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La via cinese allo Stato di diritto

Al fine di diminuire la corruzione e migliorare la governance del Regno di mezzo, la leadership cinese ha deciso di promuovere lo Stato di diritto come elemento essenziale per la crescita del Paese. Le contraddizioni insite in tale scelta non sono poche e tra opposizioni e aspettative si gioca una partita di difficile lettura.

LO STATO DI DIRITTO – La Rule of Law (RoL) è il principio secondo il quale sia la legge, e la sua certezza, a governare uno Stato e non l’arbitrio di un individuo. Principio nato nell’Inghilterra del XVI secolo, esso limita l’azione di governanti e governati in totale opposizione alle forme di governo autoritarie. Ulteriori aspetti rilevanti della Rule of Law sono l’impatto sulla crescita economica, il miglioramento della governance e la riduzione della corruzione.

LA QUARTA SESSIONE PLENARIA – Ogni congresso del Partito comunista cinese dura cinque anni, durante i quali i circa 370 membri della Commissione centrale si incontrano in seduta planaria per sette sessioni:

  1. La prima sessione, tenuta in occasione del nuovo congresso del partito, si focalizza sull’elezione del politburo e l’assegnazione di altre cariche importanti.
  2. La seconda sessione, organizzata nella primavera seguente, si concentra sulle prioritĂ  di alto livello della legislatura.
  3. La terza sessione viene avviata nell’autunno successivo e si definisce come momento cardine del quinquennio: la leadership del partito decide le politiche economiche da implementare e i metodi della loro applicazione. Non a caso fu proprio durante il terzo plenum del XXI congresso che Deng Xiaoping decise di aprire le porte della Cina al mondo. Le riforme che il partito, sotto la leadership di Xi Jinping, ha deciso di seguire lo scorso anno sono riforme del percorso di crescita economica, con una riduzione dell’importanza di FDI (investimenti diretti all’estero) ed esportazioni a favore della crescita di consumi interni e applicazione della Rule of law.
  4. La quarta sessione, appena conclusasi, gioca un ruolo importante nella direzione della governance del partito e definisce le misure e le relative tempistiche per implementare ulteriori riforme.
  5. La quinta e la sesta sessione, tenute il quarto e il quinto anno, definiscono questioni ideologiche e militari. Durante il quinto plenum viene, inoltre, annunciato il nuovo piano quinquennale.
  6. Il settimo plenum viene organizzato una settimana prima del nuovo congresso del partito. La sessione è decisiva per definire i processi di transizione e la nomina di nuovi leader.

LE CARATTERISTICHE CINESI DELLA RoL – La lettura di una riforma di stampo semi-liberale in uno Stato autoritario è di difficile esplicazione. La tensione tra lo Stato di diritto, dove la legge è suprema, e uno Stato autoritario, dove il partito è incontrastato, crea più di un dubbio sulle reali intenzioni perseguite. Ciò che è indubbio è che il Partito comunista cinese non intende lasciare spazio a un sistema di ispirazione occidentale, né creare le basi per tale avvenimento in un futuro più o meno lontano. L’assoluto controllo del partito sullo Stato è fuori discussione.
Eppure le molte riforme firmate da Xi Jinping nell’ultimo anno difficilmente possono essere interpretate come specchietti per le allodole o pubblicitĂ  sui media dell’Occidente. L’uso della pena di morte è stato ridotto ed è in discussione un’ulteriore riduzione della sua applicazione, una nuova legge penale è stata introdotta con significativi passi avanti sui diritti delle persone sotto processo. Inoltre il sistema di rieducazione e i campi di lavoro sono stati aboliti.
Migliorare lo stato del sistema legale e la sua percezione è, quindi, una necessitĂ  che scavalca il mero controllo della societĂ  civile e mira a migliorarne le aspettative attraverso una rilettura della governance del partito. Il vero obiettivo della riforma sembra essere, pertanto, proprio il rapporto tra gli alti quadri del partito e gli ufficiali locali, nonchĂ© tra gli ufficiali (e i loro abusi) e i cittadini, lasciando inalterata l’autoritĂ  degli alti quadri su tutta la realtĂ  statale.

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Una donna lancia volantini di protesta in piazza Tienanmen nel giorno dell’apertura della quarta sessione plenaria del Partito comunista

IL POTERE GIUDIZIARIO – Allo stato attuale il potere giudiziario è sotto il controllo del partito, che lo influenza ogni qualvolta gli è necessario. Un sistema giudiziario totalmente indipendente non è di fatto auspicabile se il partito vuole mantenere il controllo sulle richieste della crescente borghesia cittadina. D’altra parte, la mancanza della “certezza del diritto” e la corruzione endemica sono due bottleneck alla crescita del sistema privato. Non è un mistero, infatti, che sia compagnie cinesi che straniere vedano una riforma del settore legale, con un occhio attento agli aspetti commerciali, come necessaria.
Il nodo centrale, non ancora chiarito, della riforma consiste nel come i giudici verranno scelti: da una parte si vuole mantenere la “lealtà al partito” come fattore determinante, dall’altra si spinge per una riforma nel senso del “professionalismo”. Con il plasmarsi della riforma è probabile che la seconda voce riesca a vincere, ma che siano mantenuti poteri di veto dal partito rispetto ad alcuni casi per cui verranno create corti speciali ad hoc.

CONCLUSIONI – Le novità introdotte dalla quarta sessione plenaria definiscono un percorso che aumenta la sensibilità della legge nei confronti della società civile e, parzialmente, rispetto al partito. Restando ferma la leadership del partito in quanto caratteristica essenziale del governo socialista, e quindi una immunità per le figure di spicco rispetto alla questione della legge, molti ufficiali temono che le aspettative della popolazione rispetto alla Rule of Law possano essere diverse e creare tensioni sociali. Che queste aspettative della società civile siano reali o meno è difficile dirlo: quello che è chiaro è che le riforme prospettate da Xi Jinping, ben lontane da una liberal-democrazia occidentale, stanno incontrando una grande opposizione nei rami conservatori del partito, che temono per il proprio potere. L’implementazione di uno Stato di diritto, seppur parziale, in uno Stato autoritario a partito unico è una sfida di ingegneria politica dal grande potenziale.

Federico G. Barbuto

[box type=”shadow” align=”aligncenter” ]Un chicco in piĂą

Lo stato delle riforme nel Regno di mezzo ha diverse chiavi di lettura. Se da una parte Stato di diritto e lotta alla corruzione sono necessari per mantenere l’ordine sociale e la crescita economica, dall’altra parte un gran numero di ufficiali indagati per corruzione sono collegabili a Xi Jinping e a una consolidazione del suo potere. Per tale motivo molti analisti si mostrano scettici rispetto ai progressi della Cina nell’affermazione di una Rule of Law d’ispirazione liberale strumentale al mantenimento del potere. [/box]

 

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Federico G. Barbuto
Federico G. Barbuto

Laureato in Scienze Politiche alla LUISS di Roma, dove ho anche conseguito un MA in International Relations, mi sono trasferito in Cina nel 2012 dove ho ottenuto un MA in Economics presso la Renmin University of China. Dopo aver lavorato in una compagnia di investimenti mi sono trasferito prima in Colombia e poi in Belgio, dove lavoro nel mondo dell’UE.

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