In 3 sorsi – La momentanea sospensione di USAID ordinata da Donald Trump rischia di mettere a dura prova la situazione sanitaria e sociale di molti Paesi africani beneficiari dell’assistenza statunitense. Il congelamento dei fondi durerĂ 90 giorni, ma crescono i timori riguardo alla ripresa delle attivitĂ .
1. L’ORDINE ESECUTIVO 14169 E LA SOSPENSIONE DI USAID
Risanare il debito pubblico degli Stati Uniti rappresenta uno dei punti cruciali del programma politico di Trump, secondo il quale il percorso deve inevitabilmente passare per il ridimensionamento delle spese ritenute superflue. L’opinione di Elon Musk, alla guida del nuovo Dipartimento dell’Efficienza Governativa (DOGE), sembra aver inciso particolarmente nel processo di eliminazione di alcuni capitoli del bilancio nazionale, individuando una parte del problema nel finanziamento dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), organo federale il cui funzionamento, secondo il Presidente, non è compatibile con il raggiungimento degli obiettivi di Governo.
USAID, attivo dagli anni Sessanta, nel 2023 è costato alle casse statali 68 miliardi di dollari, per la maggior parte a sostegno della precaria situazione umanitaria nelle zone più colpite del conflitto in Ucraina. Circa 3 miliardi sono stati investiti negli Stati africani, invece, una cifra raddoppiata nel 2024.
L’ordine esecutivo 14169, entrato in vigore da febbraio, ha portato alla sospensione dell’attività di circa 10mila dipendenti in più di 60 Paesi partner e al congelamento dei fondi destinati agli aiuti per 90 giorni.
Fig. 1 – Manifestazioni contro la sospensione di USAID a Washington, 5 febbraio 2025
2. IL PREZZO DELLA SALUTE AFRICANA
Sebbene le cause reali che hanno portato alla sospensione di USAID e i potenziali sviluppi restino ancora tra le incognite dell’Amministrazione Trump, ciò di cui si ha la certezza sono le conseguenze sociali e sanitarie alle quali molti Stati africani si troveranno a dover far fronte.
Gli investimenti esteri forniti dall’Agenzia statunitense hanno permesso negli anni la creazione di una rete capillare di centri di ricerca impegnati nella lotta contro malattie infettive altamente diffuse nel Continente, come la malaria e l’HIV. Grazie soprattutto alla continuitĂ di questi finanziamenti è stato possibile negli anni ridurre il fenomeno della mortalitĂ infantile. L’improvvisa interruzione del programma ha creato una situazione precaria che rischia di mandare a monte decenni di progressi. Basta pensare al Global Health Supply Chain, uno dei progetti dotati di maggior rilievo nel panorama sanitario subsahariano, che ha consentito la realizzazione di una infrastruttura logistica altamente efficiente nella fornitura di materiale medico per contenere la diffusione dell’AIDS: ora i dipendenti sono ridotti alle loro funzioni minime di sorveglianza dei depositi. In Sudafrica l’interruzione del President’s Emergency Plan for AIDS Relief lascerĂ secondo le stime circa 5 milioni di persone senza accesso a farmaci antiretrovirali per contrastare la diffusione dell’HIV. I tagli al personale ne stanno compromettendo il funzionamento, così come per un altro programma parallelo, il President’s Malaria Initiative, specializzato in interventi volti a eradicare la piaga della malaria fornendo medicine per la profilassi.
USAID negli anni ha cercato anche di arginare il problema della malnutrizione: in Etiopia, lo scorso anno, sono state 16 milioni le persone che hanno beneficiato degli aiuti alimentari distribuiti tramite il World Food Programme, grazie soprattutto al contribuito di USAID, che ne è stato il maggior donatore.
Fig. 2 – Il logo di USAID all’interno dell’ufficio di Uganda Young Positives (UYP), una ONG ugandese impegnata nella prevenzione dell’HIV/AIDS che subirĂ un impatto negativo per la sospensione dell’Agenzia statunitense
3. L’AFRICA, L’ULTIMA DELLE PRIORITĂ€
L’ordine esecutivo di Trump ha subito scatenato in patria proteste e critiche riguardo alla liceità del provvedimento, legato alla carenza di motivazioni e alla mancata autorizzazione da parte del Congresso, il principale finanziatore dell’Agenzia. Non tutti, però, sono insoddisfatti dell’operato del Presidente e vedono in questa presa di posizione l’inizio di un potenziale processo di emancipazione dell’Africa dalla dipendenza degli aiuti economici statunitensi. Ciò che resta è il vuoto che potrebbe affermarsi qualora il provvedimento a discapito di USAID dovesse diventare definitivo.
In ogni caso, l’interruzione senza preavviso di programmi essenziali influenza negativamente la percezione dei partner occidentali nel Global South, riducendone la pervasività dell’azione e persino intaccando i rapporti economici. Le risorse – non solo naturali – dell’Africa negli ultimi anni sono diventate oggetto di interesse per molti soggetti e non sorprenderebbe se, con il ritiro degli aiuti statunitensi, altri attori internazionali come Russia e Cina rafforzassero la presenza nella regione subsahariana, offrendo altri tipi di supporto. In particolar modo, Pechino, da lungo tempo attiva negli investimenti infrastrutturali, potrebbe colmare questa assenza mentre l’attenzione statunitense è rivolta altrove.
“America First”, il noto slogan che ha accompagnato queste ultime elezioni negli USA, ha trovato nel continente africano una traduzione unanime: “Africa Last”.
Sofyene Meddourene
“WeMUNIZE, USAID Nigeria” by USAID Digital Development is licensed under CC BY