In 3 sorsi – Dai call center del Pakistan alle reti criminali in India, Cambogia e Myanmar, le truffe digitali stanno proliferando nei Paesi emergenti dell’Asia, sfruttando vulnerabilità economiche, tecnologiche e sociali. Alimentate da piattaforme di messaggistica come WhatsApp e Telegram, e favorite da contesti normativi deboli, queste reti operano su scala globale, aggirando i controlli e colpendo vittime in tutto il mondo. A essere coinvolti sono spesso giovani precari, attratti da offerte di lavoro ingannevoli e ignari del carattere illecito delle attività svolte.
1. L’ESPANSIONE GLOBALE DEI ‘CALL‑CENTER SCAM’: IL CASO PAKISTAN
Il 9 luglio 2025 la polizia pakistana ha arrestato 149 persone durante un raid a Faisalabad contro una rete di call center truffaldini, accusata di gestire schemi Ponzi e falsi investimenti. Tra gli arrestati figurano 78 pakistani e 48 cinesi, oltre a cittadini di altri Paesi asiatici e africani: secondo fonti locali e internazionali, erano attivi almeno sette centri operativi, con profitti milionari. Il caso riflette la rapida diffusione degli “scam call center” nel Sud globale, dove l’alta disoccupazione giovanile e l’uso massiccio di WhatsApp e Telegram facilitano il reclutamento, spesso inconsapevole, per queste attività. Situazioni simili emergono anche in India, con reti smantellate in varie città e vittime in tutto il mondo.
Questi episodi mostrano come, in contesti fragili e scarsamente regolamentati, le tecnologie digitali vengano facilmente strumentalizzate per orchestrare truffe complesse e transnazionali, sfruttando vulnerabilità economiche e sociali.
Fig. 1 – Membri di un gruppo sospettato di condurre truffe digitali arrestati dalla polizia indonesiana nell’agosto 2023
2. MECCANISMI SOCIALI E TECNOLOGICI
In Pakistan, piattaforme di messaggistica come WhatsApp e Telegram stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nel reclutamento e nella gestione di queste reti: gli strumenti digitali, nati per connettere le persone, sono oggi utilizzati per coordinare operazioni illecite su scala internazionale, approfittando di connessioni mobili a basso costo e di una regolamentazione digitale ancora debole o inesistente. In questo contesto crescono a vista d’occhio call center improvvisati, spesso nascosti dietro l’apparenza di normali uffici, dove lavorano giovani con scarse qualifiche, attratti dalla promessa di un impiego stabile. Molti di loro non sono pienamente consapevoli della natura fraudolenta delle attività che svolgono, ritrovandosi coinvolti in un meccanismo che sfrutta il bisogno economico e l’assenza di alternative occupazionali.
Si tratta di uno schema ormai ricorrente, già documentato in India con le cosiddette “truffe startup“, dove l’urgenza di guadagnare supera le remore morali. Il risultato è una rete sempre più sofisticata e difficile da intercettare, che sfrutta la tecnologia e la vulnerabilità sociale per alimentare nuove forme di crimine digitale a livello globale.
Fig. 2 – Operazione della Karen Border Guard Force contro un’organizzazione di truffe digitali nel Myanmar sudorientale nel febbraio 2025. Molte delle persone catturate nel raid hanno dichiarato di essere state coinvolte con l’inganno o con la violenza nel business criminale
3. IL CASO MYANMAR
Sebbene il caso del Myanmar rappresenti uno degli esempi più estremi e documentati del fenomeno delle cosiddette “scam cities”, in questo contributo si è scelto di rivolgere l’attenzione ad altri Paesi emergenti dell’Asia meridionale e sud-orientale, dove lo sfruttamento digitale si sviluppa in forme meno visibili ma altrettanto sistemiche. Un riferimento al Myanmar resta tuttavia imprescindibile, poiché le dinamiche osservate, dallo sfruttamento giovanile all’impiego capillare di piattaforme di messaggistica per il reclutamento e la gestione delle truffe, mostrano evidenti analogie con quanto accade in Cambogia, India e Pakistan. La differenza cruciale risiede nel contesto politico e sociale in cui queste attività prosperano: nel Myanmar le truffe digitali si intrecciano con un quadro di profonda instabilità, dove milizie armate e gruppi criminali agiscono indisturbati in territori sottratti al controllo statale. In queste aree, i confini tra economia illecita, conflitto armato e tratta di esseri umani si fanno sempre più sfumati, rendendo il fenomeno particolarmente complesso da contrastare. È in questo intreccio tra repressione, impunità e interessi transnazionali che le scam cities del Myanmar trovano terreno fertile, distinguendosi per la brutalità dei metodi e l’ampiezza delle reti coinvolte.
Maria Grazia Russo
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