Analisi – Con l’intensificarsi della competizione economica globale e la crescente imprevedibilità delle politiche statunitensi, l’Unione Europea guarda all’India come partner per la diversificazione degli scambi. L’accordo di libero scambio attualmente in fase di negoziazione come tentativo europeo di allentare la dipendenza commerciale dagli Stati Uniti e di ampliare le possibilità offerte dal mercato indiano.
INDIA ‘VISHWA MITRA’: IL PARTNER GLOBALE AMICO DELL’UE
L’India è già il principale partner commerciale dell’Unione Europea in Asia meridionale, con un interscambio bilaterale che nel 2023 ha raggiunto i 124 miliardi di euro. Per Nuova Delhi, l’UE rappresenta la seconda destinazione delle esportazioni, subito dopo gli Stati Uniti, mentre per Bruxelles l’India costituisce solo il 2,2% del commercio estero, una quota che l’UE è decisa ad ampliare nell’ottica di una più solida diversificazione economica. Dopo oltre un decennio di stallo, i negoziati per un accordo di libero scambio sono stati rilanciati nel 2022 e hanno già attraversato dieci round di trattative. Il prossimo, previsto per maggio 2025 nella capitale indiana, potrebbe aprire la strada alla firma dell’intesa entro la fine dell’anno.
La visita ufficiale a Nuova Delhi dello scorso febbraio del Collegio dei Commissari europei, guidato da Ursula von der Leyen, ha dato nuovo slancio politico al dialogo bilaterale. Durante l’incontro con il Primo Ministro Narendra Modi, la Presidente della Commissione ha riconosciuto la complessità del percorso, ma ha ribadito l’ambizione europea di concludere “il più grande accordo commerciale bilaterale al mondo”.
Von der Leyen ha individuato tre direttrici per strutturare questa partnership strategica: commercio e tecnologia, sicurezza e difesa, connettività e cooperazione globale.
In ambito industriale, le strategie “Make in India” e “Made in Europe” appaiono sempre più allineate e offrono spazio per una cooperazione avanzata in settori cruciali come semiconduttori, tecnologie pulite, energia verde, difesa e idrogeno rinnovabile. L’obiettivo comune è costruire catene del valore più resilienti e ridurre i rischi in settori sensibili. A presidiare questa collaborazione c’è il Trade and Technology Council (TTC), istituito nel 2023, principale strumento di coordinamento in campo tecnologico tra le due potenze. Durante la seconda riunione ministeriale del TTC, tenutasi proprio a margine della visita a Nuova Delhi, sono emerse convergenze significative su intelligenza artificiale affidabile, interoperabilità delle infrastrutture digitali pubbliche, sicurezza informatica e sviluppo delle reti 6G.
Anche la sicurezza è entrata nell’agenda della cooperazione euro-indiana. Von der Leyen ha aperto alla possibilità di un partenariato in materia di difesa, sulla falsariga di quelli esistenti con il Giappone e la Corea del Sud. I campi d’intervento spaziano dalla sicurezza marittima alla lotta al terrorismo transfrontaliero, passando per lo spazio, il digitale e l’industria militare: ambiti in cui l’India punta a diversificare le proprie alleanze strategiche.
Infine, la connettività si configura come strumento geopolitico oltre che infrastrutturale. L’UE riconosce all’India un ruolo centrale nel dialogo con il Sud globale e la considera un ponte strategico tra continenti. Attraverso il piano Global Gateway – 300 miliardi di euro in investimenti infrastrutturali – Bruxelles punta a rafforzare le connessioni energetiche, digitali e logistiche con l’India e i Paesi limitrofi. In quest’ottica si inserisce il Corridoio India-Medio Oriente-Europa, annunciato nel 2023 durante la presidenza indiana del G20: un’infrastruttura multimodale che, tra ferrovie, pipeline per l’idrogeno verde e connessioni digitali ad alta velocità, promette di ridurre del 40% i tempi di transito tra India ed Europa. Una nuova “via dorata” che riflette una visione condivisa di sviluppo inclusivo e interdipendenza sostenibile.
Fig. 1 – Ursula von der Leyen e Narendra Modi
UN ALLEATO CONTESO
Per l’UE, rafforzare i legami con Nuova Delhi è diventato non solo un obiettivo commerciale, ma un imperativo politico. La necessità di diversificare i partner economici – resa ancora più pressante dai dazi imposti dalla presidenza Trump – spinge Bruxelles a costruire alleanze più solide e resilienti.
In questo contesto, l’accordo di libero scambio tra l’UE e l’India assume una valenza ben più ampia di un semplice trattato commerciale: rappresenta un passo verso una maggiore sovranità economica europea e un’opportunità diplomatica per consolidare alleanze durature in un’epoca dagli equilibri traballanti.
Nel frattempo, anche la seconda Amministrazione Trump sta rafforzando i propri legami con l’India attraverso una traiettoria parallela, anche se potenzialmente competitiva. La nomina di Marco Rubio a Segretario di Stato, noto per la sua linea dura verso la Cina e il sostegno all’India, apre nuovi spazi di cooperazione, soprattutto in ambito difesa e tecnologia. Nel 2023, ad esempio, Rubio ha promosso lo US-India Defence Cooperation Act, volto a rafforzare la sicurezza bilaterale nell’Indo-Pacifico.
