Ristretto – Nei giorni scorsi l’ex Premier pakistano Nawaz Sharif è stato condannato in via definitiva a dieci anni di carcere per corruzione. Si è concluso così un complesso scandalo politico-giudiziario che aveva portato alle dimissioni dello stesso Sharif dalla carica di Primo Ministro nell’estate dell’anno scorso.
Al momento della sentenza l’ex capo del Governo si trovava a Londra per assistere sua moglie Kulsoom, gravemente malata di cancro, e sta ora tornando in patria per scontare la pena. La polizia pakistana ha predisposto eccezionali misure di sicurezza in diverse città per evitare disordini da parte dei sostenitori dell’ex Premier, che accusano i militari di avere ordito un complotto ai danni del loro beniamino. All’arrivo in Pakistan Sharif verrà subito portato nel carcere di Adiala insieme alla figlia Maryam, anch’essa condannata a una lunga pena detentiva per complicità con il padre.
Storico rivale di Benazir Bhutto, Sharif è stato Primo Ministro del suo Paese per tre volte ed era già stato condannato per reati simili dopo il golpe militare del 1999. Allora, grazie alla mediazione dell’Arabia Saudita, aveva ottenuto la grazia e aveva vissuto in esilio a Gedda, dove si era dedicato con successo a svariate attività economiche. Rientrato in patria nel 2007, aveva poi ripreso le carriera politica e aveva vinto in maniera schiacciante le elezioni del 2013 alla testa del partito conservatore Pakistan Muslim League Nawaz (PML-N).
Durante il suo ultimo incarico governativo, Sharif ha cercato a più riprese di migliorare i rapporti con l’India e di contrastare le crescenti infiltrazioni terroristiche nel nord del Pakistan. Entrambe queste politiche lo hanno posto in pesante conflitto con le autorità militari e hanno contribuito alla caduta del suo esecutivo. Ora ci si chiede quali conseguenze avrà la sua condanna penale sulle elezioni del prossimo 25 luglio, che promettono di essere tra le più incerte e contestate della storia pakistana.
Simone Pelizza
Foto di copertina: Raajan, Flickr, 2015