Caffè Europeo – Repubblica Ceca e Italia sono più vicine di quanto si possa immaginare. Il menu quotidiano al di qua dei Carpazi prevede problemi di corruzione, scontri sull’immunità parlamentare, immobilismo politico e una squadra di calcio che ai grandi appuntamenti rischia sempre di deludere. Unica a salvarsi è la tradizione. Proprio come da noi
SITUAZIONE POLITICA TURBOLENTA – La Repubblica Ceca vive un momento simile ad altri Paesi europei: continui cambi di governo (dal 2006 si sono succeduti ben tre primi ministri), crisi economica e problemi di maggioranza in parlamento – dove la coalizione di Centro destra, guidata da Petr Necas, svanito l’appoggio del centrista Affari Pubblici, non ha più i numeri necessari per approvare le manovre richieste dai mercati.
Intanto la piazza, fomentata dai sindacati, non semplifica l’agenda politica e con diverse manifestazioni – decisamente partecipate: ad aprile nella bellissima Piazza San Venceslao c’erano oltre 100mila persone a protestare – sta pressando per un voto anticipato, favorevole all’opposizione, forse possibile in autunno. il Pd ceco (i socialdemocratici del Cssd, accreditati dai sondaggi oltre al 35%) sono però simili alla creatura guidata da Bersani. Le condizioni di governabilità infatti dipendono da una alleanza o a sinistra (con il Partito Comunista, vicino al 20%) o – complicata ma potenzialmente più efficace – con formazioni più moderate (Top 09 o, addirittura, il lontanissimo Partito Democratico Civico del premier). Un’ultima annotazione, sempre per giochi di parallelismo con il Bel Paese, merita la proposta dei conservatori di accorpare elezioni presidenziali e parlamentari: si tratta di austerità o tattica elettorale per spartirsi il bottino?
In questi giorni
– Infuria il caso di David Rath, ex Ministro della Salute e Governatore della Boemia Centrale, arrestato con l’accusa di aver intascato 7 milioni di corone ceche (280mila euro) trovate in una scatola di vino. Si tratta del primo caso di un parlamentare ceco finito in carcere, cui è stato permesso lo scorso 5 giugno di difendersi in davanti ai colleghi con un accalorato discorso, volto a screditare il ministro dell’interno Jan Kubice, secondo Rath autore di una trappola per distruggerlo. Abbandonato dal suo partito (Cssd) e dal suo segretario Sobotka – che ha votato per rimuovere l’immunità – ora Rath rischia fino a 12 anni di carcere.
– Al centro del dibattito politico la riforma dell’Università, o più in generale degli studi, che dopo un investimento di oltre 1,5 miliardi di Corone sembra essere un insuccesso clamoroso. Secondo Necas «il modello attuale è morto» ma sono in tanti a pensare al portafogli e l’idea di ricominciare da capo con nuovi investimenti non sembra essere sostenibile economicamente.
UN UNDICI OSTICO, FIN DAGLI ALBORI – È squadra di grande lignaggio la Repubblica Ceca: come Boemia è tra le prime a debuttare a livello internazionale (esattamente la nona, nel 1903, l’Italia esordirà solo nel 1910) e unita alla Slovacchia nel 1934 perde la finale mondiale con noi azzurri, in tenuta sabauda col fascio sul petto. 2-1 ai supplementari dopo 120 minuti di legnate. All’epoca il catenaccio non è tattico, piuttosto molto fisico. Capocannoniere dell’edizione è proprio un boemo, Nejedly con 5 reti ma la stella della squadra è Puc, ala dal tiro irresistibile. Ancora una finale nel 1962 in Cile: con l’etichetta di sorpresa del torneo – e guidati dal grande Masopust (nella foto a destra), poi Pallone d’Oro – i cecoslovacchi si trovano di fronte uno dei migliori Brasile di sempre. A ripensarci la formazione verdeoro sembra una filastrocca: “Tra i pali Gilmar – i due Santos in difesa – e poi Garrincha, Didì, Vavà – Amarildo, Zagaloooo”. Tornando in noi all‘Europeo 1976 l’unica vittoria internazionale. Nell’undici gente discreta, capace di un terzo posto nell’edizione successiva (nella finalina batte ai rigori l’Italia padrona di casa). Ad eccezione della finale a Inghilterra 1996 persa con la Germania (gran bel gioco, timoniere quel Poborsky poi alla Lazio) e il terzo posto nel 2004, negli ultimi tre lustri la Repubblica Ceca ha fatto poco, nonostante affermati giocatori in rosa come Pavel Nedved, il gigante buono Jan Koller, e nobili comprimari come Smicer o l’ex viola Ujfalusi.
