a gettare le basi per una penetrazione dell’ideologia marxista in un tessuto sociale in fin dei conti omogeneo e privo di tensioni sociali. In secondo luogo, perché è l’unica regione indiana ad aver raggiunto un tasso di alfabetizzazione del 100% già nel 1990. Pertanto, il Kerala, pur essendo lontano dai livelli di sviluppo economico di altri stati quali  Punjab e Aryana, ha raggiunto con venti anni di anticipo l’eccellenza nel campo dell’istruzione, in cui l’intera India sta investendo maggiormente. Per questo motivo, gli abitanti di tale Stato e le loro preferenze politiche posso essere considerati come uno specchio emblematico delle tendenze, delle esigenze e dei cambiamenti che caratterizzano la popolazione indiana, sempre più colta ed istruita.

 

ELEZIONI A LUNGO ATTESE E MOLTO SENTITE – Le elezioni del 13 Maggio hanno registrato un afflusso record: dei 23.15 milioni degli aventi diritto al voto, ben il 75% si è presentato alle urne, segnando un picco storico per la regione. A riprova della consapevolezza politica dello Stato, in ben 127 seggi, su un totale di 140, il numero di donne ha superato il numero di uomini tra gli elettori. Anche quest’anno, come del resto è sempre stato dal 1957 in poi, le parti in competizione erano il Fronte Democratico Unito (UDF), guidato dallo storico Partito del Congresso Indiano, e il Fronte Democratico di Sinistra (LDF), coalizione di gruppi di sinistra sotto la leadership del Partito Comunista Indiano. Tuttavia, nonostante il tradizionale bipolarismo del sistema politico indiano, una terza forza ha partecipato alle elezioni, il Bharatiya Janata Party, partito nazionalista dalla forte matrice indù.

Queste tre forze hanno dovuto confrontarsi con due problemi crescenti e ben noti alla popolazione: da un lato, la crescita dei prezzi del cibo, che, inarrestabile, sta trascinando sempre più famiglie al di sotto della soglia di povertà, e dall’altro, un inaccettabile livello di corruzione della classe dirigente, da breve al centro del dibattito politico.

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IL TRAMONTO DEL PARTITO COMUNISTA – In tale contesto, il Partito Comunista, irrigidito dalla propria propaganda ed ideologia anti-borghese ed anti-capitalista, appare anacronistico. Prima di tutto, la tanto contestata globalizzazione non ha fatto altro che giovare al Kerala: le rimesse dai parenti emigrati a lavorare in ogni dove contano per 4, 5 miliardi di dollari all’anno ed il tasso di crescita del PIL, 6.98%, è più alto della media nazionale che si assesta attorno al 6.53%. Anche lo slogan secondo il quale solo i 59 miliardi d’India starebbero guadagnando dall’apertura al mercato e alle compagnie estere è confutato quotidianamente da una crescente classe benestante ed istruita, frutto di un sistema scolastico globalmente apprezzato.

Lo stesso Mr Karat, dirigente a livello nazionale, ammette il proprio fallimento, anche se solo a livello locale e non di ideologia. Per esempio in Kerala il Partito Comunista fatica a trovare il proprio spazio. Da una parte, perché il BJP ha attirato a sé quei nazionalisti indù che non si identificano nel laicismo proprio del marxismo, dall’altro la convergenza del Congresso verso politiche di welfare e di giustizia sociale mina le ragioni stesse dell’esistenza del Partito Comunista. Infine, l’LFD non ha saputo dare la risposta sperata alla crescente corruzione del sistema politico, nonostante sia l’unica forza politica apparentemente non coinvolta. Tuttavia un atteggiamento sempre piuttosto neutrale ha chiaramente favore un BJP, che della campagna anti-corruzione ha fatto la propria bandiera.

Rimane, comunque, che il Partito Comunista ha contribuito molto alla crescita del Kerala, promuovendo l’istruzione, i diritti delle donne e l’abolizione delle caste, elementi che hanno contribuito ad imprimere nel DNA della popolazione i valori marxisti di uguaglianza e solidarietà sociale. Proprio per questo motivo, queste elezioni più che determinare la scomparsa del Partito dal panorama politico, ne possono indirizzare una riforma.

Gloria Tononi

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