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I figli della luna nel continente nero: l’albinismo in Africa

“We are not animals to be hunted or sold” è il rapporto-denuncia di Amnesty International sulle violenze e discriminazioni contro le persone affette da albinismo in Malawi, pubblicato lo scorso giugno. Il Malawi è solo uno dei 23 paesi africani dove gli albini sono costretti a subire continue violazione dei loro diritti umani e a vivere in un clima di terrore e paura

LE VIOLENZE CONTRO GLI “ZERUZERU” – L’albinismo è un’anomalia congenita ed ereditaria che consiste nella depigmentazione parziale o totale della pelle, dei peli e dei capelli, dell’iride e della coroide, da cui deriva una colorazione molto più chiara del normale o una totale decolorazione[1]. Secondo le stime ufficiali, l’Africa ospita il più alto tasso di persone affette da albinismo: a livello mondiale l’incidenza è 1 su 20.000 individui, mentre in Africa 1 su 17.000, anche se non esistono dati ufficiali in merito. Gli albini sono conosciuti come “figli della luna” per la loro pelle candida, ma sono chiamati anche in senso dispregiativo “zeruzeru” ossia figli del diavolo. In Malawi – che ospita tra i 7.000 e i 10.000 albini – dal novembre 2014 si è assistito a un drammatico aumento delle violenze nei loro confronti: sono 69 i casi ufficiali riportati, di cui almeno 18 omicidi e 5 persone scomparse. Le parti del corpo degli albini africani sono utilizzate per fabbricare amuleti contro il malocchio o per curare la sterilità, e le donne sono chiamate “machilitso”, ossia cura: vengono violentate perché si crede che avere un rapporto sessuale con loro possa curare l’HIV.

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Fig. 1 – Secondo l’organizzazione internazionale Amnesty International, il mese di aprile di quest’anno è stato il piĂą cruento per gli attacchi contro le persone albine: neanche i bambini sono stati risparmiati

Eppure la Costituzione del Malawi vieta qualsiasi forma di discriminazione per sesso, razza, religione, etnia, disabilità e sottolinea come tutte le persone devono essere uguali di fronte alla legge e protette. Purtroppo alla base degli attacchi e delle discriminazioni contro gli albini (a cui, ad esempio, è vietato l’accesso ai servizio pubblici, incluse cure mediche e istruzione) c’è una scarsa o totale conoscenza della patologia.

IGNORANZA E VIOLENZA – L’ignoranza rappresenta un terreno fertile per il proliferare di leggende e credenze popolari che conducono all’ emarginazione, esclusione sociale, alla stigmatizzazione della malattia. La maggioranza delle persone non sa che l’albinismo è una patologia genetica, ma crede che sia una punizione degli dei; molti altri credono che sia contagiosa. I bambini sviluppano questo senso di inferiorità ed esclusione fin dalla più tenera età quando vengono allontanati dalla comunità di origine e non possono frequentare la scuola. Le violenze verbali non sono meno gravi di quelle fisiche: i nominativi con cui vengono appellati tendono ulteriormente a creare un clima di sfiducia nei loro confronti e quasi a considerarli come esseri non umani. Inoltre, molti albini sviluppano il cancro alla pelle: non tutti possono permettersi di comprare la protezione solare e non tutti conoscono le complicazioni della malattia se non adeguatamente trattata.

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Fig. 2 – Due ragazze ad Abidjan (Costa D’Avorio) mentre distribuiscono occhiali da sole e protezione solare durante una manifestazione di sensibilizzazione sull’albinismo. Nel banner alle loro spalle si può leggere “essere un albino non è una fatalitĂ , noi abbiamo diritti e qualitĂ ”

LA DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL – I resti di una bambina di due anni, Whitney Chilumpha, sono stati ritrovati su una collina vicino la casa in cui viveva e in cui era stata rapita qualche giorno prima: 5 uomini, tra cui il padre, sono stati arrestati e sono sospettati di omicidio. Jenifer Namusyo, una donna di 30 anni, è stata ritrovata senza vita, con segni di pugnalate sulla schiena e sull’addome e mutilazioni. Davis Fletcher Machinjiri, diciassettenne, era stato rapito e portato in Mozambico, dove è stato ucciso: il corpo è stato trovato privo delle ossa. I corpi degli albini vengono smembrati poichĂ© si crede che le varie parti portino fortuna e sono utilizzate per fabbricare amuleti molto costosi. Arti e organi vengono usati per pratiche rituali: secondo la magia nera africana, maggiore è il dolore provato dallo zeruzeru durante l’amputazione, maggiore sarĂ  il potere sprigionato durante i rituali. Le ossa vengono vendute agli stregoni per produrre pozioni magiche e incantesimi, ma anche ai medici, nella convinzione che portino ricchezza e buona fortuna perchĂ© conterrebbero oro. Il Presidente Peter Mutharika e il governo malawiano hanno annunciato l’adozione di misure per fronteggiare la situazione e hanno diramato, nel marzo dello scorso anno, una nota di condanna degli attacchi esortando le agenzie di sicurezza ad arrestare i colpevoli e proteggere le persone a rischio di aggressione. Tuttavia la maggioranza delitti è rimasta irrisolta e le pene non sono proporzionali alla gravitĂ  dei crimini commessi; ciò fa sì che gli albini debbano vivere costantemente nel terrore anche perchĂ© spesso, soprattutto per questioni economiche, i responsabili di questi crimini si nascondono dentro le mura domestiche.

