Caffè Lungo – Le radici sudafricane di Elon Musk sono al centro del dibattito internazionale, tra memorie dell’apartheid, teorie complottiste e nuove tensioni tra Washington e Pretoria.
ELON MUSK E LE ORIGINI SUDAFRICANE
Dal gennaio 2025, Elon Musk è alla guida del Dipartimento dell’Efficienza Governativa del Governo Trump (DOGE). Figura tra le piĂą discusse e analizzate degli ultimi decenni, Musk non è noto solo per essere l’uomo piĂą ricco del mondo e un imprenditore visionario, ma anche per il suo stile di vita, le sue idee e le sue posizioni politiche. Un aspetto tuttavia a lungo trascurato della sua biografia è ora tornato al centro dell’attenzione: le sue origini sudafricane. Il rapporto complesso e controverso con il suo Paese natale, e in particolare il suo sostegno alla teoria del “genocidio dei bianchi”, sembra oggi influenzare alcune scelte politiche degli Stati Uniti, condizionando anche il Presidente Trump, come dimostrato dall’espulsione dell’Ambasciatore sudafricano negli USA, Ebrahim Rasool. Musk nacque nel 1971 a Pretoria, in piena epoca apartheid, il sistema istituzionalizzato di segregazione razziale introdotto nel 1948 e rimasto in vigore fino all’inizio degli anni Novanta.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Elon Musk durante un convegno in Wisconsin, il 30 aprile 2025
IL SUDAFRICA AI TEMPI DI MUSK
Il padre di Elon, Errol Musk, era un ingegnere elettromeccanico di origini britanniche e co-proprietario di una miniera di smeraldi in Zambia. La madre, Maye Haldeman, canadese naturalizzata statunitense, imprenditrice e modella, si trasferì in Sudafrica nel 1950. L’infanzia di Musk si svolse in un contesto segnato da forti tensioni razziali, isolamento internazionale e gravi disuguaglianze sociali. Negli anni Settanta e Ottanta, il Paese era teatro di violenti scontri tra il Governo e i movimenti anti-apartheid, primo fra tutti l’African National Congress (ANC) guidato da Nelson Mandela. Sebbene la famiglia Musk appartenesse alla ristretta Ă©lite bianca e benestante, Elon ha piĂą volte raccontato di aver vissuto un’infanzia difficile, segnata da bullismo e da problemi familiari. Dopo la sua partenza per il Canada nel 1989, il Sudafrica iniziò il lento processo di transizione democratica, culminato con l’elezione di Mandela nel 1994. Oggi, trent’anni dopo la fine dell’apartheid, alcuni sudafricani bianchi esprimono nostalgia per quell’epoca, associandola a una presunta maggiore sicurezza e prosperitĂ . Questa narrazione, promossa anche da frange conservatrici nel mondo occidentale, tende però a minimizzare la brutalitĂ del regime e a proporre visioni razziste secondo cui la popolazione nera sarebbe “incapace” di governare efficacemente. In questo contesto si inserisce il mito del “genocidio dei bianchi” (white genocide), privo di fondamento, ma ancora presente in certi ambienti.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Sudafricani bianchi sostenitori di Trump e Musk durante un raduno di fronte all’Ambasciata USA a Pretoria, Sudafrica, 15 febbraio 2025
IL PENSIERO DI MUSK E LE SUE AFFERMAZIONI RECENTI
Resta oggetto di dibattito quanto l’esperienza giovanile di Musk in un Sudafrica sull’orlo della transizione abbia influenzato le sue attuali opinioni politiche. Tuttavia, è evidente che le sue critiche al Governo sudafricano rispecchino posizioni ben definite. Recentemente, Musk ha accusato Pretoria di ostacolare l’operativitĂ di Starlink nel Paese, a causa delle leggi sull’equitĂ economica post-apartheid che richiedono una partecipazione di almeno il 30% da parte di gruppi storicamente svantaggiati. Musk ha definito queste regole un freno all’imprenditorialitĂ e allo sviluppo economico, suscitando la risposta del Governo, che ha dichiarato di non voler escludere Starlink, purchĂ© rispetti la normativa vigente. Questo confronto si inserisce in un contesto giĂ teso, aggravato dalla sospensione degli aiuti statunitensi al Sudafrica da parte dell’Amministrazione Trump, interpretata da molti come una reazione alle critiche di Musk. Il tycoon ha definito le politiche dell’ANC “apertamente razziste” e ha rilanciato piĂą volte la teoria del “genocidio dei bianchi”, una narrazione complottista e infondata, spesso vicina a ideologie di estrema destra e concetti come la “sostituzione etnica”. Il Sudafrica, pur essendo formalmente uscito dall’apartheid, resta segnato da profonde disuguaglianze economiche: circa il 75% delle terre private è ancora oggi in mano alla minoranza bianca, che rappresenta solo il 7% della popolazione. Alcune analisi suggeriscono che le affermazioni di Musk, e il linguaggio da lui utilizzato possano talvolta rievocare – seppur indirettamente – concetti legati alla supremazia bianca.
Embed from Getty ImagesFig. 3 – Le disuguaglianze in Sudafrica: la township di Alexandria, Johannesburg, con i grattacieli come sfondo
LE IMPLICAZIONI INTERNAZIONALI DEL PENSIERO DI MUSK
Le posizioni pubbliche di Musk hanno un impatto che va ben oltre il dibattito nazionale. La sua influenza, amplificata dalla stretta collaborazione con Trump, sta avendo ripercussioni anche sui rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Sudafrica. L’espulsione a metà marzo dell’ambasciatore sudafricano Ebrahim Rasool da Washington ne è un esempio. Annunciando il provvedimento, il Segretario di Stato Marco Rubio ha etichettato Rasool un “incitatore all’odio razziale” e lo ha dichiarato persona non grata. Il gesto ha aggravato ulteriormente le tensioni, già esacerbate dal taglio dei fondi USAID al Sudafrica, in particolare per programmi essenziali nella lotta all’HIV/AIDS. A conferma del clima teso, la recente sentenza dell’Alta Corte del Capo Occidentale ha smentito categoricamente l’esistenza di un genocidio contro i bianchi nel Paese, definendo tali affermazioni “immaginarie” e “irreali”. La Corte ha anche annullato la donazione di 2,1 milioni di dollari al gruppo suprematista Boerelegioen da parte del defunto Grantland Michael Bray, noto per le sue ossessioni cospirazioniste. Intanto, Trump ha rilanciato sulla piattaforma Truth Social la proposta di concedere un “visto rapido” ai contadini bianchi sudafricani che desiderano trasferirsi negli USA, alimentando ulteriormente la narrativa del pericolo etnico. In questo contesto, Elon Musk si conferma una figura di rilievo globale: le sue dichiarazioni e il suo pensiero influenzano non solo il dibattito pubblico, ma contribuiscono a modellare le relazioni internazionali, soprattutto in quei momenti nei quali le sue scelte politiche si sono intrecciate maggiormente con le strategie della Casa Bianca.
Benedetta Ardizzone
“Elon Musk” by dmoberhaus is licensed under CC BY