CURIOSITÀ – Secondo la Fifa gli eredi della Cecoslovacchia (calcistica) sono entrambe le Repubbliche. Per l’Uefa la sola Repubblica Ceca.
Il giocatore del secolo – Josef Masopust milita sedici stagioni al Dukla Praga (8 titoli e 3 coppe nazionali) ma la cortina non gli permette di giocare in una squadra estera, se non a fine carriera, quando calcia gli ultimi palloni per il Crossing Molenbeck, squadretta belga. Peccato, un trequartista del genere avrebbe fatto faville in Italia o in Spagna senza troppe difficoltà. Per non essere agiografici, raccontiamo solo un aneddoto: durante le eliminatorie dei mondiali del 1962 Masopust sta per contrastare in maniera piuttosto decisa Pelè. Vedendolo zoppicante desiste dal tackle. Il grande O Rey se ne accorge e butta in rimessa la palla. Roba di cinquant’anni fa, appunto.
UN GRANDE PORTIERE NON BASTA – L’attuale capitano è Tomas Rosicky, il piccolo Mozart, ora all’Arsenal dopo diverse stagioni al Borussia Dortmund. Prima un decennio nello Sparta Praga, storico club boemo. Altre stelle il portiere Petr Cech, neocampione d’Europa con il Chelsea – che gioca con un caschetto per via di un vecchio infortunio – i difensori Kadlec (Leverkusen) e Sivok (Besiktas), il centrocampista Jaroslav Plasil (Bordeaux) e in attacco una vecchia conoscenza come Milan Baros, 41 reti con la maglia della nazionale e capocannoniere a Euro 2004 e Vaclav Pilar del Viktoria Plzen. Il futuro è però di Tomas Necid, classe 1989 del Cska Mosca: già 26 presenze a neanche 23 anni (con 7 gol). Allenatore è Michal Bilek, 32 presenze in nazionale negli anni ’80. Non è un fenomeno, né ha al suo attivo vittorie internazionali di prestigio. Però ha vinto il double con lo Sparta nel 2007 (Gambrinus cup e coppa nazionale) e sembra bastare. La curiosità? La prima vera esperienza in panchina l’ha fatta al Club Sport Carteginés Anònima Deportiva. In Costarica.
GEOPALLONE – Nel 1993, nonostante fossero due entità ormai distinte a livello politico e geografico, Slovacchia e Repubblica Ceca giocano un’intera stagione internazionale insieme come Cecoslovacchia.
– Tra il 1939 e il 1945 la rappresentanza calcistica è affidata al Protettorato di Boemia e Moravia, stato messo in piedi dal reich dopo aver annesso il territorio dei sudeti, gestito dall’ex ministro degli Esteri nazista von Neurath. Nel 1939 disputa tre partite: due, non ufficiali, a Praga nello stadio dello Sparta. 7-3 con la Jugoslavia e 5-5 con l’Austria. Una, apparentemente ufficiale, con la Germania, a Breslau all’Herman Goring Stadium: 4-4. In gol anche Puc, autore della segnatura a Roma contro l’Italia nella finale del 1934.
– Dei 23 che compongono la rosa, ben 15 giocano all’estero: 5 giocatori in Germania, 2 in Inghilterra, Russia, Turchia e Ucraina, 1 in Francia e Cipro
– Da oltre dieci anni vige grande collaborazione fra la Repubblica Ceca e la regione Toscana, per volere di Riccardo Nencini, ora assessore, all’epoca Presidente del consiglio regionale. Il nipote del ciclista Gastone – un Tour de France e un Giro d’Italia in palmares – inizia questa joint venture (allora con la sola Moravia) con l’unico scopo di diffondere i criteri di decentramento amministrativo. Un’intesa che si è rafforzata, interessando settori come il turismo, l’istruzione, fino alle biotecnologie, fiore all’occhiello della Toscana.
Federico Meda