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C’è spazio per Tesla tra i colossi dell’auto?

Analisi – Tesla Motors e l’uomo che la guida, Elon Musk, da quindici anni a questa parte hanno sempre fatto parlare di sé per la futuristica sfida lanciata all’industria automobilistica tradizionale con auto elettriche di ultima generazione dotate di guida autonoma. Negli ultimi mesi però, in concomitanza con la faticosa produzione della tanto attesa Model 3, un tweet di troppo ha messo nei guai l’eclettico imprenditore californiano.

CHI È ELON MUSK?

A molti di noi sarà capitato di sentir nominare la Tesla Motors e alcuni avranno visto uno dei suoi showroom, ma non tutti potrebbero conoscere o aver ascoltato un’intervista del suo CEO, co-fondatore e, fino a circa un mese fa, anche presidente: Elon Musk. Nato a Pretoria, in Sud Africa, 47 anni fa, Musk si è posizionato al 54° posto nella lista degli uomini più ricchi al mondo secondo Forbes nel 2018, con un patrimonio stimato di 19,9 miliardi di dollari. Secondo la prestigiosa rivista TIME sarebbe uno degli uomini più influenti del nostro tempo. Tuttavia, più che guardare al suo patrimonio, il modo migliore per “conoscerlo” potrebbe essere quello di ascoltare alcune delle sue interviste, come quella rilasciata a Chris Anderson (curatore di TED) o conoscere le aziende da lui fondate, la loro missione e i risultati ottenuti da ognuna. Da queste emerge la natura visionaria e l’ecletticità di un uomo che si dice mosso dalla voglia di fare qualcosa che aiuti l’umanità a proiettarsi nel futuro combattendo i rischi dell’esaurimento dei combustibili fossili e quello dell’estinzione. Laureato in Fisica e in Economia alla Pennsylvania University, Elon Musk ha fondato e co-fondato un’azienda dopo l’altra. A partire da Zip2, per passare a X.com (una specie di banca online) poi divenuta PayPal che fu venduta a eBay nel 2002 per un totale di 1,5 miliardi di dollari, da cui Musk ricavò 165 milioni in azioni. Di questi, 100 milioni sono serviti per dare vita a SpaceX, azienda privata con l’obiettivo di costruire razzi riutilizzabili. Nel 2004 Elon Musk è divento azionista di maggioranza di Tesla (detenendone il 20% delle azioni), nonché suo CEO, presidente e capo del design del prodotto. Il suo obiettivo, che dovrebbe concretizzarsi con la Model 3, è arrivare a produrre un’auto completamente elettrica su larga scala competitiva e a prezzi accessibili per tutti. Collegato a questo c’è il progetto Solar City, azienda fondata dallo stesso Musk, oggi controllata da Tesla, che commercia, produce e installa pannelli solari per uso domestico e industriale − in questo progetto rientra anche la costruzione delle Gigafactory, la prima delle quali sta venendo alla luce in Nevada. Al suo completamento sarà il più grande sito produttivo al mondo di batterie agli ioni di litio, sarà interamente alimentata a energia solare e produrrà tutte le batterie di cui la Tesla avrà bisogno se vorrà realizzare una media di 500mila veicoli all’anno.

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Fig. 1 – Il razzo Falcon Heavy della SpaceX

