Caffè lungo – Lo scorso 18 marzo l’Alto Rappresentante per la politica estera UE Josep Borrell ha invitato il Primo Ministro kosovaro Kurti e il Presidente serbo Vučić a un vertice a Ohrid, in Macedonia del Nord. Al termine di ben 12 ore di negoziati immersivi, le primissime dichiarazioni dei partecipanti hanno echeggiato parole di soddisfazione e propositività per costruire un cammino congiunto verso la stabilità, seppur non privo di ostacoli.
LE PROSPETTIVE DEL PIANO UE E LA CONTESA CIRCA L’ASSOCIAZIONE DELLE MUNICIPALITÀ A MAGGIORANZA SERBA IN KOSOVO
Il pretesto che ha portato i due massimi esponenti politici di Kosovo e Serbia a sedere allo stesso tavolo negoziale è stato questa volta la discussione circa la possibilità di stabilire l’Associazione delle municipalità a maggioranza serba in Kosovo, creando una rappresentanza politica indipendente per la minoranza serba nel Paese, spalleggiata da un potere giudiziario che possa esercitare le proprie funzioni nel quadro legale kosovaro. Chiare disposizioni concernenti l’appartenenza, la composizione politico-istituzionale e le competenze della suddetta Associazione erano state stipulate e, dunque, concordate dalle parti già nel quadro del cosiddetto Accordo di Bruxelles del 2013, legittimando così l’irremovibile posizione del Governo di Belgrado rispetto all’esercizio di una funzione esecutiva nella sua ex provincia. I negoziati delle ultime settimane e la presentazione di un piano europeo congiunto hanno, tuttavia, complicato gli sviluppi delle discussioni, soprattutto alla luce del timore di Pristina che tale associazione possa rafforzare un “parallelismo istituzionale” del controllo serbo in Kosovo. Abbozzato da Germania e Francia nello scorso autunno e approvato in seguito dai restanti Paesi membri, il Piano UE racchiude nei suoi undici punti una proposta concisa per raggiungere la normalizzazione dei rapporti tra la Serbia e la sua ex provincia meridionale. Riferimento esplicito viene fatto al principio di autodeterminazione, al rispetto dei diritti fondamentali per entrambi i gruppi etnici nei rispettivi Paesi, e allo stanziamento di un pacchetto di aiuti finanziari per la realizzazione di progetti congiunti nell’ambito europeo. In principio, l’assoluta mancanza di flessibilità da parte della Serbia sulla possibilità di riconoscere il Kosovo come Stato indipendente solleva preoccupazioni su come preservare l’integrità del patto. Inoltre, crescenti dubbi non solo negli stessi vertici nazionali ma soprattutto nei cittadini dei due Stati contigui derivano dall’irresolutezza generale in cui lascia questo documento. In primo luogo, l’assenza di una firma ufficiale sul documento da parte di entrambi i leader politici crea incertezza circa la modalità di rendere tale piano vincolante. Tuttavia, a fare da garanzia implicita all’impegno delle due parti di rispettare l’accordo è l’allettante prospettiva di avanzamento nel processo di membership europea per ambedue gli Stati, che appare ormai la sola direzione percorribile.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Alcuni poster a Mitrovica promuovono la creazione dell’Associazione delle municipalità serbe in Kosovo, agosto 2022
PRE OHRID: IL VERTICE DI BRUXELLES E LA SPINTA DIPLOMATICA OCCIDENTALE
Precursore del summit in Macedonia del Nord era stato un altro vertice tenutosi a Bruxelles il 27 febbraio, mediato dall’inviato speciale per il dialogo Miroslav Lajcak, dove i leader dei rispettivi Paesi hanno formalmente accettato l’applicazione del piano europeo. È stato ancora una volta frutto dell’azione mediatrice di Unione Europea e Stati Uniti, che continuano a esercitare forti pressioni diplomatiche su Vučić e Kurti per evitare che il ripetersi delle tensioni possa fare esplodere nuovamente la “polveriera balcanica”. Alla vigilia del vertice di Bruxelles, Kurti ha dichiarato di aver ricevuto una lettera congiunta a firma del Presidente francese Macron, del Cancelliere Scholz e del premier italiano Meloni, nella quale i vertici dei tre Paesi invitano con fermezza il Primo Ministro kosovaro a prestare impegno incondizionato alle clausole definite nel piano, inclusa la costituzione dell’Associazione delle municipalità serbe, in una prospettiva di pace e sviluppo per l’intera regione. L’appello, rivolto separatamente anche al Presidente serbo, contiene l’esortazione dei leader politici rispetto all’apertura di un dibattito costruttivo circa la modalità di implementazione del piano UE, e non lascia ulteriore spazio alla discussione di eventuali cambiamenti o ampliamenti di clausole da includere nel trattato. Il piano europeo ha ricevuto anche l’appoggio degli Stati Uniti e della NATO, partner nella regione balcanica. Il Dipartimento di Stato americano ha espresso supporto alle conclusioni, seppur sottolineando come la messa in pratica dell’Associazione delle municipalità serbe sia un elemento non negoziabile che il Governo di Pristina deve accettare per non minare il suo processo di integrazione nell’assetto euro-atlantico.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Incontro a Bruxelles tra il Presidente serbo Vucic e il Premier kosovaro Kurti, sotto l’occhio attento di Josep Borrell, novembre 2022
SCENARI DELLA NORMALIZZAZIONE TRA SFORZI DIPLOMATICI E FRAGILITÀ INTERNE
Dai grandi movimenti che si sono verificati durante questo primo trimestre sulla scena diplomatica, il 2023 sembra avere in serbo cambiamenti importanti e potenziali passi in avanti nella normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi eterni nemici. Sebbene le disposizioni discusse non rappresentino l’optimum né per lo status del Kosovo e il suo ingresso nelle Nazioni Unite, né per una salvaguardia totale dei diritti della minoranza serba nel Paese, esse sembrano gettare le basi per il raggiungimento di una stabilità geopolitica nel lungo periodo e, soprattutto, rappresentano la conditio sine qua non per l’avanzamento nel processo di accesso all’UE. L’annuncio da parte di Srpska Lista di boicottare le elezioni nelle municipalità serbe nel nord del Kosovo, condannato dal Primo Ministro Kurti come atto di incessante interferenza di Belgrado nelle questioni interne kosovare, apre altri quesiti circa possibili ritorsioni nazionaliste e una conseguente regressione nel dialogo portato avanti sino ad ora. In queste circostanze ancora poco chiare, frequenti e veloci sono gli scambi di quella che Borrell ha definito “shuttle diplomacy” che tiene impegnata l’UE sul fronte dei Balcani Occidentali. Ci si augura che il cammino, ormai tracciato, verso una normalizzazione permanente nei rapporti tra Kosovo e Serbia possa essere altrettanto rapido e di facile percorribilità.
Rocco Losasso
“EPP Western Balkans Summit, 5 October 2021, Ljubljana” by More pictures and videos: [email protected] is licensed under CC BY