Ristretto – In Romania le proteste contro la corruzione si sono intensificate e, lo scorso venerdì, sono diventate violente.
Negli ultimi giorni decine di migliaia di persone sono scese in strada nelle principali cittĂ della Romania per protestare contro la corruzione e i salari bassi, le due principali piaghe economico-sociali del Paese.
Venerdì scorso, a Bucarest, tra dimostranti e polizia sono scoppiati violenti scontri, che hanno causato oltre 400 feriti. Le proteste contro la corruzione, indirizzate soprattutto contro il Partito socialdemocratico (attualmente al Governo) non sono un’assoluta novità per la Romania: i cortei sono infatti iniziati alcuni mesi fa. Le dimostrazioni (le più grandi dalla caduta del comunismo), tuttavia, si sono intensificate, dopo che in luglio il Governo aveva rimosso dall’incarico Laura Codruta Kovesi, magistrato anti-corruzione che stava conducendo un’indagine su politici locali e nazionali.
Un ruolo rilevante, all’interno delle proteste, è rivestito dalla diaspora romena (tra 3 e 5 milioni di persone, cioè circa un quarto della popolazione, vive e lavora all’estero, contribuendo, tramite le rimesse, a sostenere l’economia nazionale). Numerosi espatriati sono infatti tornati in patria per partecipare alle dimostrazioni.
L’uso della forza da parte della polizia ha suscitato preoccupazioni a livello internazionale, costringendo il Governo a fare una parziale marcia indietro sul fronte dell’ordine pubblico. La tensione si è quindi leggermente allentata, ma le proteste continuano, a dimostrazione dell’insofferenza dell’opinione pubblica (e specialmente dei giovani) nei confronti della corruzione e dell’attuale sistema politico. I dimostranti, che ormai chiedono le dimissioni dell’esecutivo, sperano nell’aiuto dell’Unione Europea. Tuttavia, il Governo, almeno per ora, non sembra intenzionato a cedere sulle dimissioni. Le prospettive rimangono quindi molto incerte.
Davide Lorenzini