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Un Caffè con Michele Lastella, MBDA Italia

Miscela Strategica In occasione del salone internazionale DSEI 2015 abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Michele Lastella, Direttore Comunicazione dell’azienda MBDA Italia. Ne abbiamo approfittato per chiedere il suo punto di vista su temi a noi cari legati alle relazioni internazionali, con un focus particolare sull’Unione Europea

Dottor Lastella, per cominciare, quali sono i vostri prodotti di punta? Qual è la vostra posizione nell’industria nazionale e internazionale?

MBDA è una società multinazionale che nasce da un accordo di tre azionisti (Airbus, BAe Systems e Finmeccanica) che hanno avuto l’idea di mettere a fattor comune le loro esperienze industriali nel settore dei missili in Europa fondendo cinque società differenti. Questo ha comportato la fusione delle linee di prodotti sotto uno stesso cappello, superando la difficoltà iniziale di far convivere prodotti che fino a poco tempo prima erano concorrenti. Pian piano si è avviato un processo di selezione secondo le richieste del mercato. Oggi siamo presenti con i nostri prodotti in 70 Paesi nel mondo, quindi con portata globale. Nel settore siamo i primi, o comunque oscilliamo sulle prime tre posizioni con i nostri principali competitor, gli statunitensi Raytheon e Lockheed-Martin. Il settore missilistico è particolare, i competitor globali sono alla fine 4-5 inclusi i russi e, distaccate in termini di fatturato, ci sono le aziende più piccole, spesso monoprodotto. Quindi le società fondatrici, che prima si collocavano a metà classifica, oggi sono insieme come attore globale. Scelta di successo, dal 2001 a oggi il consorzio ha portato buoni risultati ai suoi azionisti, con bilancio sempre in attivo e fatturati annui oscillanti tra i 2,5 e i 4 miliardi di euro. Di questi tempi non è banale!

Il processo di aggregazione delle industrie europee fino al raggiungimento dell'integrazione sotto MBDA. Foto: MBDA
Il processo di aggregazione delle industrie europee fino al raggiungimento dell’integrazione sotto MBDA. Foto: MBDA

 

La Commissione Europea invita da qualche anno le aziende del settore a coordinarsi tra loro e a prediligere operazioni di M&A (Merger & Acquisition). Quanto le politiche UE condizionano il vostro assetto aziendale e le vostre strategie?

Noi teniamo sicuramente presenti tutte le indicazioni della Commissione, ma soprattutto a quelle dei Governi nazionali. All’atto pratico non esiste un unico diritto europeo che ci consenta di osservare un regime legislativo omogeneo. Ad esempio in Italia siamo una s.p.a., in Gran Bretagna siamo una l.t.d., in Francia una s.a. Quindi dobbiamo per forza seguire i singoli sistemi giuridici locali. Se l’UE, oggi latitante su tanti punti, sostanziasse il suo operato con una legislazione unica in materia sarebbe un bene. Un provvedimento del genere darebbe certezza di regole a tutti e quindi permetterebbe a ciascuno di giocare con la propria competitività reale (non diminuita o accresciuta secondo le condizioni in cui l’azienda nazionale opera – nda). Che ci sia un indirizzo alla concentrazione è assodato, ma purtroppo nel settore difesa e aerospazio le esperienze finite male sono di più di quelle di successo, ed MBDA è una di queste felici eccezioni.

Tempo fa ci fu un mega-progetto tra i big di Francia, Germania e Gran Bretagna…

La letteratura di questo tipo di fusioni è abbastanza ampia, a partire dalla possibilità di fusione di Airbus, BAe Systems e l’allora EADS che avrebbe creato un colosso europeo. Poi non se ne fece nulla. Diciamo che sulla carta i modelli di organizzazione e aggregazione sono tutti buoni, sono le persone che le sostanziano a fare la differenza. È come una partita di calcio, tutti i moduli di gioco sono potenzialmente adeguati, ma alla fine sono i giocatori che fanno la partita. Nel nostro caso, è necessario che la squadra sia composta da persone che sappiano mediare. Tenga presente che se esistesse una società delle nostre dimensioni completamente privata, senza partecipazione statale, con un CEO unico, allora la flessibilità sulle formule di aggregazione o collaborazione sarebbe massima. Ma per società che vengono da un passato in cui la partecipazione statale era/è parecchio forte (con o senza golden share) le cose vanno mediate. Il CEO non può sbattere i pugni sul tavolo, ma deve ovviamente tener presenti gli indirizzi del Consiglio di Amministrazione (CDA). La bravura di ciascuno in una società come questa è mediare le proprie posizioni, ma anche sapere in quale momento essere più rigidi. Non è semplice, è decisamente molto complicato.

Il "nostro" Marco Giulio Barone con Michele Lastella, Direttore Comunicazioni di MBDA Italia. Alla sua sinistra anche Carlo Festucci, segretario generale dell'AIAD e Roberta Acocella, media relations manager di MBDA Italia
Il “nostro” Marco Giulio Barone con Michele Lastella, Direttore Comunicazioni di MBDA Italia. Alla sua sinistra anche Carlo Festucci, segretario generale dell’AIAD e Roberta Acocella, media relations manager di MBDA Italia

 

Le crisi internazionali e le conseguenti scelte nazionali e UE in politica estera (nel breve periodo) condizionano la vostra performance? In che modo?

