In 3 sorsi – Proteste a Nairobi causate dal mancato riconoscimento dei risultati elettorali del 2022 da parte del candidato di opposizione Raila Odinga. Sullo sfondo l’aumento del costo della vita che colpisce in particolare la popolazione meno abbiente.
1. LE PROTESTE A NAIROBI
Il 20 marzo a Nairobi, capitale del Kenya, sono scoppiati gravi disordini che hanno visto protagonisti da una parte le forze di polizia armate in assetto antisommossa e dall’altra i sostenitori del candidato uscito sconfitto alle elezioni generali di agosto 2022, Raila Odinga. Il leader dell’opposizione ha accusato la polizia di aver tentato più volte di impedire al corteo dei suoi sostenitori, partito da una area disagiata e periferica di Nairobi chiamata Kibera, di raggiungere la zona centrale della capitale. Questo ha scatenato la violenza dei manifestanti, che hanno iniziato un lancio di pietre verso le Forze dell’Ordine, le quali a loro volta hanno risposto con cariche e manganellate. Negli scontri si è registrato almeno un morto tra i manifestanti. Le proteste sono fomentate da Odinga, che ha invitato a continuare a scendere in piazza a oltranza nonostante il divieto delle Autorità alle manifestazioni. La principale motivazione che spinge Odinga e i suoi sostenitori a protestare è la volontà di non riconoscere la validità delle scorse elezioni, avvenute il 9 agosto 2022, che hanno portato alla presidenza William Ruto. Sullo sfondo, però, c’è il generale peggioramento della qualità della vita nel Paese a causa dell’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità .
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Manifestanti a Nairobi lanciano pietre contro la polizia
2. INCERTEZZA POLITICA E AUMENTO DEL CAROVITA
Il Kenya non è nuovo a problematiche riguardo ai procedimenti elettorali. Nel 2017, infatti, le consultazioni vennero ripetute due volte, rispettivamente prima ad agosto e poi a ottobre, dopo che la Corte Costituzionale aveva emesso una dichiarazione di non conformità dello svolgimento delle votazioni, decretandone nulli i risultati. In quella occasione venne eletto per la seconda volta Uhuru Kenyatta, figlio del “padre fondatore” del Kenya e primo Presidente del Paese dal 1964 al 1978 Jomo Kenyatta. Anche nel 2017, oltretutto, lo sconfitto fu proprio Raila Odinga.
Nel 2022 sono emerse nuovamente problematiche di legittimitĂ dei risultati elettorali, che inizialmente avrebbero dovuto essere resi pubblici alle 15.00 del 15 agosto, ma che sono stati resi noti solo alle 18.00. La causa del ritardo venne dichiarata dal Presidente della Independent Electoral and Boundaries Commission (un ente ufficiale, ma indipendente, che si occupa di supervisionare l’idoneitĂ dei candidati, lo svolgimento delle elezioni e lo scrutinio) come derivante da incongruenze riscontrate nel conteggio dei voti, che avevano richiesto una certa cautela nel dichiarare vincitore Ruto con 7,17 milioni di preferenze, cioè il 50,49% del totale. Alcuni commissari dell’IEBC non erano d’accordo con il Presidente, Wafula Chebutaki, e avevano sostenuto che la sua comunicazione fosse stata troppo affrettata, motivando la loro posizione con il fatto che il totale dei voti scrutinati superasse il 100%. Lo stesso Chebutaki, inoltre, non avrebbe fornito alcuni dati di primaria importanza, come il totale di elettori registrati, il numero di voti espressi e quello di voti nulli, oltrepassando anche i poteri del suo ruolo. Il Presidente dell’IEBC si è difeso affermando che la percentuale del 100,01% risultante dallo scrutinio fosse un errore di approssimazione e accusando i commissari di voler portare a una ripetizione delle elezioni, come accaduto nel 2017.
Tuttavia, per quanto la motivazione primaria che porta le persone a protestare in questi giorni sia il risultato dubbio delle ultime elezioni, non vanno sottovalutati altri fattori sia interni che esterni al Paese che contribuiscono ad alimentare il malcontento e l’insofferenza generale. L’aumento del costo dei beni di prima necessitĂ e dei generi alimentari come mais e riso è sicuramente uno di questi. L’incremento dei prezzi è causato sia dalla guerra in Ucraina, che ha rallentato e diminuito i flussi di esportazione, sia dalla siccitĂ che colpisce il nord del Kenya e che ha portato a una netta riduzione della produzione agricola nazionale.
Fig. 2 – Polizia schierata in assetto antisommossa a Nairobi
3. IL FUTURO DEL KENYA
Il 30 marzo si è svolta la terza serie di importanti mobilitazioni popolari antigovernative, che sembrano non avere ancora perso la propria forza. Certo è che queste improvvise manifestazioni di violenza sono il sintomo di un malessere generale e diffuso al quale basta poco per far esplodere forti tensioni sociali, mai davvero nascoste. Infine, con la perdurante incertezza alimentare causata dal conflitto ucraino, e con la siccità che affligge in modo sempre più deciso tutta la zona del Corno d’Africa, questi contrasti sociali e politici sono probabilimente destinati a rimanere irrisolti, pronti a sfociare in una tensione che durerà a lungo.
Daniele Atzori