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C’è un accordo tra Kosovo e Serbia

Fumata bianca a Bruxelles: habemus pactum, come twittano dal Kosovo. Dopo dieci incontri estenuanti con alti e bassi ma con un desiderio di arrivare ad una conclusione, l’accordo tra Kosovo e Serbia per la normalizzazione dei rapporti è stato siglato venerdì 19 aprile.

 

DECISIVO L’ULTIMO INCONTRO – Al decimo round, quando si pensava che tutto ormai stava per andare in fumo, Ivica Dačić e Hashim Thaçi hanno firmato l’Accordo davanti all’Alto Rappresentante degli Affari esteri dell’Unione Europea, Catherine Ashton. Quest’ultima ha subito rilasciato una dichiarazione congratulandosi con tutti e due i Primi Ministri rispettivamente di Serbia e Kosovo. Con questo atto, ha sottolineato Ashton “hanno dato prova di coraggio, in tutti questi mesi. Con questo atto i due paesi sono un passo più lontano dal passato e uno più vicino all’Unione Europea”.

Tempestiva è stata anche la comunicazione via twitter del Ministro per l’Integrazione del Kosovo Vlora Çitaku:Fumata Bianca a Bruxelles, Habemeus pactum”, esprimendo tutta la sua gioia. Diverse le dichiarazioni ufficiali di piena soddisfazione: il Segretario Generale della NATO, Rasmussen ha voluto congratularsi per l’accordo dando la sua piena disponibilità per l’implementazione di questo accordo. Štefan Füle, commissario europeo per l’allargamento e la politica europea di vicinato, si è congratulato sia con Ashton che con Thaçi e Dačić, dichiarando la storicità dell’evento. Non ha voluto mancare a congratularsi anche il Presidente della Commissione Europea Barroso: “Storico accordo, che deve essere implementato il più presto possibile”.

 

CRONACA DELLA MANO MIGLIORE – Tutto l’iter degli incontri tra Dačić e Thaçi è sembrato come una partita di poker all’ultimo respiro, con il rialzo delle pretese da ambo le parti. Ashton ad un certo punto ha abbandonato  il tavolo da gioco, dichiarando di passare la mano al Commissario per l’Allargamento dell’UE Štefan Füle. Il 18 aprile Dačić e Thaçi hanno deciso di tentare ancora una volta un incontro a tre con Ashton, sperando di arrivare ad una conclusione. Il nocciolo della questione rimaneva sempre il grado di autonomia che potevano avere i comuni a maggioranza serba sopratutto nel Nord del Kosovo. Thaçi non accettava che i comuni serbi rimanessero sotto l’influenza della Serbia, soprattutto per via delle strutture parallele create in questi anni, in quanto non permettono a Pristina di avere il pieno controllo su tutto il territorio nazionale. Quest’ultimo ha poi alzato la posta in gioco, chiedendo la non interferenza della Serbia per l’ammissione del Kosovo nelle Organizzazioni Internazionali.

Alla fine, entrambi hanno fatto un passo indietro all’ultimo momento disponibile, e la Ashton ha potuto dichiarare il successo dei negoziati. Adesso la Serbia potrà avere il via libera per fissare la data per l’inizio dei negoziati d’adesione della Serbia. Il Kosovo attende l’avvio dei negoziati per un Accordo di stabilizzazione e associazione, primo passo verso l’integrazione europea.

Un contributo è stato dato anche dal Parlamento Europeo, che giovedì 18 aprile, in seduta a Strasburgo, aveva ancora incoraggiato i due Stati ad arrivare a una conclusione. Inoltre, il Parlamento ha invitato gli ultimi cinque Stati europei a riconoscere il Kosovo e a togliere la nota a piè di pagina sullo status del Paese.

 

Il ponte sul fiume Ibar che collega le due comunità serba e albanese a Mitrovica
Il ponte sul fiume Ibar, che collega le due comunità serba e albanese a Mitrovica

BUONO, MA NON PER TUTTI – Questo accordo ha anche i suoi scontenti. La comunità serba nel nord del Kosovo ha dichiarato che nessuno ha il diritto di decidere contro la volontà del popolo serbo e di sottoscrivere patti con uno Stato non riconosciuto. La chiesa serba ha subito denunciato che questo accordo significa perdere una parte importante dal punto di vista storico e spirituale del territorio nazionale.

Il movimento Vetevendosje! in Kosovo già da tempo non approvava questo tipo di dialogo con la controparte serba. Secondo il leader del movimento Albin Kurti, prima di sedersi ad un tavolo con i serbi, sono questi ultimi a dover riconoscere il Kosovo come Repubblica. Inoltre, secondo il movimento questo tipo di accordo rischia di “bosnicizzare” il Kosovo, portando solo instabilità al fragile equilibrio istituzionale kossovaro.

Dačić stesso ha dichiarato di avere firmato, ma non di non escludere anche un referendum nazionale su questo accordo. A proporre il referendum sarebbe il vice-primo Ministro Vučić, leader del partito progressista in Serbia.

 

IL PATTO ESISTE – Con buona probabilità l’accordo accontenterà tutte le parti in causa, con qualche inevitabile malcontento. Sicuramente altri sviluppi si attendono concretamente da parte di tutti gli attori in campo nella fase di implementazione dell’accordo.

Alla fine vincitrice esce Catherine Ashton. Il successo sta nel fatto che è il primo diplomatico a fare raggiungere una prima soluzione ai rappresentanti di Serbia e Kosovo. Questo patto non mette sicuramente fine alle discordie tra i due Stati, ma comunque rimane un primo passo importante, che può aprire scenari futuri più “normali” tra i due popoli, lasciando alle spalle l’odio che portò ad una guerra sanguinosa.

 

 Juljan Papaproko

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Juljan Papaproko
Juljan Papaproko

Juljan Papaproko è nato a Tirana. Laureato in Scienze Politiche a Torino con una tesi sulla Guerra del Kosovo. Collabora con diverse testate giornalistiche in Italia e in Albania. Il suo centro di interesse è l’Europa e i Balcani, binomio difficile ma affascinante. Diverse esperienze di vita a Torino, Firenze, Parigi, Bruxelles e Berlino. Condivide con il Caffè la stessa passione per la geopolitica.

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