No, direi di no. Non siamo un settore di largo consumo, legato alle stagioni come un biscotto al cioccolato o alla vaniglia. Per quanto riguarda i nostri prodotti l’influenza delle crisi sulle vendite è minimale perché le gare indette dagli Stati per l’acquisizione di sistemi d’arma come i nostri durano degli anni. Se domani, per ipotesi, l’Italia intervenisse in Libia, non è che le Forze Armate verrebbero subito a comprare compulsivamente, non funziona così. Per esempio, nelle campagne importanti in Afghanistan le Forze Armate hanno inviato i cosiddetti “urgent requirements” (requisiti urgenti) tarati sul tipo di teatro e di operazioni nel quale avrebbero operato. Per quanto “urgenti”, ciò significa che dal momento in cui si butta giù il disegno di ciò che serve a un prototipo funzionante, poi alla certificazione e quindi alla produzione in serie passano almeno due anni, a voler esser buoni.

In Italia le tematiche del settore difesa e sicurezza sono spesso trattate poco e male. Un’azienda come la vostra ne risente in qualche modo?

Sicuramente l’opinione pubblica informata fa sempre bene. Il nostro settore – e non parlo solo di MBDA, ma dell’intero comparto – ha sofferto di stratificazioni politiche e ideologiche del passato. Detto questo, in un Paese democraticamente avanzato è giusto che ci siano opinioni e pareri diversi, ma una volta presa una decisione di portata strategica la si persegue, non è sano tornarci sopra molte volte. Certo è che far capire a tutti il perché bisogni acquistare un certo sistema d’arma o equipaggiare in un determinato modo le Forze Armate in un momento in cui c’è gente che non arriva alla fine del mese è complicato. Poi si può discutere su come gestire i soldi, ci sono delle sacche di inefficienza sia nelle Forze Armate che nelle industrie grosse come la nostra. Ma proprio per questo di informazione sulla qualità della spesa più ce n’è, meglio è, dal nostro punto di vista. Tuttavia il problema non è solo nostro, riguarda anche il comparto sanità o quello istruzione. Il primo, ad esempio, è un pozzo senza fondo, ma il fatto che si chiami così rende tutto più giustificabile. Invece è cosa misconosciuta ai più che gli investimenti fatti nel settore della difesa hanno ricadute importantissime sul civile, e le persone generalmente non lo sanno. Dalle padelle antiaderenti, a internet o al rubinetto a sfera, tutto proviene da ricerche che, se non fossero nate da esigenze militari che ne giustificassero i costi, probabilmente non avrebbero mai visto la luce. Per quanto riguarda MBDA, le nostre ricerche sui “meta-materiali” (materiali che non esistono in natura) dimostrano che essi hanno caratteristiche eccezionali. E domani queste saranno riversate nel mondo civile con un impatto rilevante. Dai materiali ceramici allo studio delle frequenze elettromagnetiche, quello che studiamo noi viene poi trasmesso, ad esempio, ai costruttori di macchine mediche (TAC, risonanze, ecc.) Sottolineare questi aspetti quando si parla di noi è importante per inquadrare nel modo giusto cosa facciamo sia per la difesa del Paese che per la comunità nel suo insieme.

La nostra intervista si conclude qui. Rivolgiamo un caloroso ringraziamento a Michele Lastella per la sua cordialità e disponibilità!

Marco Giulio Barone

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Un chicco in più

Per chi volesse approfondire, questa intervista è parte integrante dello speciale che Il Caffè Geopolitico ha dedicato al salone DSEI 2015.

MBDA è l’azienda leader nella progettazione e produzione di missili e sistemi missilistici in Europa. Il gruppo mette a fattor comune le esperienze industriali di BAe Systems, Airbus Group e Finmeccanica. L’azienda impiega oltre 10.000 addetti ed è presente in oltre 70 Paesi con circa 90 clienti istituzionali. MBDA offre circa 60 prodotti diversi e customizzabili sul mercato, di cui una quindicina in sviluppo.
MBDA Italia è parte del gruppo Finmeccanica.

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Marco Giulio Barone
Marco Giulio Baronehttps://ilcaffegeopolitico.net

Marco Giulio Barone è analista politico-militare. Dopo la laurea in Scienze Internazionali conseguita all’Università di Torino, completa la formazione negli Stati Uniti presso l’Hudson Institute’s Centre for Political-Military analysis. A vario titolo, ha esperienze di studio e lavoro anche in Gran Bretagna, Belgio, Norvegia e Israele. Lavora attualmente come analista per conto di aziende estere e contribuisce alle riviste specializzate del gruppo editoriale tedesco Monch Publishing. Collabora con Il Caffè Geopolitico dal 2013, principalmente in qualità di analista e coordinatore editoriale.

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