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"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

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Quanto conta Berlino?

In tempi di crisi economica la Germania viene sempre più considerata il decisore di ultima istanza delle politiche europee. Resta da chiarire se ci troviamo di fronte ad un egemone oppure ad una sorta di “primus inter pares” la cui libertà d'azione è limitata. La stabilità economica e finanziaria – almeno fino ad oggi – ne fanno comunque in ogni caso l'attore più rilevante nell'Unione Europea di oggi

DI NUOVO PROTAGONISTI – L’Europa e il debito sovrano, l’Europa e la disoccupazione, l’Europa e le scelte dolorose. In una parola, l’Europa e la crisi. Se n’è parlato molto e  se ne parlerà ancora a lungo di un fenomeno che sta cambiando il mondo, che ha accelerato l’ascesa dei Paesi Emergenti e sta spingendo a rallentando quelli di antica industrializzazione. In Europa la crisi sta modificando gli equilibri fra gli stati membri e sta creando fratture fra nord e sud. Come tutti – o quasi- i fenomeni europei, esso si presenta in forma complessa, perché molti sono gli attori in gioco e altrettante le sfumature. Pur essendo coscienti che la semplificazione è sempre un peccato nell’analisi politica, si può supporre che al centro delle nuove dinamiche sia il ruolo della Germania. La Germania unificata, la Germania che rappresenta il bastione contro gli attacchi alla moneta unica. Sono stati in molti i giornali che si sono spesi a raccontare come Berlino stia emergendo a guida del Vecchio Continente. Parlando di onde lunghe, viene spontaneo notare come la Germania stia conoscendo un’espansione politica unica da settant’anni a questa parte. Per tutta la guerra fredda il Paese era stato diviso dal bipolarismo mondiale, con il capo chinato per i misfatti del Reich. Ora -quasi controvoglia- si trova di nuovo ad essere il campione dell’Europa continentaleMANCANZA DI LEADERSHIP – Ma fino a che punto si spinge l’influenza tedesca? Angela Merkel propone una politica di tempi lunghi, in cui ognuno deve fare il suo dovere e le mosse ardite sono fuorilegge. Certo, la cancelliera cammina sulle uova. La diffidenza tedesca verso trasferimenti indiretti di denaro ai paesi debitori non gonfia le vele del coraggio. Ma, come ha sottolineato Ernesto Galli Della Loggia sul “Corriere della Sera” qualche tempo fa, a giudicare da quanto si è visto dall’inizio della crisi c’è una mancanza generale di leadership in tutte le capitali, Berlino inclusa. Manca uno statista anche sappia prendere il timone della nave. E questa, abbandonata ai flutti della tempesta, rischia di affondare. A riprova delle reticenze politiche europee vanno citati i recenti incontri dei vertici politici continentali. Sfociati in importanti dichiarazioni, non sono stati in grado, però, di rassicurare i mercati o mettere sul piatto un piano concreto e definitivo.

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UN POTERE LIMITATO – Al di là del non-decisionismo e della mancanza di coraggio, va detto che nessuno in Europa può contare essere considerato un egemone. La Germania è il più Paese più popoloso e quello con la maggiore economia del’’eurozona. Secondo i dati riportati dal Fondo Monetario Internazionale, il suo PIL (misurato a parità di potere d’acquisto) nel 2010 era di oltre 3,2 trilioni di dollari. La sua tripla A in tema di sicurezza finanziaria non è stata attaccata né, a differenza della Francia, traballa (quantomeno per ora). Nonostante questo, Berlino non è in condizione di decidere da sola le strategie future della comunità. Il suo peso strategico, in un momento in cui gli altri attori sono in difficoltà, aumenta. Ma in condizioni normali la sua influenza è quella di un primus inter pares piuttosto che quella di un leader assoluto. E questo è tanto più vero quando si pensi che l’Europa è un castello costruito sul concetto di consenso. I trattati proteggono efficacemente i diversi partner e rendono eventuali imposizioni più difficili. Non solo, ma i sentimenti anti-europeistici di alcuni membri potrebbero essere aggravati se le politiche di Berlino sembrassero aggressive. In conclusione,sembra che ci siano buone ragioni per credere che la Germania –nonostante sia la prima “potenza” europea- abbia in realtà una capacità di imporre il proprio volere piuttosto limitata.  Costrizioni interne, un peso poi non così eccessivo e la mancanza di un leader forte ne limitano fortemente l’influenza. Michele Penna [email protected]

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