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India: il costo economico e politico della pandemia

In 3 sorsiL’ondata di contagi che sta mettendo in ginocchio l’India ha evidenziato la fragilitĂ  del sistema sanitario e gli errori strategici del Governo. Tuttavia, nonostante l’enorme impatto economico della crisi, Modi e il BJP potrebbero evitare di pagare politicamente il prezzo dei loro errori.

1. ERRORI E SOTTOVALUTAZIONI

Dalla fine di marzo l’India è divenuta l’epicentro mondiale della pandemia. Dopo aver scongiurato la catastrofe umanitaria nel 2020, il Paese è ora in ginocchio anche a causa di una variante del virus particolarmente aggressiva. I dati ufficiali raccontano di circa 400mila contagi e 4mila vittime al giorno. Tuttavia, essendo raccolti principalmente nelle aree urbane, questi numeri sottostimano enormemente la situazione di un Paese la cui “anima risiede nelle aree rurali“, che ospitano circa il 65% della popolazione totale. La crisi ha avuto un impatto dirompente sul sistema sanitario indiano rivelandone fragilitĂ  e inadeguatezze. L’assenza di posti letto, di personale medico e persino di ossigeno ha evidenziato il sistematico sottofinanziamento della sanitĂ  pubblica indiana. Prima della crisi meno dell’1,5% del PIL indiano andava a finanziare la sanitĂ , a fronte di una media europea del 9,9%. L’India soffre anche la carenza strutturale di posti letto in terapia intensiva, circa 100mila contro gli almeno 500mila necessari, e di ventilatori. Inoltre il processo di privatizzazione della sanitĂ  anzichĂ© aumentare i servizi al pubblico ha fatto esplodere le disuguaglianze nell’accesso alle cure. In questo quadro le miopi decisioni del premier Narendra Modi, da tempo estimatore della medicina alternativa, hanno aggravato la situazione. In particolare la scelta strategica di vendere all’estero gran parte dei vaccini prodotti internamente ha rallentato la campagna vaccinale, esponendo l’India allo sviluppo di varianti.

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Fig. 1 – Lo scorso primo marzo il premier Modi annunciava con un tweet di aver ricevuto la prima dose del vaccino prodotto in India

2. RIPRESA ECONOMICA RIMANDATA

La crisi in corso in India, ritardando la ripartenza della sesta economia del mondo, avrĂ  un impatto globale. Chiuso il 2020 con una contrazione del PIL attorno all’8%, le analisi piĂą ottimistiche prevedevano per Delhi una crescita pari o superiore al 12% nell’anno in corso. A oggi questi dati non contano piĂą nulla. Nonostante, infatti, Modi non sembri intenzionato a ripercorrere la strada del lockdown totale intrapresa nel 2020, alcuni comparti strategici dell’economia sono giĂ  in crisi. In particolare i settori piĂą colpiti sono i servizi, principale driver della crescita indiana, e l’economia informale, che impiega circa l’80% della forza lavoro complessiva. Ad aggravare la situazione c’è il fatto che questi lavoratori, essendo perlopiĂą privi di contratti regolari, risultano invisibili di fronte alle misure di sostegno governative. Oggi, come un anno fa, al forte calo della domanda interna si stanno sommando le preoccupazioni di molte aziende estere che utilizzano servizi di back-office indiani. In questo contesto il sistema bancario indiano, primo beneficiario della breve ripresa registrata nei mesi scorsi, è ora nuovamente attenzionato dalle principali agenzie di rating, che temono per la possibile impennata dei crediti deteriorati (non-performing loans) e per la sua tenuta complessiva.

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Fig. 2 – Il lockdown iniziato a Delhi lo scorso aprile è ancora in corso e resterĂ  in vigore almeno fino a fine maggio

3. IL COSTO POLITICO DELLA CRISI

Nonostante l’impreparazione mostrata dal Governo nel prevedere e gestire la crisi, Modi e il suo partito, il Bharatiya Janata Party (BJP), potrebbero evitare di essere penalizzati dall’elettorato indiano per almeno due ragioni. La prima è legata al calendario elettorale. Le prossime elezioni politiche generali, previste per maggio 2024, sono infatti lontane anni luce. Inoltre le recenti elezioni amministrative, i cui affollati comizi elettorali hanno favorito la propagazione del virus, si sono svolte quando ancora la crisi sanitaria non era esplosa in tutta la sua violenza. Di fatto, nei quattro Stati in cui si è votato, i risultati hanno riaffermato vecchi rapporti di forza. Il BJP ha mantenuto la guida dell’Assam, ma ha confermato la propria debolezza negli Stati del sud (Kerala e Tamil Nadu) e ha fallito nel progetto di conquista del Bengala Occidentale, dove, pur avendo accresciuto i consensi, si è arreso al partito All India Trinamool Congress della leader Mamata Banerjee, voce critica nei confronti di Modi. Il secondo elemento che gioca a favore di Modi in questa fase è la fragilitĂ  dell’opposizione. In particolare l’India National Congress di Sonia Gandhi soffre da ben prima dello scoppio della pandemia una pesante crisi di leadership e credibilitĂ . Per questa ragione le future sfide al Governo Modi sembrano poter derivare piĂą dalla societĂ  civile indiana e dalle proteste sociali, non ultima quella degli agricoltori che avversano da mesi la riforma agraria, che dalle attuali forze politiche.

Tiziano Marino

India rolls out Vaccine passport” by wuestenigel is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • L’ondata pandemica che sta travolgendo l’India ha messo in luce gli errori del Governo Modi e l’inadeguatezza del sistema sanitario
  • La crisi inciderĂ  negativamente sulle previsioni di crescita del Paese e comporterĂ  conseguenze anche a livello globale
  • Modi e il BJP, favoriti dall’assenza di importanti scadenze elettorali e dalla debolezza dell’opposizione, potrebbero evitare di pagare politicamente il prezzo dei loro errori

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Tiziano Marino
Tiziano Marino

Analista politico e ricercatore, dopo la laurea magistrale in Relazioni Internazionali all’Università Roma Tre con specializzazione in “Pace, Guerra e Sicurezza”, ho conseguito un master in Studi Europei al College of Europe di Varsavia con una tesi sulla politica di vicinato dell’UE in Medioriente. Appassionato di sicurezza internazionale e geoeconomia, scrivo di UE, area MENA e Asia meridionale. Ho lavorato per i quotidiani HuffPost Italia e l’Indro, sono stato ricercatore per l’Istituto Affari Internazionali (IAI), e attualmente collaboro con Eastwest.eu e New Eastern Europe. Nella mia vita precedente ho viaggiato e vissuto in India e in Australia dove per sopravvivere ho lavato piatti e raccolto fragole.

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