In 3 sorsi – Il viaggio del Papa nella RDC e Sud Sudan è stato un momento per gridare a gran voce
che l’Africa va considerata e ascoltata, non sfruttata. Francesco ha parlato in entrambi i Paesi di
sviluppo umano, e ha lanciato un importante appello alla pace e alla libertà.
1. ‘BASTA SOFFOCARE L’AFRICA‘
Nel suo viaggio ecumenico nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) e in Sud Sudan svoltosi tra il 31 gennaio e il 5 febbraio, Papa Francesco ha toccato una serie di temi fondamentali tanto per i due Paesi quanto per l’Africa nella sua interezza, auspicando che il Continente diventi “protagonista del suo destino” e non solo “una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”.
Con queste parole il Pontefice ha fatto riecheggiare il passato coloniale caratterizzato dallo sfruttamento sia del suolo che dei popoli – una dinamica che non è certo terminata in seguito alla decolonizzazione e alle indipendenze dei nuovi Stati. Il Papa ha poi definito l’Africa come il sorriso e la speranza del mondo. Infatti, non solo il Continente è ricco per via della presenza di materie prime, ma ha la più grande forza in termini di giovani, dato che circa il 50% della popolazione ha meno di 17 anni. Nonostante queste caratteristiche, l’Africa è il continente più povero al mondo, seppur sia in corso un processo di crescita economica in alcune aree. Il Papa ha per questo parlato della necessità di investire nell’educazione dei giovani per far sì che il Continente possa sperimentare un vero e proprio sviluppo, in termini sia economici che sociali.
Fig. 1 – Papa Francesco a Kinshasa, nella RDC, verso l’incontro con la Conferenza episcopale del Paese
2. PRIMA TAPPA: LA RDC
La Repubblica Democratica del Congo, ex colonia belga che per decenni ha sofferto dello sfruttamento e dei giochi di potere delle potenze occidentali, continua a essere un contesto caratterizzato da una forte instabilità politica, dovuta alla convivenza di più di 200 etnie e di un centinaio di gruppi armati che seminano violenza nel Paese. Il dato più preoccupante è che circa 7 milioni di persone rischiano la vita a causa di una grave crisi alimentare e del mancato sviluppo economico. Proprio qui, nel cuore dell’Africa, facendo riferimento a una delle maggiori risorse della regione, simbolo dell’espropriazione e dello sfruttamento coloniale, Papa Francesco ha definito il Congo “un diamante del creato”, per poi sottolineare come i suoi abitanti siano estremamente più preziosi dei diamanti stessi ed enfatizzare il bisogno di concentrare l’attenzione sugli esseri umani, non sui beni materiali. Il Papa ha poi ripetuto come spesso i diamanti estratti dal suolo congolese siano “insanguinati”, riferendosi all’odierno colonialismo, ormai non più basato sul controllo territoriale, ma prettamente economico. In questo senso Francesco ha ribadito come gli abitanti del Congo, e più in generale dell’Africa, non abbiano ancora il pieno controllo delle proprie risorse. Il Paese e il Continente, seguendo le parole del Papa, meritano di non essere considerati solo come territori da sfruttare, ma di vedere riconosciuta la propria agency e il ruolo fondamentale che occupano nelle relazioni internazionali.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Papa Francesco incontra il Presidente sudsudanese Salva Kiir nella capitale Juba
3. SECONDA TAPPA: IL SUD SUDAN
Resosi indipendente nel 2011 dal Sudan, il Sud Sudan dal 2013 è piombato in una guerra civile sanguinosa che non vede ancora spiragli di pace. In questo contesto così instabile, dove anche alle Organizzazioni internazionali risulta difficoltoso operare, il Papa ha predicato parole di speranza e pace, rivolgendosi in particolare a tutti gli sfollati costretti a vivere nei campi profughi. Qui, dove è in corso una delle più vaste crisi umanitarie del pianeta, circa i due terzi della popolazione non hanno più una casa, per colpa della guerra e dei disastri naturali legati ai cambiamenti climatici.
Papa Francesco ha parlato, quindi, della necessità di “accompagnare la popolazione verso la via dello sviluppo”, per rendere il Paese più autonomo e capace di affrontare le sfide politiche e quelle ambientali. Infine il Pontefice ha lanciato un appello alla comunità internazionale a non lasciare il Sud Sudan da solo, ringraziando le Organizzazioni internazionali che vi operano e sostengono ogni giorno i cittadini sudsudanesi.
Oltre al messaggio di pace che portano con sé, le parole del Papa sono state caratterizzate dalla determinazione con cui sono state pronunciate, andando dirette al punto, senza offuscare la realtà. Francesco si rivolge soprattutto ai leader mondiali, colpevoli molto spesso delle sofferenze delle popolazioni e, al di là del credo personale, non si può non riconoscere il suo ruolo diplomatico e la sua capacità di far riflettere su contesti spesso lasciati ai margini, portandoli alla luce per sensibilizzare il mondo intero. Con il suo viaggio, il Papa ha ricordato che l’Africa va lasciata libera e che non può essere più vista come il continente destinato al mero sfruttamento di risorse.
Benedetta Ardizzone
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