I discorsi di Macron fanno riferimento alla ferma intenzione di rompere con la politica estera seguita fino a questo momento: più apertura del Paese ad una cooperazione con i partner europei ed internazionali, supporto per una Europa più incisiva ed efficace. Eppure, sembrerebbero esserci diversi elementi di continuità con il passato, in particolare quando si tratta di tutelare gli interessi francesi, a tutti i costi. Potrebbe essere iniziata l’era della “France first”?
UNA NUOVA “RIVOLUZIONE” FRANCESE – Lo scorso 7 maggio Emmanuel Macron é stato eletto presidente della Repubblica in Francia con il 66% dei voti. A soli 39 anni, la sua candidatura é stata impostata su un fondamentale messaggio di “rivoluzione”, come riportato anche nel titolo del suo libro pubblicato durante la campagna elettorale. Candidatosi da indipendente, con un proprio partito chiamato En Marche!, e dichiarandosi “né di destra, né di sinistra”, ha promesso ai suoi elettori di poter apportare grandi novita’, rinnovando la politica, l’economia e la societá francesi. Rottura con il passato, soprattutto con quello di Hollande, riforme istituzionali, economiche e sociali, ma soprattutto una Francia piú Europea, aperta alla cooperazione con i partner internazionali e prontamente attiva a fronteggiare le nuove sfide. “Modernismo”, “progressismo”, “ottimismo” sembrano essere le parole chiave dei suoi interventi in cui, sin dall’inizio, si é esplicitamente riferito alla politica di due precedenti presidenti francesi: Charles De Gaulle e Francois Mitterrand, ponendo una certa enfasi sulla sicurezza e sulla sua intenzione di agire, all’estero, tenendo presenti gli interessi francesi.
LA SETTIMANA DEGLI AMBASCIATORI: UN MESSAGGIO CHIARO – Il primo discorso di una certa rilevanza legato alla politica estera é stato tenuto da Macron durante la Settimana degli Ambasciatori, dal 28 al 31 agosto scorso, a Parigi. Macron ha evidenziato come la lotta al terrorismo islamista, soprattutto in Siria ed Iraq, rimanga uno dei traguardi principali, in quanto la sicurezza della Francia é l’obiettivo primario della diplomazia francese. L’incremento dell’aiuto estero, la lotta al cambiamento climatico, la gestione dei flussi migratori figurano tra le altre prioritá della sua politica estera. Il messaggio che ha voluto consegnare agli ambasciatori presenti é stato quello della necessitá di avere una “Francia piú forte, piú unita e piú aperta…”.
Fig. 1 – Il Presidente francese Emmanuel Macron alla Settimana degli Ambasciatori a Parigi
DISCORSO ALLA SORBONA. LA NUOVA EUROPA – Il discorso che Macron ha tenuto alla Sorbona proprio qualche giorno fa continua sulla stessa linea, ed insiste soprattutto sull’importanza di rifondare l’Unione Europea. Ancora una volta le President ha dato di sé l’immagine di europeista convinto. Un’Europa piú unita, la creazione di un esercito comune europeo, l’istituzione di una procura europea contro la criminalitá ed il terrorismo, un ufficio europeo di asilo per la questione immigrazione …Queste le proposte fondamentali per una riforma dell’Unione Europea che, secondo Macron, dovrebbe avvenire anche a piú velocita’: “chi non vuole, non deve poter frenare”.
“UN MONDO DI MINACCE ED OPPORTUNITÁ” – Pur continuando a presentarsi come un innovatore, la sensazione peró é che il nuovo presidente francese segua di fatto quella che é la tradizionale ambizione francese di voler plasmare il mondo secondo la propria visione. Quello che Macron definisce “un mondo di minacce ed opportunita’”, é un mondo in cui la Francia agisce da attore principale, con ruoli determinanti soprattutto nelle maggiori istituzioni internazionali, in modo da avere una certa influenza nel contesto internazionale. “…Non vogliamo essere sottomessi alle decisioni americane o cinesi”, ha chiarito in uno dei suoi discorsi. In questo modo viene confermato uno dei principi fondamentali e storici della politica estera francese, seguito da quasi tutti i precedenti presidenti, a cominciare proprio da De Gaulle: l’indipendenza della Francia, che si traduce anche e soprattutto in autonomia decisionale e rifiuto di mettere l’Europa al servizio degli USA.
RIVOLUZIONE O CONTINUITÁ? – Più che una rivoluzione, quindi, ci sembrerebbe di intravedere una certa continuitá nella politica estera francese di Macron. Per esempio, dichiarando esplicitamente di voler assegnare alla Francia il ruolo di coordinatrice di tutte le questioni relative alla problematica migranti e di voler intervenire per garantire la pace in Libia, a luglio Macron ha organizzato un incontro con Fayez al-Serrai, primo ministro del governo libico di unitá nazionale, riconosciuto dalle Nazioni Unite, e Khalifa Haftar, capo dell’Esercito nazionale libico, presente nella Libia orientale. La riunione si é conclusa con un accordo di tregua tra le parti, annunciato dal presidente francese come un successo ed un importante passo avanti verso la pace. Giocando un perfetto ruolo di “grandeur” francese e dimostrando come la Francia possa agire unilateralmente, senza tenere conto degli accordi esistenti (il ruolo di coordinatrice dell’Italia di tutte le azioni diplomatiche che riguardano la Libia era stato concordato sia a livello di Unione Europea, sia a livello ONU, con l’approvazione della Casa Bianca) la mossa di Macron ha immediatamente stupito ed infastidito l’Italia per questo intervento non concordato.
Fig. 2 – Il Presidente Macron con il Primo Ministro libico Fayez al-Serraj e il Generale di Tobruk Khalifa Haftar
FRANCE FIRST? – Macron si é presentato alla Francia come il “nuovo”, l’ anti-sistema, colui che realizzerá nel Paese una rivoluzione di ampio respiro. Tuttavia, dal suo limitato operato in questi pochi mesi si puó evincere piuttosto una certa continuitá, nell’ambito della tradizione diplomatica francese. Per Macron “…la diplomazia della Francia deve basarsi su tre pilastri fondamentali: la nostra sicurezza…, la nostra indipendenza…e infine la nostra influenza…” e la Francia deve continuare a tutelare ed a perseguire la sua indipendenza…,”…quell’indipendenza che permetta alla Francia di far sentire la sua voce, perseguire i propri interessi a livello internazionale e che gli permetta di influenzare il corso del mondo, piuttosto che esserne ostaggio…”. Sembrerebbe evidente che nell’era dell’”American first” di Donald Trump e della Brexit, sia nata (o rinata?) anche la politica della “France first”.
Nancy Vellone
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più
Classe 1977, Emmanuel Macron ha conseguito una laurea a Parigi alla École nationale d’administration (ENA) e nel 2004 ha iniziato a lavorare come ispettore delle finanze. Successivamente ha lavorato con successo per la banca d’affari Rothschild fino a quando, nel 2012, ha iniziato a dedicarsi pienamenta alla vita politica, sostenendo Hollande ed ottenendo la nomina di vice segretario all’Eliseo. Nel 2014 é stato nominato Ministro dell’economia, dell’industria e del digitale e nel 2016, ancora ministro, ha fondato il movimento En Marche, con cui si é presentato alle presidenziali francesi 2017.[/box]
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