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Eurosatory, un caffè presso l’associazione Eurodéfense France

Miscela Strategica – Abbiamo avuto l’onore e il piacere di intervistare Patrick Bellouard, presidente di EuroDéfense France, organizzazione che promuove la creazione di forze armate europee comuni.

Discutiamo con lui del futuro politico della difesa europea e delle difficoltà che l’EU incontra nel promuovere una base industriale comune.

At Eurosatory 2016 we had the honor and the pleasure of interviewing Patrick Bellouard, president of EuroDéfense France. EuroDéfense is a network of national associations aiming at promoting the establishment of a common European defence policy. We had a very interesting talk about the future of European defence, and EU troubles in advancing the European Defence and Technological Industrial Base (EDTIB). 

[one_half]Mr. Bellouard, is Eurosatory relevant for European defence issues? What EuroDéfense France will be doing here? 

First of all, as president of EuroDéfense France, I am here to inform defence industry companies about our association’s activities and objectives. We hope they will listen to our ideas about the future of the European defence, as they should understand that their role implies some degree of responsibility in substantiating the defence of Europe though increased cooperation. In fact, many industrial managers seem to manage their companies as if they were not fully aware that in the defence domain they are part of a bigger picture that requires strategic planning for Europe-wide geopolitical goals. As a consequence, their strategic choices seem often short-sighted.  Instead, we believe European defence industry companies should change their attitude and look at the long term benefits of a European integrated defence industrial base rather than aiming at short and midterm revenues only. In addition, defence investment in Europe is often insufficient to maintain industry competitiveness in the defence market at national level. Then the only solution to maintain a competitive industrial base in Europe and to keep some technological edge on potential enemies in the future is to increase cooperation in Europe. EU Nations can no longer act alone.

So, do you think a European industrial base is possible in the defence sector? To what extent? 

Competition is worldwide, then we must make sure that our European companies are competitive in the world market. As national markets are no longer sufficient to support the defence industry competitiveness, companies should be encouraged to cooperate more in Europe, to put together their competencies and enhance their capabilities for competing, and to avoid useless duplications. Even when a company is leading  a specific sector, that status may not last forever if it stays alone and does not try to work or even merge its capacities with other European partners. But it is difficult to make each and every one of them recognise such a paradigm.

This year most of European countries came back spending on defence, after a long period (more than a decade) of declining military spending. In your opinion, what is the impact of it on European defence and the related issues?

First of all, I want to specify that defence spending is not really increasing in Europe. Rather, it is stabilizing. The amount of extra funds pledged is limited in comparison to past shortfalls. Now the trend sees a stop to cuts, but I would not say European countries are starting to spend more. In addition, I would like to focus on how the money is spent. EuroDéfense has often reminded the authorities that what is missing most in the European “defence toolbox” is investment. If you take a closer look at today’s budget, even after the slight increase of resources, defence investment is still declining. Instead, European countries spend more on personnel. So there is no concrete improvement at the macro level, at least for now. European countries still miss the capability of long term strategy, or at least they do not take the appropriate actions which would show that they fully understand the major challenges they are facing for the future. Otherwise investment would have been the first field of action to which pledging more political and financial capital. Instead, things are still going differently, and European countries still think they can cope with tomorrow’s world and threats through reactive short term measures only. Furthermore, thinking strategically means realizing – as we already stressed – that each European stakeholder is too small to survive to tomorrow’s geostrategic challenges. EU members and their defence industry companies can no longer wait for starting sharing seriously what they have (funds, know-how, expertise, and so forth) with the others, otherwise even raising budgets will not help much. There are still too many duplications, and then funds are spent inefficiently. Even without spending more, there would be so much to do for spending better!
Finally, there is a discrepancy between statements and reality. In theory, since more than 10 years, European states have established that the percentage of defence investment spent in cooperative programmes had to raise consistently – from 20% up to 35% of the total defence investment budget in Europe – but this has never happened in reality.[/one_half]

[one_half_last]Sig. Bellouard, Eurosatory è importante per i temi della difesa europea? Qual è il ruolo di EuroDéfense France al salone?

