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Il Giro del Mondo in 30 Caffè 2012 – La Nigeria è il Paese africano piĂą popoloso e quello che, insieme al Sudafrica, ha le possibilitĂ  per diventare una grande potenza regionale. L’economia viaggia a gonfie vele, complice lo sfruttamento delle risorse petrolifere e gli investimenti in arrivo dalla Cina. Tuttavia le forti tensioni religiose provocate dagli attentati della setta islamica Boko Haram mettono a rischio la stabilitĂ  interna. Ecco le principali prospettive e sfide per l’anno nuovo

 

IL DECOLLO – La Nigeria può essere inserita tra i quattro paesi al mondo che ha mostrato i migliori tassi di crescita negli ultimi anni, ed è stata accostata dalla Banca Mondiale alle nazioni del ‘BRICS’ (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Dal 2003 al 2010 il PIL della nazione piĂą popolosa del continente (155 milioni di persone) e’ cresciuto mediamente del 7,5 per cento, superando la doppia cifra nel 2003 e nel 2004 e non scendendo mai sotto il sei per cento, neanche negli anni piĂą difficili della crisi economica internazionale. L’incremento atteso per l’anno 2011 è stato dell’8 per cento, e seguendo questi tassi di crescita la Nigeria è destinata a entrare nel club delle venti principali economie mondiali entro il 2050. Il paese ha lanciato il 19 dicembre il suo terzo satellite in meno di sei mesi: operazione portata a termine dalla base cinese di Xichang (a parte il Sud Africa, la Nigeria e’ l’unica nazione sub-sahariana a poter contare sulla tecnologia satellitare). La Nigeria ha effettuato enormi investimenti nei settori tecnologici legati alla telefonia e alle comunicazioni e si stima che i principali paesi dell’Africa occidentale abbiano speso in media un miliardo di dollari all’anno negli ultimi cinque per portare ai propri cittadini cavi in fibra ottica per avere connessioni internet piĂą veloci: circa il 50% di questi fondi e’ arrivato dalla Nigeria.

 

CINIGERIA? – I rapporti tra i governi di Pechino e Abuja sono sempre piu’ stretti e a fine 2011 il valore degli scambi commerciali è stato di circa 10 miliardi di dollari, in crescita del 20% rispetto all’anno prima. Proprio Cina e Nigeria sono i due paesi che secondo le stime Onu saranno nel 2050 rispettivamente al primo e terzo posto per numero di abitanti. Per la Cina la Nigeria e’ il quarto partner commerciale piĂą importante del continente, mentre per il Paese africano Pechino e’ giĂ  il secondo partner commerciale in assoluto. La presenza di imprese cinesi in Nigeria cresce di anno in anno in tutti i principali settori produttivi: risorse minerarie, agricoltura, metallurgia, chimica, pesca. Si stima che il 60% dei prodotti elettronici e meccanici importati in Nigeria siano ‘made in China’, un’espansione che il governo locale sta cercando di attenuare con numerosi incentivi allo sviluppo dell’industria manifatturiera nazionale con la piĂą classica politica di sostituzione delle importazioni (tipica dei paesi francofoni).

 

CEMENTO E CELLULOIDE – La Nigeria, ad esempio, diventerĂ  autosufficiente nella produzione di cemento a partire dal 2012 grazie all’inaugurazione di un nuovo cementificio nello stato confederato di Ogun (Nigeria sud-occidentale). Il campione nazionale della produzione di cemento è il gruppo Dangote, una delle principali multinazionali autoctone del continente che spazia, tra l’altro, dall’alimentare alla finanza, dai servizi all’immobiliare. E proprio il patron del gruppo,  Aliko Dangote, che si colloca al vertice della lista ‘Forbes’ degli uomini piĂą ricchi del continente e riveste in Nigeria un ruolo centrale nella vita economica, politica e della cronaca mondana segna un cambio significativo del paese: di lui in passato si è parlato come possibile acquirente di squadre blasonate del campionato inglese,  ripercorrendo il solco tracciato degli oligarchi russi o dei petrolieri arabi. La Nigeria è anche la nuova Mecca del cinema:  con 300 mila impiegati, l’industria cinematografica di Nollywood, la risposta africana all’americana Hollywood e all’indiana Bollywood, è il secondo datore di lavoro in Nigeria. A superare Nollywood è solamente l’amministrazione pubblica. L’industria cinematografica nigeriana si colloca al terzo posto per fatturato complessivo, grazie alle oltre 200 pellicole sfornate ogni mese, con un volume d’affari annuo di circa 250 milioni di euro (numeri raddoppiati nel giro di cinque anni in un’industria dove il budget della maggior parte dei film è di poche migliaia di euro).

