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Corea del Nord, la “sempreverde” diplomazia dei missili

Caffè lungo In vista dell’attesa revisione politica sulla Corea del Nord da parte degli USA, Kim Jong-un serra le fila in previsione di tempi duri tra isolamento pandemico e crisi economica.

CRISI SENZA FINE

Lo scorso 11 aprile la Corea del Nord ha celebrato il 9° anniversario della leadership di Kim Jong-un, esortando il popolo a rimanere fedele al leader ed esaltandone le gesta, con particolare attenzione alle misure anti-Covid e agli sforzi per arginare la crisi economica che non sembra avere fine. Pochi giorni prima lo stesso Kim ha chiesto ai membri del Partito dei lavoratori di tutti i livelli di prepararsi a una nuova “Marcia ardua” tra sfide economiche e isolamento che si prospettano, riferendosi alla terribile carestia di metà anni Novanta, che costò la vita a centinaia di migliaia di nordcoreani. Il leader ha ribadito nuovamente la gravità della situazione economica, ostentando però la ferma convinzione che il Paese riuscirà a uscirne senza ricorrere a fattori esterni.
Chiaro il messaggio agli USA: la Corea del Nord non effettuerà alcuna concessione per favorire la ripresa del dialogo. Al contrario il Partito lavora invece a una rapida ripresa del commercio con Pechino. Nonostante il confine con la Cina sia ufficialmente chiuso, le Autorità nordcoreane avrebbero consentito alle agenzie governative di continuare nella loro attività di import-export. Il ritardo nella ripresa su larga scala degli scambi commerciali sino-nordcoreani sembrerebbe dovuto a preoccupazioni per la diffusione delle varianti di Covid-19, alimentate dal fatto che i soldati al confine indosserebbero regolarmente maschere antigas.

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Fig. 1 – Atleti nord e sudcoreani sfilano insieme alla cerimonia di chiusura dei Giochi olimpici invernali di Pyeongchang nel 2018. L’evento non si ripeterà alle Olimpiadi di Tokyo in programma quest’anno, dato il recente ritiro della Corea del Nord dai Giochi giapponesi

POSIZIONI RIGIDE

Gli USA hanno tentato di riallacciare i contatti, ma sono stati respinti dal regime, che rimane inflessibile sulle sue posizioni, non lasciando intravedere prospettive di miglioramento almeno nel breve periodo.
Il Primo Vice-Ministro degli Esteri Choe Son-hui ha rilasciato la prima dichiarazione ufficiale della Corea del Nord riguardo alla politica statunitense dall’inizio della presidenza Biden, affermando che gli USA hanno cercato un punto di contatto già a metà febbraio, senza però ricevere risposta. La stessa Choe ha però asserito che per riaprire il dialogo l’Amministrazione Biden deve compiere dei passi significativi, vale a dire allentare la sua “politica ostile”. Accuse dirette sono arrivate anche da Kim Yo-jong, che nelle ultime settimane ha prima minacciato gli Stati Uniti di “astenersi dal fare puzza”, in riferimento alle esercitazioni militari USA-Corea del Sud, e poi ha definito il Presidente sudcoreano Moon un “pappagallo allevato dagli USA” in risposta alle sue critiche per i test missilistici.
A Washington prosegue la revisione politica verso Pyongyang, il cui obiettivo principale rimane quello di denuclearizzare il Paese e, poi, migliorare la vita dei nordcoreani. In attesa di un esito non favorevole, Kim ha rimarcato la necessità di raggiungere l’autosufficienza economica e rafforzare le capacità di difesa nazionale, come aveva già affermato a inizio gennaio.
Alcuni esperti ritengono che l’abbandono dei Giochi olimpici di Tokyo, ufficialmente a causa della pandemia, sia un ulteriore messaggio per mostrare la propria determinazione a voler trattare direttamente con gli USA, senza usare le Olimpiadi come mezzo per raggiungere Washington, infrangendo le speranze di Moon di replicare Pyeongchang 2018.

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Fig. 2 – La tv sudcoreana mostra dei filmati di test missilistici effettuati da Pyongyang lo scorso marzo

NESSUNA CONCESSIONE ALL’ORIZZONTE

Le esercitazioni militari congiunte USA-Corea del Sud, svoltesi tra l’8 e il 18 marzo, considerate dal Nord un segno di ostilità politica, hanno fortemente deluso le aspettative di Pyongyang, che sperava invece nella loro sospensione. Non si è fatta attendere la risposta: prima il lancio di due missili a corto raggio, poi di due missili balistici, in violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
L’Amministrazione Biden aveva inizialmente ridimensionato i rapporti del primo test missilistico (il primo da quando il nuovo Presidente degli Stati Uniti è in carica), classificandolo come “normale attività militare” e lo stesso Biden aveva affermato che non si trattava di una provocazione, ma piuttosto di “business as usual“. Questo tentativo di minimizzazione avrebbe spinto la Corea del Nord a condurre a stretto giro un test più provocatorio, comunque evitando test nucleari o missili intercontinentali per non provocare una crisi internazionale, riuscendo a ottenere l’attenzione desiderata.
La dimostrazione di armi in fase di insediamento di uno nuovo Governo statunitense è infatti una tattica di pressione ampiamente collaudata dal Partito, che vi ricorre ciclicamente per aumentare la sua leva, con l’intento di forzare gli USA a concessioni unilaterali in vista di un eventuale ritorno al tavolo dei negoziati. Come ipotizzato dal think tank 38 North, sia l’intelligence sudcoreana che statunitense ritengono che Pyongyang sia pronta a lanciare un nuovo sottomarino da 3mila tonnellate, aspettando solo il momento giusto per massimizzare la pressione.
Difficilmente gli Stati Uniti ammorbidiranno la loro posizione, ben consapevoli che la Corea del Nord ha bisogno di aiuti economici, date le enormi difficoltà che il Paese sta attraversando a causa dell’autoimposto blocco dei confini per la pandemia. Pyongyang cerca di guadagnare una posizione di forza nelle trattative in attesa di un primo passo di Washington e lo fa a modo suo, con dichiarazioni provocatorie e lanci di missili. Ulteriori test nei prossimi mesi non sarebbero certo una sorpresa se la situazione non dovesse sbloccarsi.

Jacopo Genovese

Soviet 2K11 Krug long-range surface-to-air missile system. Советский ЗРК 2К11 “Круг”.” by Peer.Gynt is licensed under CC BY-SA

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Perchè è importante

  • Il 9° anniversario dell’elezione di Kim Jong-un a leader della Corea del Nord non ha previsto eventi su larga scala, ma è stato celebrato con un appello alla lealtà del popolo.
  • Le prime dichiarazioni del regime dopo l’insediamento di Biden hanno finalmente rotto il silenzio tra Pyongyang e Washington,  ma indicano anche l’inizio di una vera e propria guerra di nervi.
  • Oltre alle provocazioni verbali, Pyongyang ha riavviato i test sui missili balistici, imprescindibili per garantire la difesa nazionale e intensificare la pressione su Washington.

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Jacopo Genovese
Jacopo Genovese

Romano, laureato in scienze economiche per poi scoprire di essere appassionato di geopolitica, che ora studio nel tempo libero. Durante il mio percorso accademico ho sviluppato un marcato interesse per il mercato asiatico studiando l’inesorabile ascesa delle Quattro Tigri Asiatiche e gli aspetti macroeconomici su cui è stato costruito il miracolo asiatico.

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