In primo luogo, in qualità di presidente di EuroDéfense France, sono qui per far conoscere alle industrie le attività e gli obiettivi della nostra associazione. Mi auspico che tengano in debita considerazione le nostre idee sulla difesa europea. Le industrie dovrebbero capire che il loro ruolo implica un carico di responsabilità nel supportare la difesa dell’Europa attraverso una maggiore cooperazione. Molti top manager delle aziende qui presenti le gestiscono come se non fossero consapevoli del fatto che, nel settore difesa, essi sono parte di un quadro più ampio che richiede pianificazione strategica, sulla base di obiettivi geopolitici su scala continentale. Di conseguenza, le loro scelte sembrano spesso miopi. Invece, noi di EuroDéfense crediamo che l’intero comparto dovrebbe guardare ai benefici di lungo termine che l’integrazione del settore a livello europeo porterebbe, invece che tenere in considerazione soltanto i guadagni di breve e medio periodo. Peraltro, il livello di investimento delle aziende nazionali in Europa è oggi troppo basso per poter mantenere la loro competitività attuale a lungo. Per rimanere un settore competitivo e mantenere al contempo un margine di vantaggio tecnologico sui possibili avversari futuri la sola soluzione rimasta è una cooperazione avanzata a livello europeo. Gli stati europei non possono più fare da soli.

Quindi lei pensa che una base industriale europea sia possibile? Fino a che punto?

La competizione oggi si svolge a livello mondiale e quindi dobbiamo fare in modo che le aziende tengano il passo. La domanda interna di ciascuno Stato non è più sufficiente a sostenere la competitività dell’industria nazionale. Quindi, le aziende del settore dovrebbero essere incoraggiate a collaborare di più in Europa, a mettere a fattor comune le loro competenze per poter conservare la competitività generale, e ad evitare duplicazioni a volte fratricide. Anche quando un’azienda è in posizione dominante in un sottosettore specifico, questa posizione non può essere mantenuta per sempre se si rimane isolati e si rifiuta di mettere in comune quanto raggiunto con altri partner, che a loro volta hanno molto da dare. Ma è difficile far capire questa lettura delle cose a tutti.

Quest’anno la maggior parte dei Paesi europei ha aumentato il proprio budget per la difesa dopo dieci anni di tagli selvaggi. Secondo lei, qual è l’impatto sulla difesa dell’Europa e i temi relativi alla difesa comune?

In primo luogo tengo a sottolineare che le spese per la difesa non stanno crescendo davvero. Piuttosto, si stanno stabilizzando, e gli incrementi sono davvero minimi rispetto a quanto tagliato nei decenni scorsi. Direi piuttosto che si è smesso di tagliare, non di aumentare davvero la spesa. Inoltre vorrei scendere nel dettaglio delle voci di spesa. EuroDéfense ha spesso ricordato ai governi europei che la più grande lacuna per le spese per la difesa in Europa è la voce investimento. Per contro, i lievi aumenti sono andati perlopiù alla voce personale, mentre l’investimento è ancora in calo. Quindi, a livello macro, non è successo ancora nulla di significativo. I Paesi europei mancano della capacità di pensiero strategico, di lungo periodo, e mostrano invece che probabilmente non hanno ben compreso l’entità delle sfide future che attendono l’intera Europa. Se così non fosse, avrebbero già iniziato ad investire in maniera maggiore politicamente ed economicamente. Purtroppo i Governi europei attuali credono ancora di poter vivere alla giornata con misure d’emergenza e obiettivi di breve termine. Peraltro, pensare in termini strategici significherebbe proprio – come abbiamo detto a proposito dell’industria – realizzare quanto ciascuno Stato è piccolo per sopravvivere alle sfide geostrategiche che attendono l’Europa. I membri dell’Unione Europea non possono più temporeggiare nel condividere seriamente fondi, competenze, expertise, ecc., altrimenti anche spendere di più non sarà di grande aiuto. Ci sono ancora troppe duplicazioni, e il denaro disponibile è allocato in maniera efficiente. Anche senza spendere di più, sarebbe un grande risultato spendere meglio!
Infine, c’è grande discrepanza tra dichiarazioni ufficiali e fatti. In teoria, da più di 10 anni, gli Stati europei hanno stabilito che la percentuale di investimenti per la difesa da spendere in programmi comuni sarebbe dovuta aumentare dal 20% al 35% dell’intero budget aggregato in Europa. Ma questo non è mai successo in realtà.[/one_half_last]

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Fig. 1 – L’autore con il presidente Bellouard presso lo stand EuroDéfense France, Eurosatory 2016. Foto: Il Caffé Geopolitico

[one_half]So, if a new wave of innovation does not come, the newcomers might threaten seriously traditional players. With unforeseeable consequences on the balance of forces in Europe – as western defence industry companies risk to decline. In particular, Poland, Sweden, Finland and other eastern and northern countries are boosting their industrial capabilities in the field. They feel they cannot integrate as major players such as France and Great Britain hamper their integration pathways. As a consequence, their strategic agenda includes now competing rather than integrating. How do you see it? Is it true?