 

LE PREVISIONI PER L’ORO NERO – Tuttavia, nonostante alcune prospettive di diversificazione, la Nigeria è un paese emergente grazie al petrolio. L’esportazione di petrolio e gas rappresentano piĂą del 95% dell’export del paese e le royalties che ne derivano costituiscono l’80% del budget del governo federale. Il budget statale 2012 presentato dal presidente Goodluck Jonathan richiede introiti per circa 29 miliardi di dollari, il sei per cento in piĂą di quanto stanziato per il 2011 (un quinto del budget sarĂ  destinato alla sicurezza interna). Il Pil e’ previsto in crescita del 7,2% nel 2012, in linea con l’incremento del 2011 (in virtĂą anche di previsioni degli analisti che vedono il prezzo del barile attestarsi a circa 100 dollari al barile anche nel 2012). La Nigeria inoltre dovrebbe migliorare ulteriormente il rapporto deficit/Pil, previsto a fine 2012 al 2,75%. Tuttavia, nonostante le previsioni che vedevano l’inflazione ad un accettabile 10%, la decisione del Presidente Jonathan di tagliare i sussidi ai prezzi del carburante apre nuovi scenari di potenziale instabilitĂ . Infatti, benchĂ© la Nigeria sia uno dei principali produttori di petrolio a livello globale, le quattro vecchie raffinerie di cui dispone coprono a malapena il 10% del fabbisogno nazionale di carburante. E a seguito della decisione di Goodluck di tagliare i sussidi, il prezzo della benzina è piĂą che raddoppiato e sono subito comparse le barricate in piazza con morti e numerosi feriti in pochi giorni. I sindacati hanno indetto uno sciopero generala. Finora il costo reale alla pompa era stato calmierato dal governo. Una situazione che, secondo l’esecutivo, non era piĂą sostenibile per l’erario. Da qui la sospensione dei sussidi e il conseguente aumento di benzina e generi di prima necessitĂ .

 

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LE TENSIONI INTERNE – Si apre quindi un nuovo fronte caldo sullo sfondo delle devastanti tensioni inter-religiose che fanno da sfondo all’ascesa della setta Islamica Boko Haram. Fondata nel 2002 dall’imam Mohammed Yusuf e ispirata ai talebani afgani, la setta (il cui nome significa letteralmente “l’educazione occidentale è peccato”) è stata la vera protagonista del 2011 Nigeriano, e con i suoi sanguinosi attacchi è assurta all’onore delle cronache dei media internazionali. Boko Haram presenta molte analogie con Al Qaeda nel Maghreb Islamico (il gruppo che opera tra Mali, Mauritania e Niger), e i due gruppi si saldano in una ideale linea del terrore (che ricarca quella del Sahel) con le milizie islamiche del Sudan e quelle somale di al-Shabaab. Le operazioni di Boko Haram, composta da poche centinaia di militanti ben addestrati, armati fino ai denti ed imbevuti di ideologia, hanno subito un’impennata dall’aprile del 2011, ovvero a seguito dell’elezione del cristiano Jonathan. Un’elezione controversa, dopo il vuoto di potere creatosi a seguito della morte del presidente musulmano Yar’Adua che ha capovolto gli storici equilibri che fino ad allora avevano visto le Ă©lite politiche musulmante settentrionali bilanciare efficacemente la maggiore ricchezza e dinamicitĂ  delle regioni cristiane meridionali, e che ha rotto il patto implicito di alternanza tra un Presidente cristiano ed uno musulmano. Il governo ha risposto con la repressione, ma le ragioni della malattia rimangono inalterate e vanno ricercate nella debolezza e nella corruzione degli apparati burocratici statali e militari lontani dall’occhio del potere centrale, nell’emarginazione economica delle regioni del Nord e nella radicalizzazione strumentale delle sue Ă©lite politiche quale unica arma per bilanciare il potere del piĂą ricco sud. Le tensioni e le violenze sono destinate a continuare in questo 2012, che si annuncia, nonostante l’esplosione economica, come un anno molto difficile per la tenuta della federazione Nigeriana.

 

Stefano Gardelli

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