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Il regno ‘bianco’ dell’Africa

La Guinea-Bissau, Paese costiero dell’Africa occidentale, è da tempo divenuto appetibile per i narcotrafficanti dell’America Latina. Un territorio non molto esteso, ma con circa ottanta isole molte delle quali disabitate e non controllate, rappresenta un “ponte” ideale per far atterrare tonnellate di cocaina

PALUDI DI MANGROVIE COME PISTE DI ATTERRAGGIO – La “merce” caricata dalle organizzazioni colombiane e venezuelane, transita nel Golfo di Guinea per giungere diretta in Europa. La Guinea è una terra ideale per farne un hub, sia per la conformazione del territorio che per la mancanza di controlli ,che per la diffusa corruzione. Risulta una terra perfetta per le ampie zone disabitate e le oltre 80 isole dove manca ogni sorta di controllo, e le paludi nascoste ed aride diventano piste di atterraggio. Lo Stato non oppone controlli e non ha forse alcuna volontà politica di farlo. Ci sono forti sospetti sulla collusione dei narcotrafficanti con alcuni esponenti delle alte cariche militari, e probabilmente anche alcuni membri del Governo tendono a “chiudere un occhio”: ciò ha garantito e continua a garantire il buon funzionamento di tutto il meccanismo e dell’intera catena. Il paese è povero e gli stipendi dei funzionari non riescono ad essere pagati; un paese che vive degli aiuti internazionali e adesso della cocaina. In un paese in cui c’è assenza di sicurezza e dove continui sono i colpi di stato risulta semplice far permeare le organizzazioni con la loro droga che ha un valore complessivo impressionante. Il consumo di cocaina sta aumentando e la polvere bianca , smistata e nascosta in Guinea-Bissau, fa raggiungere proventi che vanno spesso a finanziare i guerriglieri dei paesi limitrofi.

 

QUANDO L‘ALTERNATIVA E' L‘OMERTA' – Constatata la dilagante corruzione, resta un paese in cui regna l’impunità legata la potere economico e finanziario. La polizia guineana non ha mezzi né fonti per sconfiggere o arginare i narcos e anche acciuffarli non risolverebbe il problema, visto che manca un sistema giudiziario o prigioni dove poterli recludere e giudicare. A dura prova è messa la possibilità di una nascente democrazia in Guinea-Bissau e l’aiuto anche a livello internazionale dovrebbe servire a rafforzare un’ossatura statale debole e malata. Coloro che indagano sul narcotraffico, sono poi soggetti a minacce del crimine organizzato; il che rende la situazione vulnerabile e critica. Funzionari dello stato che sono ormai parte integrante della catena garantiscono il proliferare di reti di contrabbando fatte di omertà, minacce e paura. Alcune rivelazioni di Wikileaks sulla Guinea-Bissau hanno dimostrato che negli ultimi anni non solo è aumentata l’affluenza di droga nel paese, ma che la corruzione arriva fin su ai vertice dello Stato fino al coinvolgimento anche del figlio dell’ex presidente Contè.

Gli Stati Uniti hanno tra le priorità della loro politica estera un intervento diplomatico per contrastare la produzione di sostanze stupefacenti, anche perché l’aumento del traffico di droga è una seria minaccia per gli Stati Uniti. Anche se d’altra parte, gli obiettivi strategici statunitensi sono quelli di mantenere la stabilità politica dell’area con il solo obiettivo di contrastare il terrorismo internazionale. I narcotrafficanti prevedono un coinvolgimento delle maggiori organizzazioni internazionali che vanno dalle Farc colombiane all’Al Qaida maghrebina. Gli stati Uniti premono per una vigorosa riforma del sistema giudiziario e per una riforma delle forze armate.

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MATTONI PER LA DEMOCRAZIA – Creare e diffondere democrazia in questa terra nera e sempre più povera deve essere una priorità urgente per evitare che il controllo passi definitivamente nelle mani della criminalità organizzata. Gli indici di valutazione dello sviluppo economico sono rimasti sostanzialmente invariati da quando la Guinea-Bissau si è resa indipendente. E’ un paese che si è collocato agli ultimi posti nella lista della qualità della vita nei paesi del mondo. Resta alto il tasso di povertà e senza adeguate politiche, si deve continuare a provvedere alla sussistenza di gran parte della popolazione, continuando quindi anche a dipendere dagli aiuti internazionali. Le richieste da parte della gran parte della popolazione locale è di abbattere l’ampia rete di clientelismo e corruzione e di spoliticizzare le cariche dirigenziali e smettere di lasciar carta bianca a persone poco competenti in scelte cruciali per l’intero paese. Ma il paese è incapace di combattere da solo questo problema e c’è bisogno di una risposta collettiva. Occorre un aiuto tecnico – finanziario da parte di attori regionali e internazionali.

Adele Fuccio

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