I think that this is an old way of thinking. Picking from my personal experience as OCCAR-EA director (Organization for Joint Armament Cooperation – Executive Administration), I can say your statement puts defence industry into blocks that are not so easy to determine. Everything is far from being black and white. I admit that some major companies may sometimes behave like that, but – at the same time – things are much more complex. There are already a number of agreements, cooperation deals, successful cooperative projects and failing ones. In short, everything is not given but, rather, dynamic. There is good and bad in that, but things are slowly moving in the right direction and there is room to avoid rigid oppositions between member states and/or industry companies and find win-win situations.
How do you see European defence in the next 10 years? Will we reach some level of credible integration?

In the short term, the Brexit will reshuffle cards and therefore there will be a moment of confusion. I would have preferred that the UK stay in Europe and work in and for the European defence project with the other nations. However, I have to admit that the UK has always acted as a brake – and a very efficient one- to slow down the European defence project. Then there is an opportunity that without the British brake the European defence project might have better times. This notwithstanding, it is clear that each situation brings threats and opportunities, and governments play a key role in grabbing or losing the second while avoiding the first. The exit of Great Britain leaves Europe with a big capability gap in military affairs that the other members might be in serious troubles to fill. On the other hand, the need to fill those gaps once for all might constitute a good stimulation for the other EU members. Finally, I hope that in 10 years all European countries, including Great Britain, will realize that putting together forces and knowledge will be mandatory and unavoidable. Otherwise, Europe as it is might cease to exist.[/one_half]

[one_half_last]Quindi, in assenza di una nuova ondata di innovazioni, i nuovi arrivati sul mercato potrebbero rappresentare una seria sfida agli attori tradizionali. Questo con conseguenze imprevedibili sul bilanciamento delle forze in Europa – visto che le aziende occidentali attive nel settore rischiano il declino. In particolare, Polonia, Svezia, Finlandia e altri Paesi dell’Europa occidentale e orientale stanno rilanciando le proprie capacità di settore. Credono di non potersi integrare perché player maggiori come Francia e Gran Bretagna stanno ostacolando questo percorso. Di conseguenza, la loro agenda strategica è a oggi improntata più sulla competizione che sulla cooperazione. Cosa ne pensa? Conferma questo quadro?

Credo sia un vecchio modo di pensare. A partire dalla mia esperienza come direttore OCCAR-EA (Organizzazione congiunta per la cooperazione sugli armamenti – Amministrazione esecutiva) posso dire che il quadro appena delineato divide l’industria della difesa in blocchi che non sono così semplici da determinare.
È tutto molto lontano dall’essere solo bianco o solo nero. Ammetto che molte grandi aziende spesso ragionano in questi termini, ma allo stesso tempo la questione è decisamente più complessa di così. Esistono già numerose intese, accordi di cooperazione, esempi di progetti comuni – alcuni riusciti, altri fallimentari. In breve, nulla è dato, anzi, è tutto in divenire. C’è del buono e del negative in questo, ma la situazione sta lentamente evolvendosi nel verso giusto e c’è spazio per evitare contrapposizioni rigide tra Stati membri e/o industria e trovare strategie vincenti.

Come vede la difesa europea nei prossimi dieci anni? Arriveremo a un livello di integrazione credibile?

Nel breve periodo la Brexit cambierà le carte in tavola, e questo genererà un momento di confusione.
Avrei preferito una Gran Bretagna nell’Unione che lavorasse in e per un progetto di difesa europea con gli altri Paesi. Ciononostante, devo ammettere che finora la Gran Bretagna ha fatto da freno – peraltro molto efficiente – al progetto di una difesa comune europea, rallentandolo.
C’è quindi l’opportunità che senza il freno britannico il progetto di difesa europea avrebbe vissuto tempi migliori. Malgrado ciò è chiaro che ogni situazione presenta sfide e opportunità, e i Governi possono giocare un ruolo chiave nell’ottenere o perdere le seconde evitando le prime. Il gap capacitivo negli affari militari lasciato all’Europa dall’uscita della Gran Bretagna è così grosso che gli altri membri potrebbero avere serie difficoltà a colmarlo. D’altra parte la necessità di colmarlo una volta per tutte potrebbe rappresentare uno stimolo per i Paesi europei. Infine spero che in un decennio tutti i Paesi europei, Gran Bretagna inclusa, realizzeranno che mettere insieme forze e conoscenza sarà obbligatorio e inevitabile. Altrimenti la stessa Europa potrebbe cessare di esistere.[/one_half_last]

The interview ends here. We warmly thank Patrick Belluard and EuroDéfense France for their kind cooperation!