La cooperazione tecnologica tra India e Stati Uniti sta inoltre accelerando, in particolare nei campi dell’intelligenza artificiale (AI), dei semiconduttori e del calcolo quantistico, anche grazie all’iniziativa iCET (US-India Initiative on Critical and Emerging Technologies). Figure di spicco dell’emigrazione indiana, come Sriram Krishnan, recentemente nominato consigliere politico della Casa Bianca per le politiche sull’AI, testimoniano l’interesse di Nuova Delhi a essere protagonista nelle sfide tecnologiche globali.
Ma non tutte le traiettorie sono convergenti. Sul piano energetico, la nomina di Scott Bessent a Segretario del Tesoro ha riacceso tensioni: le sanzioni contro il settore energetico russo hanno fatto salire il prezzo del greggio, mettendo sotto pressione un’India che importa oltre l’85% del proprio fabbisogno e che ha trovato nella Russia il principale fornitore.
Infine, il fronte migratorio si è trasformato in un altro nodo sensibile della relazione con Washington. La firma di un ordine esecutivo da parte del Presidente Trump per avviare la più vasta operazione di deportazione della storia statunitense ha colpito direttamente l’India, terzo Paese per numero di migranti irregolari negli Stati Uniti. Già durante l’Amministrazione Biden, nel 2023, circa 90mila cittadini indiani sono stati arrestati per tentativi di ingresso illegale. Una questione umanitaria e politica che rischia di complicare un’alleanza altrimenti strategica.
Fig. 2 – Modi con il premier polacco Donald Tusk
LA STRATEGIA DELLA DIVERSIFICAZIONE ADOTTATA DALLA COMMISSIONE NELLA POLITICA COMMERCIALE
Al momento l’UE può contare su oltre 70 accordi di libero scambio siglati con Paesi di tutto il mondo. Eppure, nel contesto geopolitico e commerciale attuale, questa rete viene considerata non più sufficiente. È in questa cornice che si inserisce la nuova stagione di attivismo commerciale della Commissione Europea, determinata a diversificare i propri legami esterni, riducendo al contempo le dipendenze critiche e rafforzando la propria autonomia strategica.
Sullo sfondo c’è il rapporto sempre più instabile con gli Stati Uniti, un tempo pilastro del commercio multilaterale. L’Amministrazione Trump 2.0 ha, infatti, riportato in auge una politica commerciale apertamente protezionistica: dazi generalizzati del 20% sulle importazioni europee, ridotti successivamente al 10% con scadenza fissata a luglio, e misure settoriali più aggressive – come il 25% su acciaio e alluminio – mettono a repentaglio la partnership transatlantica.
Inizialmente, la Commissione aveva reagito con contromisure simmetriche, imponendo tariffe del 25% su numerosi prodotti statunitensi, salvo poi sospenderle in un tentativo di de-escalation. Ma l’incertezza resta, alimentando interrogativi sull’affidabilità di Washington come partner economico stabile.
Corrispondentemente negli ultimi mesi sono stati avviati o rilanciati numerosi tavoli negoziali. A metà aprile, ad esempio, sono cominciate le trattative con gli Emirati Arabi Uniti per un accordo bilaterale di cui, al momento, si conoscono ancora pochi dettagli, ma che si preannuncia rilevante per le rotte energetiche e digitali del Golfo. A gennaio, in risposta al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Bruxelles ha riaperto il dialogo con la Malesia, Paese strategico per l’esportazione di componenti elettronici e olio di palma. Parallelamente, sono in corso colloqui con Canada e Messico per aggiornare e ampliare accordi già esistenti, con l’obiettivo di adattarli alle nuove dinamiche globali. In particolare, l’intesa con il Messico punta ad agevolare le esportazioni europee di beni alimentari, automobili e componentistica industriale.
CONCLUSIONI
La scommessa europea sull’India non è soltanto volta a mitigare l’impatto delle politiche protezionistiche a stelle e strisce, ma rappresenta il sintomo di una più profonda ridefinizione delle priorità dell’Unione. Per Bruxelles diversificare non significa semplicemente ampliare il ventaglio di partner economici. Significa ricostruire una propria centralità nel sistema globale, fondata su alleanze simmetriche, resilienti e orientate all’innovazione.
L’instabilità del pilastro atlantico diventa così occasione: l’opportunità di tracciare nuove traiettorie per la politica commerciale europea, meno dipendenti da equilibri volatili e più ancorate a una visione autonoma e multilaterale. In questa prospettiva, il rilancio dell’accordo di libero scambio con l’India assume un valore che va oltre l’economia. È, al tempo stesso, un investimento politico e una riaffermazione di principi: primo fra tutti, quello del libero mercato, che resta un caposaldo dell’identità europea anche nell’era dei nuovi protezionismi.
Filomena Ratto
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