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Nigeria, le elezioni dell’insicurezza

AnalisiDomani la Nigeria andrà al voto per eleggere il Presidente federale e il Parlamento, mentre l’11 marzo verranno scelti i Governatori dei singoli Stati. Nonostante la richiesta del Presidente uscente Muhammadu Buhari di una competizione onesta e pacifica, continuano gli episodi di violenza politica. La sicurezza, nelle sue diverse sfumature regionali, resta il maggiore problema.

LA NIGERIA AL VOTO

Il 25 febbraio 2023 si terranno le elezioni per l’Assemblea nazionale e la Presidenza federale della Nigeria. Il Presidente verrà eletto al primo turno solo se raggiungerà il 25% dei voti in almeno 27 dei 36 Stati delle Federazione e riuscirà a ottenere la maggioranza semplice dei voti totali. Se non ci sarà un chiaro vincitore, un secondo turno si terrà entro tre settimane. Sabato 11 marzo ci saranno anche le elezioni per i Governatori dei singoli Stati federali. Sono appuntamenti di fondamentale importanza per la democrazia fragile del Paese più popoloso del continente africano, con i suoi oltre 220 milioni di abitanti. Il mandato presidenziale di Muhammadu Buhari si sta concludendo e la Nigeria si trova in una situazione a detta di molti peggiore di quando il leader dell’All Progressives Congress (APC) ha messo fine allo strapotere ultradecennale del partito rivale, il Peoples Democratic Party (PDP). Buhari ha chiesto a più riprese elezioni pacifiche e una transizione di potere ordinata, senza esporsi eccessivamente per il candidato del suo partito, ma restando tutto sommato imparziale, assumendo un atteggiamento da “vinca il migliore”. Dei 18 candidati, i favoriti sono tre: Atiku Abubakar, sfidante del partito d’opposizione; Bola Tinubu, del partito al potere; e Peter Obi, ex PDP e ora candidato del Labour Party (LP), nonché unico cristiano della terna. Una commissione elettorale, la Independent National Electoral Commission (INEC), e altre organizzazioni sono impegnate nel monitoraggio per garantire la sicurezza e la correttezza delle operazioni.

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Fig. 1 – Manifesti e striscioni dei candidati sui cartelloni pubblicitari in vista delle elezioni generali a Lagos, in Nigeria, il 22 febbraio 2023

VIOLENZA POLITICA E INSICUREZZA

Nonostante la volontà di Buhari, il clima preelettorale è caratterizzato da una marcata violenza politica, frutto di rivalità accese tra partiti e di un Paese ancora oggi spaccato in diverse linee di faglia: pastori-agricoltori, cristiani-musulmani, nord-sud. Gli ultimi sondaggi di Afrobarometer mostrano che la preoccupazione dei cittadini per la criminalità e la sicurezza continuano ad aumentare e un numero crescente lo classifica come il problema più importante che il Governo dovrebbe affrontare. La maggior parte della popolazione definisce la Nigeria come un posto non sicuro in cui vivere e sono soprattutto i rapimenti a essere considerati il problema più serio e in aumento. Nel 2022 l’ONG Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED) ha registrato circa 3.700 eventi di violenza politica. Anche la stessa INEC ha subito diversi attacchi, aumentati di recente con l’avvicinarsi della data delle elezioni. Non un fatto nuovo, se si considera che circa 1.200 persone, tra cui dipendenti INEC e agenti di sicurezza, sono state uccise nelle tre elezioni tenutesi nel 2011, 2015 e 2019. Sempre l’INEC ha dichiarato che il voto non avrà luogo in 240 unità elettorali in 28 Stati, principalmente a causa della mancanza di elettori registrati in quelle aree che temono per la loro sicurezza. Alice Nderitu, Consigliera speciale delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio, ha descritto la situazione in Nigeria come “estremamente volatile”, augurandosi che le elezioni non inneschino ulteriori violenze e crimini. Intanto, secondo l’UNHCR gli sfollati interni sono più di 3 milioni.

Fig. 2 – Le percentuali dei rispondenti che hanno citato ogni voce come uno dei tre problemi più importanti. Grafico creato con Datawrapper | Fonte: Afrobarometer

