In 3 sorsi – A poche settimane dal suo insediamento, il nuovo Governo armeno sta muovendo i primi passi per realizzare le tante riforme promesse dal neo-Primo Ministro Nikol Pashinyan, leader delle proteste che hanno portato alle dimissioni dell’ex Presidente Sargsyan nell’aprile scorso.Â
1. L’INIZIO DELLA “RIVOLUZIONE” ANTI-SARGSYAN
Il referendum costituzionale del 2015 che ha reso l’Armenia una Repubblica parlamentare avrebbe dovuto, nelle intenzioni dell’allora Presidente Serzh Sargsyan, portare ad una maggiore democratizzazione del Paese. Sargsyan promise infatti al popolo armeno di non voler ambire alla carica di Primo Ministro. Una promessa non mantenuta, però, in quanto la tentazione di voler apparire il candidato “unico” e “insostituibile” del suo partito è stata così forte da spingere Sargsyan a presentarsi proprio per la carica di capo del Governo. Il partito d’opposizione guidato da Nikol Pashinyan ha visto in tutto ciò un pericoloso espediente usato da Sargsyan per rinsaldare le basi del suo potere dopo aver lasciato la Presidenza della Repubblica per raggiunti limiti di mandato costituzionale.
Un errore strategico, insomma, che è costato caro all’ex Presidente e che probabilmente è servito anche da “ultima goccia” per provocare la lunga “marcia” non violenta e di disobbedienza civile di Nikol Pashinyan, durata 14 giorni e che ha attraversato svariate città e regioni, dando vita ad una lunga serie di proteste pacifiche che giorno dopo giorno hanno registrato tra le loro file i rappresentanti più disparati della società armena e che hanno portato infine alle dimissioni di Sargsyan il 23 aprile scorso, senza colpo ferire.
Fig.1 – Una donna partecipa alle manifestazioni contro la nomina di Serzh Sargsyan a Primo Ministro, 16 aprile 2018
2. NIKOL PASHINYAN: PROFILO DI UN OUTSIDER
Classe 1975, nato nella piccola città di Ijevan, Pashinyan ha studiato giornalismo all’Universita statale di Yerevan ma è stato espulso all’ultimo anno di corso a causa del suo attivismo politico. Nel 1998 ha fondato il giornale Oragir (Diario) che, però, ha dovuto chiudere poco dopo perché accusato di diffamazione dall’allora Ministro per la Sicurezza Nazionale Serzh Sargsyan. Dal 1999 al 2012 Pashinyan ha curato il giornale Haykakan Zhamanak (Armenian Times), particolarmente critico verso i Governi Kocharyan e Sargsyan.In seguito alle proteste di massa contro i brogli elettorali registrati durante le elezioni presidenziali del febbraio 2008, Pashinyan è stato accusato di istigazione a disordini di massa e omicidio, vivendo per un po’ di tempo in clandestinità . Condannato a 7 anni di prigione, è stato rilasciato successivamente tramite amnistia.
Nel 2012 è stato eletto all’Assemblea Nazionale alla testa del suo partito Khaghakhatsiakan Paymanagir e dell’Alleanza Elq (“Via d’uscita”), composta da tre partiti d’opposizione. Nel 2017 si è candidato senza successo per la carica di sindaco di Yerevan, ottenendo appena il 21% dei voti.
Fig. 2 – Nikol Pashinyan poco dopo la votazione parlamentare che lo ha eletto Primo Ministro dell’Armenia, 8 maggio 2018
3. LE SFIDE DEL NUOVO GOVERNO
Dopo le dimissioni di Sargsyan e un breve stallo politico, il Parlamento armeno ha eletto Pashinyan Primo Ministro lo scorso 8 maggio con una maggioranza di 59 voti contro 42.
Tra le sfide che il neo-Premier e i suoi Ministri si sono proposti di affrontare vi sono in primis la difficile lotta alla corruzione e l’eliminazione dei monopoli economici. Un altro punto fermo del programma del Governo è la riforma del sistema giudiziario come anche quello del sistema elettorale al fine di garantire libere elezioni democratiche.
Nel campo della politica estera, invece, Pashinyan introduce una novità nella spinosa questione del Nagorno-Karabakh, ritenendo fondamentale il ritorno al dialogo diplomatico con l’Azerbaijan sotto la supervisione del gruppo di Minsk.
Il Governo attuale mira a realizzare i primi cambiamenti significativi nei prossimi anni. Nel frattempo gli armeni saranno probabilmente chiamati alle urne nella primavera 2019 per confermare Pashinyan nel ruolo di Primo Ministro e sostituire l’attuale maggioranza parlamentare ancora troppo legata all’era Sargsyan.
Nare Zakaryan
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