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Fig. 3 – Il 13 giugno è la Giornata Internazionale dell’Albinismo: istituita dalle Nazioni Unite nel 2014, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e la conoscenza di questa patologia e per eliminare le discriminazioni e le violenze contro le persone affette da albinismo

IL MOVENTE ECONOMICO DIETRO LA STRAGE DEGLI ALBINI – Il Malawi è un paese povero, con il 53% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertĂ  e ha un’economia dipendente dagli aiuti internazionali. Secondo un articolo apparso sul New York Times, le parti del corpo delle persone albine (orecchie, lingua, naso, genitali e arti) possono valere fino a 65.000 euro; la pelle è venduta a un prezzo che varia da 1.500 ai 7.000 euro, secondo l’etĂ  della vittima. Anche le Nazioni Unite hanno espresso la propria preoccupazione sulla situazione nel piccolo stato africano: Ikponwosa Ero, esperta indipendente delle Nazioni Unite per i diritti delle persone affette da albinismo, ha evidenziato una situazione drammatica «un’emergenza, una crisi inquietante nelle sue proporzioni»  parlando di «pericolo di estinzione degli albini a causa del numero crescente di omicidi». La stessa Ero, affetta da albinismo, ha posto l’accento su come nemmeno nella morte gli albini possono riposare in pace, perchĂ© i loro resti vengono razziati nei cimiteri: a riguardo, le autoritĂ  del Malawi hanno registrato almeno 39 casi di riesumazione illegale. Dietro ci sarebbe un movente economico poiché la vendita delle parti del corpo delle persone affette da albinismo è un business spesso considerato molto redditizio anche dagli stessi familiari.

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Fig. 4 – L’esperta Onu, Ikponwosa Ero, durante una conferenza stampa al termine della sua visita in Malawi lo scorso aprile: circa 10.000 albini rischiano l’estinzione a causa dell’incremento preoccupante del numero degli attacchi registrati contro di loro dal 2014 ad oggi

OLTRE LE SUPERSTIZIONI – In Tanzania 1 persona su 1.400 è portatrice della patologia: un tasso d’incidenza molto alto rispetto alla media mondiale e africana, dovuto soprattutto al fattore della consanguineitĂ ; inoltre, molti albini costretti a vivere isolati ed emarginati si sposano tra di loro. Proprio in Tanzania, l’isola di Ukerewe è considerata un’oasi felice per gli albini, lontana dai pericoli della terraferma e dalla paura continua di attacchi: attualmente  75 albini vivono qui insieme alla popolazione locale. Non è ben chiaro perchĂ© questo pezzo di terra sia diventata un rifugio. Le teorie piĂą accreditate rivelano che molti albini africani si siano spostati qui dopo essere stati allontanati dalla comunitĂ  di origine o che molti bambini siano stati abbandonati sull’isola dai genitori e poi cresciuti dalla gente del posto. Tornando sulla terraferma, invece, dal 2015, si sono verificati 160 atti di violenza contro gli albini, di 76 omicidi. In Tanzania, Burundi, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico, Sudafrica e Swaziland proliferano i mercati clandestini dove vengono vendute le parti del corpo mutilate agli albini. L’ex Presidente Jakaya Kikwete era intervenuto vietando qualsiasi pratica di stregoneria e arrestando centinaia di medici-stregoni. Una misura straordinaria, ma non totalmente efficace: dalle aree rurali il fenomeno si è diffuso nelle zone urbane. Particolarmente significativa la scelta delle Nazioni Unite di organizzare il Forum regionale sull’Albinismo lo scorso giugno a Dar es Salaam, capitale tanzanese. L’obiettivo del Forum era di trasmettere un messaggio molto importante: andare oltre le credenze popolari secondo cui le persone affette da albinismo sono figlie del diavolo o esseri immortali. Il razzismo contro gli albini potrĂ  finire definendo una strategia di protezione integrata e comune contro le violenze e le discriminazioni. Purtroppo la situazione rimane preoccupante: i dati sulle violenze forniti dalle organizzazioni internazionali non mostrano un quadro completo della strage poichĂ© molti casi non vengono segnalati e registrati dalle autoritĂ . Gli attacchi sono diffusi nelle zone rurali tanto quanto in quelle urbane e, fino ad oggi, non sembra che i governi e le magistrature dei paesi coinvolti abbiano fatto abbastanza per proteggere gli albini africani anche perchĂ© spesso tra di loro si annidano le stesse credenze diffuse tra la popolazione.

Irene Dell’Omo

 

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””] Un chicco in piĂą

Definizione di albinismo qui.

• Qui il report pubblicato da Amnesty International sulle violenze e discriminazioni contro le persone affette da albinismo.

• Nel 2012 è uscito il documentario In the Shadow of the Sun, diretto da Harry Freeland, che racconta le condizioni di vita delle persone affette da albinismo in Africa: qui è possibile visualizzare il trailer del documentario.

• Africa Bianca è il documentario radiofonico di due giovani giornalisti italiani, Barbara d’Amico e Fabio Lepore, che racconta la storia di Stéphane Ebongue, albino del Camerun scappato dal suo paese e dalle discriminazioni per il colore della sua pelle. [/box]

Foto di copertina di Lars Plougmann Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-ShareAlike License

 

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Irene Dell'Omo
Irene Dell'Omo

Sono laureata in Scienze Politiche, indirizzo Cooperazione internazionale, con una tesi sulla cooperazione tra Unione europea e Paesi del Maghreb per le risorse energetiche rinnovabili. Vivo a Roma, dove lavoro in un’organizzazione umanitaria nell’area marketing e comunicazione. Le mie passioni: scoprire posti e cose nuove, viaggiare, leggere (soprattutto romanzi a sfondo storico e di attualità) e scrivere.

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