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In cerca di una rinascita

Con l'assedio di Sirte, gli scontri a Bani Walid e le sorti del colonnello sempre più incerte, è arrivato il momento di capire chi sta dietro le quinte degli eventi libici degli ultimi mesi. Se il CNT libico è ormai considerato da tutti l'unico interlocutore affidabile per la Libia post-Gheddafi, non è però l'unico attore politico affermatosi durante questi sette mesi di rivolta contro il regime. Sarà compito dei nuovi vertici istituzionali mediare con le varie entità e culture di questo Stato tribale per giungere alla creazione di una nuova nazione e di un nuovo popolo libico

LA “NUOVA” CLASSE DIRIGENTE– Tra le prime defezioni del gabinetto del regime seguite alle repressioni violente di Bengasi spicca la figura di Mustafa Mohammed Abul Jalil (foto sotto), ora Presidente del CNT ma ex ministro “scomodo” della Giustizia. Altra figura di spicco del CNT è Mahmoud Jibril, ex-direttore del Consiglio nazionale per lo sviluppo economico e il Consiglio per la pianificazione nazionale di Tripoli, Professore di Pianificazione strategica presso l’Università di Bengasi, ha pubblicato una decina di libri, anche sulla politica estera americana. Oggi capo del governo e responsabile degli Esteri del CNT, è la vera stella nascente della Libia del futuro. Con alcune cariche del nuovo governo annunciato dal CNT ancora da decidere, ciò che è chiaro è la fiducia riposta nei membri delle vecchie Istituzioni che hanno sempre mantenuto posizioni indipendenti dal regime di Tripoli.

LE RISORSE DEL REGIME- A differenza di quanto accaduto in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein, non si è cercato di portare a termine un’epurazione delle istituzioni che eliminasse la classe dirigente di un regime in realtà ricco di posizioni differenti e di fratture politico-ideologiche. La Libia è sempre stata caratterizzata dall’importanza delle diverse culture e tradizioni tramandate dalle fazioni tribali presenti sul suo territorio. Già questa scelta è sufficiente a dimostrare la maturità della popolazione libica che ha accettato compromessi inevitabili per arrivare all’obiettivo principe di questa Primavera “Made in Bengasi”, ovvero la caduta del Raìs.

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LE FORZE POLITICHE IN CAMPO- Tuttavia oltre ai membri del CNT, si stanno facendo largo nella scia della rivolta nuovi movimenti politici, affiancati da forze di vecchia data rinate dopo la fine dell’oppressione. I Fratelli Musulmani sono attivi in Libia dal 1979 e sono sempre stati la componente più organizzata dell’opposizione al regime, poco propensi ad apparire in pubblico e sottovalutati dai media rappresentano la vera alternativa alle scissioni tribali, nonostante i loro dichiarati obiettivi di rinascita islamista per la nuova nazione libica. Del 1981 è invece il Fronte Libico di Salvezza Nazionale, altro movimento di opposizione al regime propone da sempre per il dopo Gheddafi un cocktail istituzionale a base di libere elezioni, separazione dei poteri, decentramento amministrativo, fratellanza e solidarietà tra la popolazione e partecipazione alle Organizzazioni Internazionali per la cooperazione e lo sviluppo di nuove relazioni bilaterali e multilaterali. Sarà solamente al tempo delle elezioni che i due movimenti più importanti caleranno i loro assi per aggiudicarsi la fetta di potere che da tempo attendono invano.

I PERICOLI DELL’ESTREMISMO- Oltre ai movimenti politici già citati rimane il tanto pubblicizzato pericolo “Jihadista”, se è vero che più volte cellule islamiche hanno rivendicato la paternità della rivolta libica e la propria partecipazione alle operazioni delle forze armate del CNT, questi movimenti rimangono perlopiù marginalizzati tra le svariate “fedi” della nuova Libia. Un popolo che ha sopportato quarantadue anni di regime e che solo ora arriva ad assaporare il gusto della libertà, sarà difficilmente disposto a tornare in condizioni di oppressione seppur in nome della religione islamica. Se c’è un punto fermo tra tutte le incertezze affiorate dopo la Primavera Araba è proprio la sconfitta subita dai movimenti qaedisti e jihadisti nell’interpretare le voci dei popoli islamici. Sullo sfondo restano altri partiti minoritari che si rifanno alle esperienze baathiste della regione mediorientale (il movimento politico cui faceva riferimento, tra l’altro, Saddam Hussein), ma che con l’evoluzione della situazione in Siria (baathista è infatti anche il partito di Assad) rischiano di perdere ogni speranza di credibilità.

TEMPO DI BILANCI – Con la probabile fine delle ostilità entro tre mesi, tanto è stata prolungata la missione NATO, è giunto per il CNT il momento di stilare una summa sugli obiettivi raggiunti e quelli ancora da perseguire, con le elezioni democratiche poste a faro del futuro, la Libia deve continuare ad allacciare più legami possibili con la Comunità Internazionale e con gli attori che contano. Dopo la risoluzione di Mercoledì del Parlamento Europeo su un’azione condivisa e non unilaterale nel sostegno al processo di State re-building, sarà forse tempo di mettere – momentaneamente – da parte la sete di appalti e commesse che vede Italia, Francia e Gran Bretagna protagoniste di continui tentativi di cooptazione, per passare ad un vero programma di rilancio per un paese da rilanciare nell’economia e sulla scena mondiale.

Fabio Stella [email protected]

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Fabio Stella

Fresco di laurea in relazioni internazionali, con il sogno della carriera diplomatica nel cassetto, la voglia di nuovo e la curiositĂ  l’hanno spinto per fare le valigie per l’estremo Oriente, da dove non sembra voler piĂą tornare. Autore del “7 giorni in un ristretto” redige per voi il calendario della ComunitĂ  Internazionale ogni lunedì anticipandovi curiositĂ , scandali, intrighi e retroscena della geopolitica in ogni angolo del pianeta. Citazioni altisonanti e frasi ad effetto le sue armi “preferite” insieme all’ambizione di rimanere perennemente in equilibrio sul filo del rasoio delle previsioni “da sfera di cristallo”, con una tazzina di “caffè” rigorosamente “espresso” in mano.

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