Marco Giulio Barone

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EURODEFENSE è un network di 14 associazioni nazionali di Paesi membri dell’UE. Il suo scopo è contribuire alla costruzione di una difesa europea integrata, credibile ed efficace.
La Carta di Eurodefense, adottata ad Atene il 4 novembre 2004, fissa obiettivi ambiziosi quali la riflessione profonda sul concetto di difesa e sicurezza in Europa, la sensibilizzazione delle opinioni pubbliche nazionali ai valori e agli interessi comuni, e la collaborazione con dirigenti e Governi nazionali perché realizzino che le questioni di sicurezza e difesa sono di vitale importanza per l’intero continente.
I soci appartengono al mondo della diplomazia, delle Forze Armate, dell’economia, dell’università e della società civile, accomunati dal desiderio di promuovere la costruzione di un’Europa responsabile e capace nel delicato settore della difesa. A tal proposito, l’organizzazione si propone inoltre come forum di discussione e concertazione per i decisori europei, pubblici o privati, senza pregiudizio alcuno. L’unica precondizione è che si ragioni a livello europeo.
Le singole organizzazioni nazionali tentano inoltre di far pervenire ai decisori politici nazionali proposte ed istanze che favoriscano l’interesse comune europeo nel campo della difesa e della sicurezza.

Patrick Bellouard è presidente di EURODEFENSE FRANCE, l’associazione nazionale francese. E’ stato presidente dell’amministrazione esecutiva dell’OCCAR (Organisation Conjointe de Coopération en matière d’ARmement). Nel corso della sua carriera, ha ricoperto importanti incarichi governativi per conto della DGA (Délégation générale pour l’armement) tra i quali la direzione della commissione interministeriale per il programma satellitare Galileo e del servizio dei programmi aeronautici (SPAé, Service des Programmes Aéronautiques).

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EURODEFENSE is a network of 14 EU national associations. Its mission is to contribute to building up an integrated, credible and effective European defense.
Eurodefense’s statute, issues in Athens on November 4, 2004, establishes a series of ambitious objectives: promoting European security and defence identity, contribute to the development of a sense of European defence by concrete initiatives, and lobbying on national decision makers to make them realize how relevant thinking to defense and security matters at EU level is.
Associates belong to diplomacy, military, finance, university, and civil society, all of them sharing the wish and will for a more responsible and capable Europe in the defense domain. For this reason, the organization fosters itself also as a discussion forum for European decision makers, both public and private. The only precondition to respect is thinking at European level.
Furthermore, national associations struggle to propose pro-European policy actions to their respective national governments and decision makers.

Patrick Bellouard is president at EURODEFENSE FRANCE, the French national association. He has been president of OCCAR-EA (Organisation Conjointe de Coopération en matière d’Armement – Executive Administration). During his long career, he has been covering important positions for the DGA (Délégation générale pour l’armement) such as director of the inter-ministerial commission for the Galileo satellite program and director of the SPAé (SPAé, Service des Programmes Aéronautiques).

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[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più

Per chi volesse approfondire, questa intervista è parte integrante dello speciale che Il Caffè Geopolitico ha dedicato al salone Eurosatory 2016.[/box]

Foto di copertina di Spiterman Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-NoDerivs License

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Marco Giulio Barone
Marco Giulio Baronehttps://ilcaffegeopolitico.net

Marco Giulio Barone è analista politico-militare. Dopo la laurea in Scienze Internazionali conseguita all’Università di Torino, completa la formazione negli Stati Uniti presso l’Hudson Institute’s Centre for Political-Military analysis. A vario titolo, ha esperienze di studio e lavoro anche in Gran Bretagna, Belgio, Norvegia e Israele. Lavora attualmente come analista per conto di aziende estere e contribuisce alle riviste specializzate del gruppo editoriale tedesco Monch Publishing. Collabora con Il Caffè Geopolitico dal 2013, principalmente in qualità di analista e coordinatore editoriale.

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