Miscela Strategica – Con la frammentazione del gruppo guidato da Mansour un numero crescente di Talebani ha fatto proprio il vessillo dello Stato Islamico, rendendo così ancor piĂą complesso lo scenario afghano e mettendo a rischio ogni prospettiva di dialogo
I SANTUARI DEL TERRORISMO TRA AFGHANISTAN E PAKISTAN – Fin dagli anni Ottanta, nel contesto della guerra contro le truppe sovietiche e, successivamente, nel contesto post-bellico di guerra civile e lotte tribali, le aree a cavallo tra Afghanistan e Pakistan sono una delle zone di maggiore instabilità dell’intera regione sud-asiatica. In particolare, sono focolai di insicurezza le regioni a Est di Kabul quali il Nangarhar, il Nuristan, il Kunar, il North Waziristan e le Federally Administered Tribal Areas (FATA).
Queste regioni di confine sono dominate dalle cime della catena dell’Hindu Kush, da vallate profonde e anguste, e da passi di montagna di importanza strategica primaria come il Kyhber Pass e il Tochi Pass. Tale paesaggio montuoso, impervio e difficilmente accessibile, ha da sempre reso queste zone dell’area tra Afghanistan e Pakistan attraenti safe havens per gruppi terroristici attivi nei due Paesi. Il paesaggio inospitale, infatti, ha storicamente garantito una notevole protezione e possibilità di azione a tali gruppi in virtù delle difficoltà che pone ai Governi centrali (sia a quello di Kabul sia a quello di Islamabad) nello stabilire un’efficace rete di controllo, collegamento e intervento.
Sono tali caratteristiche geografiche e morfologiche a spiegare le dinamiche per cui queste zone si siano affermate come santuari del terrorismo di matrice jihadista – e in particolare talebana – e come inevitabile teatro di continui scontri con le forze regolari afghane e le forze d’intervento e d’occupazione straniere.
Fig.1- Il paesaggio impervio e montuoso del nord-est dell’Afghanistan è rifugio ideale per i gruppi terroristici dell’area
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]
Gruppi terroristici, forze regolari afghane e forze straniere:
- Principali gruppi terroristici nell’area a cavallo tra Pakistan e Afghanistan: 5 (Talebani, Lashkar-e-Taiba, Islamic Movement of Uzbekistan, Tehrik-i-Taliban, Al Qaeda, Haqqani Network)
- Â Combattenti Talebani: 30,000
- Totale forze Polizia Nazionale Afghana ed Esercito Nazionale Afghano: 352,000 uomini
- Totale forze NATO in Afghanistan: 11,385 uomini
- Totale forze USA in Afghanistan: 9,800 uomini
Dati:Dipartimento della Difesa USA, dicembre 2015Â [/box]
DALLA SPACCATURA INTRA-TALEBANA …– Tradizionalmente il gruppo terroristico di maggiore spicco nello scenario afghano, i Talebani hanno attraversato, nell’ultimo anno, una fase di frammentazione che riflette i suoi effetti non solo sul gruppo, ma sul contesto stesso in cui questo, i suoi affiliati e i suoi oppositori operano. La causa di tale frammentazione è duplice.
In primo luogo, è da considerare l’ascesa al potere di Ghani e della sua linea politica, mirante a intrattenere negoziati di pace con i Talebani per porre fine a una situazione di conflitto interno dal quale non c’è altra via d’uscita. Tale linea ha diviso i Talebani in due fazioni. Da una parte coloro che riconoscono l’impossibilità di re-instaurare l’Emirato Talebano e che vedono nella negoziazione la via più diretta e sicura a una forma di partecipazione politica dalla quale viceversa rimarrebbero esclusi. Dall’altra coloro che vedono nella re-instaurazione di un Governo Talebano la ragione unica della propria azione e considerano ogni dialogo con Kabul come un tradimento di quel progetto politico che è la raison d’etre del gruppo fondato dal Mullah Omar.
In secondo luogo, la frammentazione intra-talebana è stata acuita dalla circolazione della notizia della morte del Mullah Omar – considerato dai Talebani l’Amir al-Mu’minin (“comandante dei fedeli”) – e dal passaggio della leadership nelle mani di Mullah Mansour e del suo vice Sirajuddin Haqqani. Tra i Talebani non tutti hanno riconosciuto in Mansour la nuova guida del gruppo, e le divisioni relative alla sua nomina si sono successivamente tradotte in spaccature interne e defezioni.