TESLA BRUCIA CASSA

Elon Musk è l’immagine dell’imprenditore che persegue le sue idee con fermezza e dedizione ma, proprio il 2018 è stato, come da lui stesso dichiarato, uno dei più duri della sua vita, con ritmi di lavoro estenuanti. Già nel marzo di quest’anno l’agenzia Moody’s aveva declassato il rating di Tesla a causa delle difficoltà da questa incontrate nella produzione della Model 3. L’azienda sembra infatti faticare molto per raggiungere l’agognata cifra di 5mila veicoli a settimana e attualmente, secondo le stime Bloomberg, la produzione sembra attestarsi intorno ai 4.400 veicoli per settimana. Tali difficoltà sono dovute all’enorme investimento richiesto a un’azienda, praticamente nuova, per raggiungere livelli di produzione paragonabili a quelli dei colossi dell’automobile, tanto che, in estate, all’esterno dello stabilimento di Fremont in California è stata istallata una grande “tenda” per ampliare il sito produttivo. A preoccupare gli analisti sono inoltre le disponibilità liquide di Tesla, che brucia cassa per ampliare e efficientare la capacità produttiva al ritmo di 2 miliardi di dollari all’anno e, tra fine anno e inizio 2019, si troverà a fronteggiare due maxi scadenze finanziarie di obbligazioni convertibili del valore complessivo di 1,2 miliardi circa. Come se non bastasse la figura stessa di Musk è stata ultimamente al centro di un caso giudiziario e mediatico.

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Fig. 2 – Elon Musk

IL CASO TESLA E I POSSIBILI SCENARI

Tutto è cominciato il 7 agosto scorso, quando l’imprenditore ha improvvisamente pubblicato un tweet dove annunciava l’intenzione di ritirare la Tesla, quotata dal 2010, dal mercato azionario, pagando $420 per azione, con un premio del 20% sul prezzo di listino, il tutto con fondi già trovati. Inizialmente preso come uno scherzo dello stravagante CEO, anche per l’allusione al numero “420”, che nella cultura della marijuana indica “il fumare”, questo annuncio voleva invece essere serio. Ciò ha provocato una rapida salita del prezzo del titolo in borsa. Tuttavia, a seguito dell’ondata di polemiche abbattutasi su Musk, che non avrebbe fatto parola di tutto questo né alle Autorità competenti né al consiglio di amministrazione della sua società, il titolo ha perso il 30%, lasciando sul terreno ben 20 miliardi di capitalizzazione. Musk pensa infatti che, dovendo le aziende quotate pubblicare i loro risultati ogni trimestre, l’eccessiva pressione sui manager per i risultati di breve periodo li porti a prendere decisioni poco lungimiranti. I veri problemi sono però arrivati il 27 settembre scorso, quando la SEC (Security and Exchange Commission), ente regolatore della Borsa statunitense, ha presentato un’accusa nei confronti di Musk per dichiarazioni «false» e «ingannevoli» agli investitori ed è stata avviata un’indagine nei suoi confronti per «frode e dichiarazioni false/fuorvianti», tutto a causa del suo tweet. Il CEO si è detto deluso e amareggiato dalla notizia, affermando di aver sempre agito in nome di trasparenza e integrità. Rifiutato il primo patteggiamento a lui proposto dalla Commissione, che gli impediva di professarsi pubblicamente innocente, Musk ha dovuto cedere due giorni dopo, accettando un accordo peggiore del precedente, ma non distruttivo: l’imprenditore dovrà lasciare la carica di presidente della società per i prossimi 3 anni, potendo comunque rimanere CEO. Inoltre, sia lui che Tesla dovranno pagare una multa dell’ammontare complessivo di 40 milioni di dollari, 20 ciascuno. La società dovrà poi nominare due membri terzi nel CDA che si occupino di monitorare le comunicazioni di Musk. Scampato il pericolo più grande: perdere l’uomo che è la mente e il cuore della sfida lanciata da Tesla alle vetture tradizionali, la casa automobilistica californiana deve adesso dimostrare (entro la fine dell’anno) che ha le carte in regola per diventare un vero produttore di auto di massa. Proprio il 24 ottobre Tesla ha rilasciato il risultati del terzo trimestre sorprendendo tutti: $6,8 miliardi di utile, con un profitto di $1,75 per azione. L’ingresso di Tesla tra i colossi dell’industria automobilistica sta diventando più che un semplice sogno nella mente di un uomo.

Eleonora Fabbri

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Eleonora Fabbri

Nata nel 1993, sono sempre stata affascinata dal funzionamento del sistema economico e da come questo influenzi la geopolitica. Questa passione, trasformatasi in realtà all’Università, mi ha condotto al Caffe’ ed arricchisce il mio quotidiano non facendomi perdere d’occhio il mondo.

 

 

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