I PROBLEMI DELLA FEDERAZIONE

Diversi incidenti, soprattutto nel sud-est, hanno comportato scontri tra partiti politici. Due membri dell’APC sono stati uccisi il 20 gennaio nello Stato di Ebonyi. Nello stesso Stato, è stato ucciso anche un comandante della squadra di sicurezza regionale Ebubeagu, poi smantellata. Le Autorità hanno attribuito altri episodi violenti all’organizzazione separatista Indigenous People of Biafra. Oltre alle violenze elettorali e dei gruppi comunitari nel sud-est, nelle diverse regioni la situazione non è affatto migliore. Nel nord-ovest, tra Sokoto, Kaduna e Katsina gli scontri tra i cosiddetti “banditi”, i miliziani e il Governo proseguono; nel centro-nord operazioni di contro-insurrezione e contrapposizioni tra pastori e agricoltori sono frutto di costanti tensioni, violenze e morti; nel nord-est le operazioni dell’esercito nigeriano e della Multinational Joint Task Force (MNJTF) continuano a colpire le roccaforti jihadiste nel Borno e vicino al lago Ciad per rispondere agli attacchi degli insorti; nel sud-ovest gli incidenti hanno coinvolto principalmente Forze dell’Ordine e manifestanti locali; infine, episodi violenti sono stati registrati nella zona del Delta del Niger. Una stima dell’International Crisis Group, corroborata da rapporti di ONG con sede in Nigeria, mostra che almeno 10mila nigeriani sono stati uccisi in un conflitto armato e oltre 5mila rapiti da gennaio a metà dicembre 2022. Altri dati indicano che almeno 550 delle 774 aree di governo locale hanno visto episodi di conflitto armato tra gennaio e dicembre. Oggi il problema più grave sono i rapimenti a scopo di riscatto, che stanno danneggiando l’economia della Nigeria nord-occidentale e alimentando la già alta insicurezza. Banditi, jihadisti, politici locali, governatori e polizia sono coinvolti in questa spirale. Ma anche il Governo centrale ha delle responsabilità, considerato il pugno duro con cui colpisce le comunità nel nord – con attacchi aerei e uccisione sistematica di civili – e la spaventosa operazione contro “i figli di Boko Haram” denunciata da una maxi-inchiesta di Reuters, con cui ha causato oltre 10mila aborti forzati in dieci anni per le donne legate ai gruppi jihadisti.

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Fig. 3 – Una donna davanti a una casa a Maiduguri, nella capitale dello Stato federale di Borno il 19 dicembre 2022

UN FUTURO DA SCRIVERE

Comunque andranno queste elezioni, i compiti del prossimo Presidente non saranno semplici. La questione dirimente sarà porre fine alla violenza, che influenza ed è influenzata da altri fattori come l’accesso all’acqua e alla terra, e che necessita di essere affrontata in un approccio multidimensionale. Ma sul tavolo c’è anche l’esigenza di contrastare l’alta inflazione (al 22% lo scorso mese) e la diffusa corruzione. Le sfide per la Nigeria, un tempo grande speranza di potenza emergente in Africa, saranno anche relative alla sua capacità di ridurre le diseguaglianze economiche e di riuscire a sfruttare a pieno le sue risorse energetiche e umane. È un Paese giovane, ricco, popoloso, che stenta a fare esplodere il suo potenziale. Ma oltre alle questioni descritte, non mancano un miglioramento generale della qualità della vita, un alto grado di talento e innovazione, e persino la seconda più grande industria cinematografica al mondo, Nollywood. In questo senso la Nigeria ha un futuro tutto da scrivere, ma deve essere capace di fare delle sue differenze un valore aggiunto, investendo nell’avvenire di un popolo sempre più numeroso e giovane. Intanto, tornando a queste elezioni, in un momento in cui un numero crescente di Paesi della regione sub-sahariana ha assistito a rovesciamenti di regime negli ultimi tre anni, l’appuntamento elettorale sarà un banco di prova per mostrare la capacità di uno Stato complesso di rafforzare il suo impegno nell’adesione alle logiche dei processi democratici, in un momento di crisi della democrazia in Africa occidentale e non solo.

Daniele Molteni

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Perchè è importante

  • Il 25 febbraio la Nigeria andrà al voto per eleggere il Presidente, in un clima di intensa competizione che vede tre candidati favoriti.
  • Crimini e sicurezza sono la principale preoccupazione per i nigeriani, mentre continua la scia di violenza politica.
  • Le questioni securitarie sono molteplici e variano a seconda delle dinamiche presenti nelle eterogenee regioni della Federazione.
  • In gioco c’è la speranza nella solidità della democrazia e il futuro del Paese.

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Daniele Molteni
Daniele Molteni

Nato in provincia di Como, ha conseguito la laurea triennale in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee e quella magistrale in Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Milano, con tesi relative alla Responsibility to Protect e al terrorismo internazionale. Le sue aree di interesse sono Africa e Medio Oriente, con un particolare focus su questioni legate a sicurezza e rule of law. Dal 2018 è redattore di La Beula, rivista culturale indipendente della Brianza comasca, e in passato ha scritto per alcune Onlus specializzate in politica internazionale e diritti umani. È appassionato di cinema d’autore e libri, principalmente saggistica e reportage.

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