…ALL’AFFILIAZIONE ALLO STATO ISLAMICO – Tale situazione ha portato all’emergere di una nuova realtĂ nel quadro afghano, con un numero crescente di Talebani che ha fatto proprio il vessillo dello Stato Islamico e dato vita a un proprio gruppo. Tale gruppo, noto come ISIS-Khorasan, è per lo piĂą formato da ex membri del Tehrik-i-Taliban, di Lashkar-e-Taiba e dell’Islamic Movement of Uzbekistan e ha trovato un terreno fertile per la propria stabilizzazione nella provincia afghana del Nangarhar, la cui capitale Jalalabad è strategicamente collegata lungo la strada che collega Kabul e Peshawar.
Nonostante il gruppo sventoli la bandiera del Califfato, tuttavia, è da sottolineare come esso non sia sotto il controllo diretto della leadership dello Stato Islamico in Siria ed Iraq: esso avrebbe piuttosto sfruttato il marchio dell’ISIS e la sua immagine di invincibilità all’interno dell’universo jihadista per perseguire un’azione finora autonoma all’interno del contesto afghano.
A oggi il gruppo conta tra i 1,000 e i 3,000 combattenti e – sebbene sia in ascesa – è una realtĂ ancora limitata. Fin dalla sua formazione, infatti, si è confrontato con una serie di ostacoli nel suo tentativo di stabilizzazione ed espansione. Innanzitutto, ISIS è espressione di un’ideologia salafita che fatica a trovare supporto da parte di una popolazione afghana fedele all’ideologia e alla pratica Deobandi promossa dai Talebani. In secondo luogo, la lunga e consolidata presenza dei Talebani, che in molte aree si sono proposti alla popolazione come “security providers”, riduce per ISIS-Khorasan lo spazio e la possibilitĂ di intervento e azione. Infine, altro ostacolo con cui ISIS-Khorasan deve confrontarsi è il fatto di essere percepito dai locali come una forza straniera, aliena e destabilizzante, contrapposta alla realtĂ autoctona dei Talebani.
Fig.2- L’emergere di ISIS-Khorasan pone nuove sfide e problemi alle forze regolari afghane e alle forze NATO presenti nel Paese
IMPLICAZIONI PER IL FUTURO DELL’AFGHANISTAN – Lo scenario afghano si trova pertanto ad essere frammentato in
- fazioni talebane aperte alla negoziazione;
- fazioni talebane ostili alla negoziazione;
- ex combattenti talebani riunitisi sotto la bandiera dell’ISIS;
- gruppi più o meno strettamente legati ai Talebani, come l’Haqqani Network e Al-Qaeda.
Si tratta di uno scenario estremamente complesso, nel quale più dinamiche e realtà si intrecciano e si scontrano, e che porta con sé conseguenze cruciali per il futuro dell’Afghanistan.
In primo luogo, la sicurezza del Paese è resa oggi particolarmente precaria dagli scontri tra Talebani, ISIS-Khorasan e forze regolari afghane nelle regioni del Nord-Est. In secondo luogo, la frammentazione del fronte talebano riduce la possibilità di avviare e intrattenere negoziati che instaurino una forma embrionale di cooperazione tra Kabul e i Taliban. Venuta meno la coesione del gruppo, infatti, diventa estremamente difficile per il Governo Ghani individuare gli interlocutori con cui è possibile condurre il dialogo. Strettamente collegato a ciò è il fatto che, se anche fosse possibile instaurare negoziati con una certa fazione, la loro stabilità sarebbe minacciata dal rischio che gli interlocutori rappresentino una frazione troppo ridotta dell’universo talebano (e più in generale, jihadista-afghano) perché i negoziati possano essere credibili e duraturi.
