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Scende in campo Rahul

Non stiamo parlando di Real Madrid, Schalke o affini calcistici, né tantomeno della Cuba di Castro junior. Siamo in India, dove la coalizione di governo guidata dal Partito del Congresso di Sonia Ghandi è in forte crisi, e per il suo rilancio nella campagna elettorale in Uttar Pradesh punta tutte le sue carte sull'ultimo rampollo della dinastia Ghandi. Vediamo insieme in che modo

LA CRISI DELL’ATTUALE GOVERNO INDIANO – Nel 2009 la coalizione dell’UPA (Alleanza Progressista Unita) guidata dal Partito del Congresso di Sonia Gandhi, protagonista della scena politica indiana fin dall’indipendenza del paese nel 1947 e da sempre sotto la guida dalla “dinastia” Nehru-Gandhi, ha vinto le elezioni federali con un grande successo inaspettato, dando vita all’attuale governo indiano guidato dall’ormai settantanovenne Manmohan Singh. A distanza di tre anni dall’inizio della legislatura la coalizione di governo sta attualmente attraversando un momento molto drammatico. Il Partito del Congresso è considerato da molti un meccanismo politico ormai obsoleto incapace di rispondere alle necessità della popolazione e alle sfide che la globalizzazione e i mercati internazionali gli impongono. Ad aggravare ulteriormente la situazione ci sono poi le pesanti accuse di corruzione che gravano su diversi dei suoi esponenti ed infine la grave malattia che ha colpito la sua amatissima presidente, la quale probabilmente sta valutando l’idea di rassegnare le dimissioni.

Il rischio per il governo è grande: se non otterrà buoni risultati nelle elezioni locali che si terranno il prossimo febbraio, sarà costretto ad indire le elezioni anticipate. Per scongiurare questo evento, il partito ha fatto forti pressioni a che il riluttante primogenito di Sonia entrasse ufficialmente nella scena politica nazionale. Fino alla campagna elettorale del 2009, infatti, il quarantenne Rahul Gandhi aveva mantenuto un profilo politico molto basso preferendo l’attività imprenditoriale a quella di politico, ma come i suoi genitori probabilmente non ha avuto grandi possibilità di scelta e ora dovrà comunque farsi carico dell’eredità lasciatagli dalla sua famiglia, raccogliendo il testimone nella speranza di dare una svolta consistente all’azione di governo e rilanciarne l’immagine per scongiurarne la caduta.

RAHUL, ROTTAMATORE ALLA RENZI – Dopo la sua nomina nel 2007 a Segretario Generale dell’All Indian Congress Commitee, la discesa in campo di Rahul è stata accolta positivamente e la sua popolarità è in crescita. Ciò grazie anche alla sua appassionata ed intensa partecipazione alla campagna elettorale per le elezioni legislative di febbraio, in particolare nello stato dell’Uttar Pradesh. Si tratta di una scommessa elettorale importantissima.

L’Uttar Pradesh (in rosso nella cartina qui sotto) è un vero e proprio stato nello Stato, che si trova nella parte settentrionale del sub-continente, è il quinto per dimensione, ma il primo per popolazione con ben 200 milioni di abitanti. Fino agli anni ’90 è sempre stato governato dal Partito del Congresso, passando poi sotto il controllo dell’opposizione, o meglio di quello che in India viene oggi definito il terzo polo, il partito del Bahujan Samaj Party, guidato dalla dalit (intoccabile) Mayawati (il primo partito d’opposizione è il Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito nazionalista indù spedito all'opposizione da Sonia nel 2004).

Nella sua attuale campagna elettorale, Rahul sta cercando di dipingere la sua avversaria come un leader corrotto che ha perso il contatto con il suo elettorato riferimento, mentre lui si propone come la giusta alternativa affinché siano ascoltate e accolte le richieste che provengono appunto dalla casta dei dalit. Secondo la stampa indiana Rahul avrebbe dichiarato di essere disposto a mettere per iscritto che se il suo partito vincerà le elezioni sarà in grado di attuare un totale restyling dello stato in soli cinque anni e di rimetterlo completamente in piedi entro dieci trasformandolo nel primo stato del sub-continente. Accusa, inoltre, il governo Mayawati di corruzione e di essere stato incapace di utilizzare in modo corretto i fondi messi a disposizione dallo stato centrale di New Delhi per lo sviluppo dell’Uttar Pradesh.

DALLA PARTE DEI CONTADINI – Per dare prova della veridicità delle intenzioni del Partito del Congresso, Rahul ha intrapreso una lunga marcia all’interno dello Stato indossando il Nike e kurta pijama – il tipico abito degli uomini indiani – e percorrendo una ventina di chilometri al giorno per ascoltare e fare propria la protesta degli agricoltori contro l’espropriazione forzata delle terre che si trovano lungo il tracciato della nuova autostrada che dovrebbe collegare New Delhi alla città di Agra. I contadini ritengono di non aver ricevuto il giusto indennizzo per le terre che gli sono state portate via.

A tal proposito è adesso al vaglio del governo una proposta di legge che permetta una modifica sostanziale della Land Acquisition Act, risalente addirittura all’epoca britannica, e spera che il Parlamento possa approvarla al più presto, per dare un segnale concreto agli agricoltori che si sentono usurpati delle loro proprietà in modo da garantirsi il loro appoggio alle elezioni risollevando così le sorti dell’attuale legislatura. Allo stesso tempo però all’interno della coalizione al potere non c’è accordo sul ruolo che in futuro dovrà avere lo Stato sulle acquisizioni di terra da destinarsi ad uso industriale o commerciale e soprattutto sul modo nel quale si dovrà definire il giusto prezzo per la terra espropriata.

UN DIFFICILE BANCO DI PROVA – Questa vicenda non ha solo un peso politico non indifferente per il futuro governo dell’India ma riflette da sempre il più grande dramma del paese: lo sviluppo crescente e vertiginoso del sub-continente si scontra costantemente con le enormi sacche di povertà, miseria e disuguaglianza che ancora lo attanagliano.

Per Rahul si tratta di un test politico fondamentale, è sotto la luce dei riflettori e dovrà dare prova delle sue capacità politiche. La “riconquista” dell’Uttar Pradesh è il suo personale banco di prova. Se non dovesse essere in grado di affrontare adeguatamente questa sfida e non raggiungesse buoni risultati in questa importante tornata elettorale, il governo potrebbe essere costretto a ricorrere alle elezioni anticipate. Sta di fatto che dopo le elezioni, in caso di vittoria, dare concretamente le risposte che la popolazione si aspetta sarà in assoluto il compito più arduo.

Marianna Piano [email protected]

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