Fig.3 – Forze di sicurezza afghane in pattugliamento nei pressi di Kunduz, teatro di recenti scontri
ULTERIORI FATTORI D’INTERVENTO – Alla luce di quanto detto finora, elementi che potrebbero accelerare o contenere la frammentazione del fronte talebano e l’ascesa di ISIS-Khorasan, a seconda dei casi, sono:
[tabs type=”horizontal”]
[tabs_head]
[tab_title] Le relazioni con il Pakistan e con la Cina  [/tab_title]
[tab_title] La capacità di Mansour di dare coesione al gruppo [/tab_title]
[tab_title] La posizione di ISIS in Iraq e Siria  [/tab_title]
[/tabs_head]
[tab]Come individuato da Ghani sin dai primi giorni della sua Presidenza, la possibilità di instaurare dialoghi credibili con i Talebani passa attraverso Islamabad e Pechino. La prima è attore fondamentale per indurre i talebani a sedere al tavolo negoziale in virtù di legami decennali che legano il Pakistan alla realtà talebana, e ha interesse a farlo in vista di una stabilizzazione regionale dalla quale avrebbe tutto da guadagnare. La seconda riveste un ruolo di primo piano poiché, sfruttando i suoi legami economico-commerciali con il Pakistan, può indurre Islamabad a favorire il dialogo Kabul-Taliban, al quale Pechino è interessata per indebolire la minaccia islamista nello Xinjiang. Cina e Pakistan possono pertanto intervenire per ridurre lo iato intra-Talebano tra coloro che supportano il dialogo e coloro che lo osteggiano utilizzando la propria pressione su questi ultimi.[/tab]
[tab]Fin dalla proposta del suo nome quale candidato per succedere al Mullah Omar, Mansour si è ritrovato al centro di una breccia interna al gruppo talebano che, dopo la sua nomina, si è tradotta in una vera e propria scissione. Parte dei combattenti talebani ha da allora trasferito la propria fedeltà da una causa e a una leadership talebana nella quale non si riconosceva al progetto politico di jihad senza confini e senza compromessi incarnato dallo Stato Islamico. Tale fenomeno, per essere arginato, dipende in larga parte dalla capacità di Mansour di dare nuova coesione al gruppo, mantenendo così legati a sé i vecchi combattenti e attraendone di nuovi. [/tab]
[tab]Attualmente, il legame esistente tra ISIS-Khorasan e lo Stato Islamico in Siria e in Iraq è molto blando: il primo ha adottato la bandiera del secondo per sfruttare i vantaggi in termini di immagine che tale associazione può portare; il secondo si è limitato a riconoscere ISIS-Khorasan e la sua causa, senza tuttavia controllandone l’azione. Ciò potrebbe cambiare se la posizione di ISIS in Siria e in Iraq si indebolisse sotto gli attacchi della coalizione internazionale al punto da costringere il gruppo a cercare nuove e permanenti aree di azione. In tale scenario, sarebbe per ISIS vitale instaurare un legame diretto con ISIS-Khorasan, che verrebbe da ciò significativamente rafforzato [/tab] [/tabs]
Fig. 4- La frammentazione talebana e lo stallo dei negoziati avviati la scorsa estate a Murree rappresenta un duro colpo per il Governo Ghani, la cui credibilità è ora più vacillante che mai
[box type=”warning” align=”” class=”” width=””]RISCHI
- Ulteriore indebolimento della credibilitĂ giĂ fragile del Governo Ghani
- Definitivo collasso dei negoziati tra Kabul e i Taliban
- Confluenza di foreign fighters in Afghanistan nei ranghi di ISIS-Khorasan
- Incremento del flusso di immigrati e rifugiati afghani verso l’Europa [/box]
[box type=”note” align=”” class=”” width=””]VARIABILI
Variabili che possono arginare il deterioramento della sicurezza in Afghanistan:
- Capacità NATO di addestrare le forze afghane – L’incremento della sicurezza all’interno del Paese (sia nelle aree urbane che rurali) dipende in larga misura dalla capacità della NATO di completare l’addestramento delle forze afghane per renderle pienamente autonome ed efficienti
- Capacità delle forze afghane di rendersi credibili – Per incidere in modo positivo sullo scenario interno, è necessario per la polizia e l’esercito afghano creare un rapporto di fiducia con la popolazione e presentarsi come garanti esclusivi di sicurezza, così da de-legittimare le forze non regolari in campo
- Capacità di Ghani di ottenere supporto dalla popolazione – Far fronte alle crescenti sfide interne alla sicurezza richiede che Ghani sappia garantirsi il supporto di una popolazione che spesso percepisce il governo centrale come distante e inaffidabile e considera più credibili le strutture del shadow government talebano [/box]
Marta Furlan
Foto: ResoluteSupportMedia